di Luca Capacchione
Se la pandemia pare sia ormai alle spalle, non lo sono i problemi quotidiani che attanagliano la sanità a livello locale e nazionale. Nuovi investimenti efficaci ed efficienti, qualità superiore nel reclutamento del personale e di uso corretto del PNRR da parte del Governo e degli enti locali sono stati l’oggetto dell’intervista – in esclusiva per Cronache – al Sottosegretario del Ministero della Salute, on. Andrea Costa. Nel sud Italia, in particolare nel territorio salernitano, sono noti e purtroppo recenti i casi di malasanità. Forse dovuti al problema di competenze dato dalla riforma del titolo quinto, forse dati da una mancanza di pragmaticità. Fatto sta che troppo spesso a Salerno e provincia siamo costretti a raccontare di morti in pronto soccorso. Il Governo, e in generale il Parlamento, quale politiche stanno adottando per migliorare i servizi e ampliare l’organico? “Non c’è dubbio che spendere in sanità oggi non è un costo ma un investimento per il futuro. Come Governo abbiamo messo a disposizione risorse importanti che, al di là dei fondi straordinari del PNRR, ammontano a circa un plus di due miliardi, con la consapevolezza che il tema del personale è fondamentale. Paghiamo il risultato di scelte nei decenni che hanno previsto tagli di tetti di spesa nella sanità e oggi quello che stiamo facendo è invertire la tendenza. Ovviamente c’è bisogno di tempo, ma nell’immediato abbiamo già triplicato le borse di studio per gli specializzandi portandole a 17.500, raddoppiato quelle di medicina generale. Dobbiamo reimpostare la sanità, pensando un sistema che si prenda cura del paziente, il tutto attraverso il potenziamento della medicina di prossimità. Il problema del pronto soccorso affollato è presente non solo a Salerno, ma in tutto il Paese. Dobbiamo capire che il tutto non si risolve aumentando solo il personale, ma risolvere il problema a monte: far in modo che vada in pronto soccorso solo chi ha davvero bisogno di prestazioni ospedaliere, ponendo dei filtri sul territorio quali casa della salute, ospedali di comunità. Tutte iniziative che andrebbero a far diminuire la pressione sulle strutture di primo intervento e migliorerebbero sensibilmente i servizi per i cittadini”. Il Ministro Speranza ha annunciato un aumento delle spese per la sanità e quindi una maggiore disponibilità di risorse. Già dal prossimo DEF e dalla prossima manovra di bilancio possiamo aspettarci qualcosa in più, ma i principali critici parlano invece di cifre decisamente inferiori del livello pre-pandemico. Qual è la sua posizione a riguardo? “Bisognerebbe far veicolare i dati in modo corretto, soprattutto dopo una giusta interpretazione. È chiaro che se visualizziamo le percentuali in valore assoluto vediamo una diminuzione della spesa, e si evidenzia che la spesa passa dal 6,2% al 6% del PIL, il tutto fa pensare che le risorse siano minori. In realtà, quando sono stati fatti questi parametri il nostro Paese era in crescita del 7% sul prodotto interno lordo e quindi è facile capire come le risorse a disposizione del comparto sanità siano maggiori. Purtroppo, spesso si tende a fare male informazione. Sarebbe un bene per tutti che il tema sanità esca dal dibattito politico perché parliamo di garantire un diritto fondamentale ai cittadini, che non può essere soggetto a divisione, ma che dovrebbe essere oggetto di sintesi soprattutto a livello istituzionale. Io credo che i cittadini chiedano alla politica di prendersi delle responsabilità, soprattutto dopo la pandemia. Dobbiamo assumerci la responsabilità di veicolare i dati in modo corretto, evitare speculazioni e storture che fanno solo danno agli italiani”. Domenica 12 giugno si vota per i referendum abrogativi, dei quali i temi più caldi sono legati alla magistratura. Il centro-destra ha parlato finora di “giustizia giusta”. Lei e Noi con l’Italia siete d’accordo con questa definizione? Noi come partito ci siamo posti in modo chiaro rispetto ai referendum. Riteniamo che i quesiti siano necessari e opportuni. La separazione delle carriere dei magistrati è giusta, non deve essere vista come un’iniziativa contro qualcuno, ma come una proposta che porta giustizia, equità e imparzialità rispetto al ruolo ricoperto. Chi legge questi quesiti in maniera contrapposta non credo che dia una lettura giusta. Siamo per il sì, unitamente a tutto il centro-destra. Questione maliziosa, ma di grande interesse: dopo il 2023 c’è possibilità secondo lei che il Governo Draghi possa andare avanti? Innanzitutto, nel 2023 ci saranno le elezioni e non c’è niente di più bello che dare in democrazia la possibilità ai cittadini di scegliere da chi vogliano essere governati dandogli la fiducia. Noi con l’Italia è impegnata, come componente moderata del centro-destra, a riavvicinare quei cittadini che negli anni hanno perso fiducia nella politica a causa di scelte non proprio felici. Questo ruolo spetta ai moderati e ce ne assumiamo la responsabilità partendo dai territori, mettendosi a disposizione di tutti, favorendo il dialogo e l’ascolto dei cittadini per ogni tipo di istanza. Mi ripeto, dopo la pandemia i cittadini chiedono una politica concreta, meno urlata, con meno slogan, capace di affrontare i problemi e risolverli. Il tutto nonostante le evidenti spaccature tra Meloni, Salvini e Berlusconi? Ritengo che all’interno della coalizione ci sia necessità di fare una sintesi sui temi e sulle decisioni. L’elettorato ci ha da anni detto che il centro-destra unito è la prima forza politica del nostro Paese e sarebbe sciocco lasciare tutto alle ortiche. Dobbiamo assumerci la responsabilità di guidare la nazione qualora venissero confermati gli evidenti risultati dei sondaggi che tutti i giorni vediamo: il centro-destra è primo e dobbiamo farne tesoro affinché le speranze di chi ci vota siano ripagate.