Abbiamo incontrato il percussionista dell’ensemble de’ “Le cantiche di Gaia” il M° Gerardo Zitarosa per una riflessione sulla parte ritmica della rilettura Dante Symphonie di Franz Liszt
Di Simone Pietro Parisi
Dopo la prima mondiale de’ “Le cantiche di Gaia”, opera multimediale, basata su di una particolare trascrizione della Dante Symphonie di Franz Liszt, abbiamo incontrato sul palcoscenico del massimo cittadino, a sipario appena chiuso, il M° Gerardo Zitarosa che ha creato ed eseguito la parte trascritta per le percussioni.
Che funzione hanno le percussioni in quest’opera?
“Premettendo che questa è un’opera per grande orchestra, per due timpanisti e tre percussionisti. Io ho di fatto riadattato le parti per tre timpani cassa e piatti per un solo esecutore, interpretando anche in base al contesto musicale, nell’Inferno ho usato sonorità molto forti e violente, ai limiti del rumore, mentre nel Purgatorio e nel Paradiso sonorità più lievi. Non è stato facile mettere insieme sonorità così discordanti tra loro, specie senza direttore”.
Come è nata l’idea di introdurre le percussioni?
“Nasce da un’idea del “Pianoforte Ensemble”. La presenza delle percussioni in queste produzioni è stata introdotta già in passato con la rilettura della “Sherazade” di RiminskyKorsakov, sempre di mia mano la trascrizione delle parti di percussioni per un solo esecutore. Dato il successo di questa prima idea di ensemble di pianoforti a otto mani e percussioni è stata apprezzata, abbiamo deciso di introdurle anche in questa opera.
Quali le difficoltà di suonare in questo contesto?
In alcuni punti mi ritrovo a dover fare le parti di più persone insieme, una prima difficoltà potrebbe essere questa. Aldilà della difficoltà tecnica, ho lavorato molto su dove e quando emergere in modo da non essere troppo invadente e non coprire troppo il resto dell’ensemble. In questo contesto in cui è assente la figura del direttore le percussioni tornano alla loro preistorica funzione di mantenere il tempo di accompagnare e colorare il resto della musica