Il potere degli spazi fisici nella guerra russo-ucraina - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Il potere degli spazi fisici nella guerra russo-ucraina

Il potere degli spazi fisici nella guerra russo-ucraina

Nicola Festa

Il conflitto russo-ucraino, iniziato con l’”Operazione Militare Speciale” di Putin del 24 febbraio 2022, ha segnato l’inizio della più grande guerra convenzionale in Europa dal 1945. Quello che era stato presentato come un conflitto asimmetrico, caratterizzato dall’impiego di forze speciali, l’utilizzo di tecnologie come i droni da ricognizione e da attacco, le armi a guida di precisione e la cyber-war, accanto all’adozione di bombardamenti massicci, si è rapidamente trasformato in una logorante guerra di attrito. Le forze armate di entrambi i belligeranti hanno fatto ricorso a strategie e tattiche che sembravano appartenere al passato, combinandole in maniera ibrida con le tecnologie più avanzate. L’impiego estensivo di artiglieria, la costruzione di complesse fortificazioni, di estese linee di trincee e la logorante lotta per il controllo di pochi chilometri quadrati di territorio, hanno ridefinito la natura del conflitto, dimostrando come i fattori tradizionali della guerra di logoramento possano coesistere e perdurare anche nell’era digitale. Questo modello ibrido di conflitto, in cui le tattiche del passato si fondono con le tecnologie all’avanguardia, pone interrogativi cruciali sul futuro della strategia militare. Siamo di fronte a un’eccezione dettata dalle specifiche condizioni geografiche e politiche dell’Ucraina, oppure il ritorno alla guerra di posizione segna un cambio di paradigma nelle dinamiche di una guerra globale? In questo scenario, con il suo nuovo libro, Ukraine. Géostratégie d’une guerre moderne (Perrin, 2025 pp.381, 23 euro) Philippe Boulanger, docente di Geografia alla Sorbona, ci offre uno strumento che consente di decifrare non solo i fatti di guerra, ma anche la loro dimensione politica, geografica e strategica più profonda, attraverso una lettura multidimensionale del conflitto in atto. Boulanger chiarisce preliminarmente che la sua analisi del conflitto russo-ucraino, già oggetto di una vasta letteratura, che ha esplorato vari aspetti, dall’uso degli armamenti all’approccio antropologico e giuridico, dall’analisi strategica e storica a quella del suo impatto sulle relazioni internazionali, si propone di esaminare il conflitto da una angolazione differente, quella della “territorializzazione”, filtrata attraverso i principi geostrategici fondamentali. Questo perché il conflitto in Ucraina presenta una “dimensione geostrategica precisa” (p.5). Ma cos’è la geostrategia? Secondo Boulanger, che definisce ambiti e confini della disciplina, la géostratégie è l’analisi e la comprensione delle strategie degli attori militari su grandi spazi, sia a livello continentale sia in Stati di grandi dimensioni”. A differenza della géotactique, che si concentra sulle operazioni condotte sul terreno, e della géopérationnelle, che si limita al teatro delle operazioni a livello regionale (pp.5-6). Ma il concetto di geostrategia non è affatto recente. È stato introdotto in dottrina dal generale piemontese Giacomo Durando nel 1846, risultando pertanto antecedente al termine geopolitica, che risale all’inizio del secolo scorso. La geostrategia si caratterizza, inoltre, per i suoi concetti e metodi peculiari, nonché per la sua attuazione pratica, che mette al centro dell’azione gli strumenti e la cultura della geografia militare. Pertanto, “la sua dimensione operativa è essenziale, come mostra l’analisi geostrategica della guerra in Ucraina” (p.6). L’Ucraina, il cui nome deriva da “krai”, ovvero “confine” o “limite”, è un paese segnato dalla sua posizione geografica strategica. Con una superficie di oltre 600.000 km2, costituisce una “zona cuscinetto” priva di solide barriere naturali, la cui morfologia del territorio rappresenta sia una vulnerabilità sia un asset strategico fondamentale (p.13). Questa vasta estensione territoriale si trasforma in una “profondità strategica”, costituendo un elemento centrale della geostrategia ucraina (ibid) Boulanger suddivide il paese in quattro entità fisiche principali: lo scudo ucraino a nord­ovest, l’altopiano della Podolia e la cintura dei Carpazi a ovest, l’altopiano del Rift a est e la steppa pontica a sud. A queste si aggiunge il Tchernozium, il fertile terreno nero che copre larga parte del paese. Un altro fattore strategico importante è il fenomeno climatico della Raspoutitsa, un periodo in cui le strade diventano impraticabili a causa delle piogge autunnali e del disgelo primaverile. Questo