Michelangelo Russo
Gli screzi politici tra il nostro Sindaco Napoli e la consorte sono ormai di dominio pubblico. E’ palese che la sig.ra Napoli non condivide l’azione della Giunta presieduta dal marito. Anzi, divulga sui social imbarazzanti polemiche che da ultimo hanno colpito l’Assessore all’Ambiente Natella, reo, a dire della signora Napoli, di incapacità nella prevenzione e cura del verde pubblico. Natella ha minimizzato, ma non è detto che in uno scatto di orgoglio non si dimetta tra qualche tempo, a meno che il Sindaco non sgridi la moglie. La storia dei dissidi di opinione tra primo cittadino e consorte si sta ripetendo da tempo, tanto da far sorgere più di un dubbio sul vero retroscena di tanta acredine resa pubblica. Ma, in verità, le divergenze pubbliche in coppie istituzionalmente autorevoli hanno precedenti famosi. Procopio di Cesarea, storico bizantino del VI secolo d.C., ci ha tramandato l’ambivalenza del rapporto coniugale che legò Giustiniano, Imperatore di Bisanzio, all’adorata moglie Teodora, durante tutto il loro matrimonio. La lingua forse malevola di Procopio di Cesarea insinua che Teodora salì al trono imperiale passando per una vita di difficoltà economiche in giovinezza che la portarono, appena adolescente, ad esercitare per pochi soldi la professione di prostituta. Adolescente dotata di straordinaria bellezza e sex appeal, passò ben presto dai modesti guadagni di incontri plebei da pochi soldi a più laute ricompense di ricchi protettori, per poi avere la fortuna di incontrare Giustiniano, prossimo a diventare Imperatore. Giustiniano, di venti anni più vecchio, se ne innamorò follemente, rimanendone soggiogato. E Teodora, diventata Imperatrice, volle dire sempre la sua. Giustiniano nominava generali, e Teodora li depotenziava. Giustiniano, cattolico, metteva al bando gli eretici, e Teodora, seguace della setta monofisita, li riabilitava. Insomma, nella Costantinopoli del sesto secolo, intorno al 540 d.C., i sudditi avevano in sostanza due imperatori. Ma la cosa funzionò. Tanto che Procopio di Cesare avanza il dubbio che le divergenze politiche tra i coniugi imperatori fossero il frutto di una concordata strategia di lotta e di governo capace di disorientare l’opposizione a Giustiniano, lasciando la porta aperta al dissenso diffuso tra le componenti sociali e ideologiche (a quel tempo marcatamente religiose). Ma non è solo questo. Teodora non dimentica le sue origini tutt’altro che nobili. Impone al marito leggi di tutela della donna. Nel basilare Corpus Iuris Civilis che sarà il primo vero codice di leggi moderne, la più grande rivoluzione di Giustiniano e il fondamento delle leggi moderne di tutti gli Stati dell’Occidente, si avverte l’influenza di Teodora, che fa introdurre le leggi a tutela della donna contro i soprusi dei mariti e degli uomini in genere. Farà varare anche una legge a tutela delle prostitute, che ne consente la riabilitazione e la salvaguardia dei loro diritti come esseri umani, e non oggetto della violenza maschile. Donna di carattere ferreo, più del marito Giustiniano che spesso appariva signorilmente moderato e tranquillizzante nei suoi discorsi pubblici privi di capacità di trascinamento, Teodora colpiva l’immaginario collettivo apparendo una contestatrice e benefattrice dei deboli e dei comuni cittadini. Tanto da essere rappresentata nel più celebre mosaico di tutti i tempi, quello ravennate di San Vitale, appunto come benefattrice. Nella Chiesa ortodossa assurge al rango di Santa, a dispetto del quadro di lussuriosa adolescente e insaziabile peccatrice che ne fece Procopio di Cesarea. Dopo la sua morte, a quarantotto anni, Giustiniano perse smalto e lucidità nel suo governo, dimostrando ai posteri quanto la modernità deve alla figura della consorte. Ecco, la storia di Giustiniano e Teodora ha fatto scuola nel corso dei secoli. Coppie famose hanno fatto il gioco delle parti nel governo delle nazioni, anche quando erano coppie non precisamente legali; come la Pompadour, amante ufficiale di Luigi XV, che tesseva nell’ombra le alleanze internazionali della Francia mentre il Re si sforzava di apparire neutrale. Oppure Evita Peron e il marito. Mentre Evita promuoveva pubblicamente sussidi e leggi di abolizione del latifondo, catturando l’amore delle folle, Peron evitava di dare attuazione pratica alle leggi di riforma, per non inimicarsi il potentato economico dei proprietari terrieri. Nel piccolo della nostra città, che c’è dietro i reiterati dissensi nella famiglia del primo cittadino?





