Regge davanti al Riesame l’impianto accusatorio che portò in carcere 4 persone di Pagani per spaccio di droga. Al Riesame hanno rinunciato sia Vincenzo Pepe che Salvatore De Maio, detto Tore o’o Niro. Per gli altri i giudici hanno respinto la richiesta dei difensori confermando il carcere per salvatore Olivieri e Vincenzo Pepe. L’operazione partì a fine ottobre quando i carabinieri sgominarono una banda dedita allo spaccio della droga e capeggiata dal figlio del vecchio boss Olivieri. A tutti viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Tra i capi e organizzatori della banda c’era un uomo ritenuto contiguo al clan camorristico PetrosinoFezza e il figlio del boss defunto Giuseppe Olivieri. Sei finiscono in carcere: Alfonso Belluno, Ciro Califano, Salvatore De Maio detto “Tore ‘o niro”, Salvatore Olivieri, Ivan e Vincenzo Pepe. Ai domiciliari finirono Francesco Cacace, Giuliano Cacace, Roberto Califano, Francesco Martigiano, Carmelo Ursolino, sono 26 le persone indagate. In sei mesi, i carabinieri della tenenza di Pagani, grazie agli audio delle intercettazioni e alle immagini di due telecamere di sorveglianza installate in via Matteotti, nel quartiere Lamia, sono riusciti a documentare 92 episodi di cessione di droga come crack,marijuana e cocaina. La base operativa era proprio li’, in una zona divenuta quasi off limits per i cittadini. I due occhi elettronici, durante l’indagine, sono stati distrutti per due volte dai pusher. La droga era nascosta nelle pareti interne di alcuni cortili dei palazzi della zona. La regola dei pusher era infatti che le dosi non dovessero mai essere portate addosso o a casa. Gli affiliati adoperavano parole in codice in un linguaggio gergale per comunicazioni ‘interne’ e per avvertire gli altri dell’eventuale arrivo delle forze di polizia. L’attivita’ di spaccio intorno alle 16 e proseguiva fino alle 5 del mattino.
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