fenomeno rallentò l’offensiva italo-tedesca e la controffensiva sovietica sul fronte orientale durante il Secondo Conflitto Mondiale. Anche nel 2022, la Raspoutitsa ha giocato un ruolo fondamentale nel rallentare l’avanzata russa. Boulanger approfondisce successivamente il concetto di “centro di gravità”, mutuato dalla dottrina militare classica (Von Clausewitz e Jomini), adattandolo alle esigenze della guerra moderna. Il che gli fornisce il criterio per identificare i nodi strategici cruciali nel contesto ucraino: il bacino del fiume Dnipro e il Mar Nero. Il Dnipro, con la sua lunghezza di 2200 km, costituisce sia un asse logistico sia una barriera naturale, mentre il Mar Nero è uno spazio strategico multidimensionale, vitale per l’export ucraino, e teatro di scontri navali. La Russia aveva puntato a penetrare in profondità e controllare i centri di gravità dell’ucraina, ma ha fallito a causa della resistenza ucraina e della sottovalutazione della complessità del territorio. Ciò dimostra, secondo Boulanger, quanto la geografia rappresenti un fattore decisivo e come l’esercito russo abbia sottovalutato la complessità del territorio e la resilienza ucraina. Particolare importanza assumono gli “spazi pivot”, zone geografiche strategiche che influenzano le dinamiche del conflitto. La linea del fronte, i bastioni naturali e i santuari sono tutti esempi di spazi pivot cruciali in questo conflitto. I bastioni strategici naturali, come il fiume Dnipro, hanno svolto un ruolo fondamentale nel condizionare le manovre militari. Le foreste del nord, utilizzate dall’esercito ucraino come zone di protezione e basi logistiche per condurre azioni di guerriglia, sono un altro esempio di come la geografia abbia influenzato le operazioni militari. I “santuari” sono spazi di vitale interesse per i belligeranti. Il Donbass è un santuario geostrategico per la Russia, mentre per l’Ucraina lo è il Mar Nero. Il controllo di questi spazi è essenziale per la vittoria finale. Inoltre, il saggio prende in esame i “nodi geostrategici”, ovvero i punti in cui convergono risorse materiali e immateriali, “centri di gravità locali”, il cui controllo è fondamentale per la vittoria. Si tratta di infrastrutture critiche, essenziali per la mobilità militare e il trasporto delle risorse, come strade, ferrovie, porti e aeroporti. Le stesse città ucraine, come Kiev, Kharkiv, Kherson e Mariupol rappresentano importanti nodi geostrategici. Un ulteriore nodo geostrategico, essenziale per entrambi i belligeranti, è costituito dalle risorse energetiche, gas, carbone, uranio, ferro, terre rare, di cui è ricco il territorio dell’Ucraina. Infine, l’analisi geostrategica viene estesa agli spazi immateriali, come l’infosfera, il cyberspazio e lo spazio elettromagnetico, che sono diventati nuovi campi di battaglia chiave nella guerra moderna. La manipolazione delle informazioni e la disinformazione rappresentano armi potenti. La Russia utilizza la dottrina della “information war” integrandola con le strategie militari convenzionali, attraverso la pratica della Maskirovka (mascheramento). I media statali russi, come Russia Today e Sputnik, promuovono la narrazione russa e creano destabilizzazione cognitiva nel campo avversario. L’Ucraina risponde con una forte contro-narrazione attraverso i social media e le capacità mediatiche del presidente Zelensky. Anche attori non statali, come Bellingcat, svolgono un ruolo cruciale nella controinformazione. Mentre il cyberspazio è un vero e proprio “teatro operativo”, suddiviso in tre livelli: software, infrastrutture digitali e cognitività. Nella parte finale del volume, l’autore si concentra sullo stato attuale del conflitto, caratterizzato da una fase di stallo, con la Russia che continua la sua avanzata nel Donbass mentre l’Ucraina mantiene la sua strategia difensiva e diplomatica. Secondo Boulanger, la situazione potrebbe evolvere in seguito a tre eventi geopolitici accaduti nel marzo 2025: la sospensione degli aiuti militari statunitensi, una proposta di tregua condizionata avanzata da Zelensky e mirata a negoziare accordi di sicurezza con gli Stati Uniti e l’UE, il piano di riarmo europeo. Questi eventi potrebbero modificare in modo decisivo le future dinamiche del conflitto. Ma intanto continua a incombere la domanda cruciale su che tipo di pace si potrà conseguire in un contesto geopolitico contrassegnato da una crescente instabilità dell’ordine mondiale. In conclusione, il lavoro di Boulanger rappresenta una lettura imprescindibile per chiunque voglia approfondire le dinamiche di un conflitto moderno, in cui spazio, tecnologia e informazione sono indissolubilmente interconnessi.