Il salernitano Ragosa messo da Pizza ai vertici delle Poste - Le Cronache
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Il salernitano Ragosa messo da Pizza ai vertici delle Poste

Il salernitano Ragosa messo da Pizza ai vertici delle Poste

«Ho messo io Agostino Ragosa ai vertici delle Poste». Lino Pizza al telefono parla del salernitano Ragosa, classe 1950, piazzato al vertice delle Poste, ed in particolare a capo dell’Agenzia digitale. Ragosa, in qualità di responsabile del Chief information office, avrebbe firmato numerose proroghe di contratti a società di imprenditori vicini allo stesso Pizza. I rapporti con Ragosa sono illustrati in un’intercettazione, in cui ricorda un avvenimento relativo alla campagna elettorale di Silvio Berlusconi. «Allora – dice Pizza – io sono un grande amico del senatore Bonferroni e lui mi ruppe le scatole, e dice, dobbiamo andare ad Arcore, ti devo presentare il Cavaliere perché il Cavaliere deve fare una grande cosa, aprire i call center. Io gli dissi, ok ci vengo e ci portai Agostino Ragosa, che poi è diventato direttore generale dell’agenda digitale e prima era responsabile grazie a me della parte informatica delle Poste, e Vittorio Crecco che era responsabile dell’informatica dell’Inps ok? Vi sto raccontando la storia, sei mesi prima andiamo ad Arcore, Vittorio Crecco – che è un genio assoluto – è inversamente proporzionale alla sua altezza, dice al Cavaliere di dare un milione di lire ai pensionati e gli fece tutta l’operazione 7/8 mesi prima ancora che le elezioni ci furono qui, questo è impazzito». «Il Consiglio di Stato, perché vedi i miei rapporti… la dimostrazione è questa, io sono riuscito con i miei rapporti, nonostante c’erano il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Ministero degli Interni, tutto quanto con i miei rapporti sono riuscito a bloccare il sistema, il Consiglio di Stato ha dato ragione a me”. Così diceva Raffaele Pizza nel corso di un’altra conversazione con il collaboratore politico di Angelino Alfano, Davide Tedesco. L’intercettazione, risalente al 9 gennaio 2015, è inserita nel capitolo “Le influenze politiche di Pizza”, dove si spiega anche che nel corso dell’indagine “sono affiorati consolidati rapporti vantati con il pregresso management di Poste Italiane (il riferimento è all’ex-amministratore delegato Massimo Sarmi), oltre che con attuali manager di società poste sotto il controllo di tale gruppo, nonché con organi di vertice di enti e società pubbliche, quali Inps ed Enel. Tali relazioni – aggiungono gli inquirenti – sono finalizzate alla conclusione di affari. Inoltre Pizza, parlando con Davide Tedesco afferma: “Angelino…quando lui ancora era…non era diciamo quello che era diventato…mi chiese una mano se poteva essere lui la mediazione con il Cavaliere della Dc e io, da grande persona corretta, dissi va bene, ho detto vieni. Tanto è vero che lui mi ha accompagnato un sacco di volte dal Cavaliere”. E ancora: “una volta misero qualche difficoltà per difendere me no difendere me, perchè io al Cavaliere l’avevo mandato a cagare, mi aveva offerto dei soldi e io gli ho detto che non faccio il cameriere de nessuno e io i soldi…sono ricco de mio. Lui è rimasto…perciò poi è nato il rapporto con me…io penso che sia stato l’unico, lui mi ha offerto un milione di euro, mica pensi delle lire”. Il racconto di Pizza prosegue: “mi chiamarono, mi chiamò e facemmo un accordo così, tant’è che il Cavaliere disse una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Quando io poi do l’ok al Presidente, non se votava. Palazzo Grazioli la mattina, dei puntigli che avevo, sembravo io il Cavaliere e lui Lino Pizza.” LA NOMINA DEL FRATELLO DIALFANO E’ stata a suo tempo oggetto di accertamenti e verifiche investigative la nomina di Alessandro Alfano, fratello del ministro dell’Interno, a dirigente di Postecom (societa’ dei servizi internet di Poste Italiane). Una nomina che nel 2013 scateno’ diverse polemiche politiche perche’ sarebbe avvenuta senza concorso e senza selezione e su cui ha svolto una serie di approfondimenti il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che indagava su un giro di tangenti per la gestione illecita di appalti pubblici e su flussi finanziari irregolari per quasi 13 milioni di euro. E anche se non e’ stata l’unica nomina monitorata dagli investigatori, quella di Alessandro Alfano, non contestata formalmente dagli inquirenti, e’ servita in particolare anche per misurare il grado di credibilita’ di Raffaele Pizza, l’uomo d’affari che in una conversazione intercettata del gennaio del 2015 con Davide Tedesco, collaboratore del titolare del Viminale, si e’ attribuito il merito di quella assunzione. Il dato che piu’ ha allarmato gli inquirenti e’ in ogni caso il livello di influenza del sodalizio criminoso che poteva arrivare “ad altissime cariche istituzionali” decidendo nomine in societa’ ed enti e a chi affidare gli appalti. Il gruppo che contava sui rapporti tenuti da Pizza (finito in carcere), e dal parlamentare Antonio Marotta di Ap (Ncd-Udc), anche lui indagato anche se i pm ne hanno sollecitato l’arresto, poteva arrivare ovunque, dalle Poste all’Inps, dall’Inail all’Agenzia delle Entrate. E’ lo stesso gip Giuseppina Guglielmi, nelle oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare, a rappresentare un esempio di questo potere di influenza quando descrive “il collegamento di Pizza con i ‘proprietari’ della societa’ CAD IT, nonche’ con importanti referenti di Poste dell’epoca, in particolare con Massimo Sarmi (amministratore delegato pro-tempore)”. In un dialogo intercettato, e’ proprio Raffaele ‘Lino’ Pizza ad affermare: “Boeri (attuale presidente dell’Inps, ndr)… ci penso io quand’e’ il momento, e’ amico di… ma siamo a livelli altissimi… con Sarmi se gli dico una cosa la fa….capito, non rompesse il c… quand’e’ il momento, io sono in grado di intervenire, amico suo proprio… e’ anche una persona di grandi qualita’… “.