Un Njegus dai capelli rossi e dal fine intuito femminile, un bulldoghino francese di nome Eros, un pianista rotto all’arte e tanta talentuosa gioventù, gli elementi con cui la Fortuna ha “speziato” la Vedova Allegra in scena questa sera, alle ore 21, sul palcoscenico dell’Arena del Mare
Di OLGA CHIEFFI
E’ innegabile che La Vedova Allegra vi può procurare due ore di buon divertimento senza pensieri, che la coreografa l’abbia danzata il giorno dopo il suo matrimonio, e il Njegus sia il regista assoluto, nell’opera e dell’opera, che è rossa di capelli ed è un FortuNjegus. Ma a svelare le trame della Vedova (molto) allegra che andrà in scena stasera sul palcoscenico dell’Arena del Mare, alle ore 21, sarà sempre la musica di Franz Lehàr, il Conte Danilo Danilowitsch, la cui marsina sarà indossata dal tenore Salvatore Minopoli, che l’ha già portata al Teatro Verdi di Salerno e Anna Glawari, la Vedova, che avrà il bel sembiante di Rosaria Armenante. Fortuna Capasso, la quale firma la regia di quest’ operetta ha dichiarato che il suo lavoro scorre veloce, abilmente concertato nei gruppi, disegnato nelle “silhouettes” del tempo, appena caratterizzato senza pedantesche sottolineature nei personaggi, a cominciare dall’ambasciatore, il Barone Zeta, Massimiliano Palumbo, Valencienne, Rosita Rendina, giovane e piacente moglie di Zeta, Camillo de Rossillon, Gaetano Immanuel Amore, e, ancora Antonio Palumbo, che sarà Cascadà, Giuseppe Toscano, s’immedesimerà in St. Brioche e Domenico Ventriglia, in Bogdanowitsch. Il valzer, col suo girare in tondo, con le sue ebbrezze veloci, con il suo magico distendersi nella felicità più immediata, rappresentava lo scintillio di un momento di magia, di abiti svolazzanti e di divise che non avevano più nulla di marziale. Nelle feste mascherate dell’Impero in decadenza, i violini evocavano i bei caffè di Vienna e Budapest, i saloni dei nobili, e, perfino, i sogni delle sartine. In mancanza di un turismo organizzato ecco le puntate nell’esotico, fra paesi fantastici di ipotetiche Balcanie e crociere mentali in Orienti da cartolina. In questa tanz-operetta, il balletto dovrà esprimersi in tutto il suo fulgore, nell’apertura del secondo atto, in occasione della festa patriottica nel giardino di Anna Glawari, intrisa di sonorità tzigane e nel Can Can che caratterizza il finale del terzo atto, affidato al corpo di ballo del Professional Ballet di Pina Testa, con le incursioni break dell’Associazione Dedalo, e un pianista speciale, eccellente musicista e anche un po’ attore, Maurizio Iaccarino, che farà da direttore musicale dei cantanti, tra cui Cosimo D’Ambrosio, Alessandro Tino, Rino Califano, Tommaso Casolaro, Gennaro Bracale, Lorenzo De Lucia, Giada Campione, Francesca Siani, Emma Rispoli, Mariachiara De Matteo, Lorenza Pontillo, Daniela Riccio e Sara Zito. La “vedova” suggerisce una delle ultime avventure mondane, in un mondo di ambasciatori, contesse, gigolò, viveurs squattrinati e alcove proibite. Un mondo dove la pochade si unisce alla commedia di sentimenti e dove, forse, ci si può ancora commuovere e sognare.