di Marta Naddei
Il pastificio Antonio Amato chiude di nuovo, mentre la curatela fallimentare e tribunale sonnecchiano. A distanza di un anno e mezzo dal ritorno in attività dello stabilimento di via Tiberio Claudio Felice, dopo le vicissitudini del fallimento e di fitti revocati e rinunciati, la produzione della storica azienda salernitana subisce un brusco quanto inaspettato stop. Con buona pace dei 26 dipendenti attualmente al lavoro in fabbrica che, così, da domani resteranno (insieme agli altri 85 rimasti fuori dal circuito) senza il proprio posto di lavoro. Da domani perché scade la proroga trimestrale del fitto ottenuta da Giuseppe Di Martino all’esito del bando di gara per l’acquisto dello scorso 3 giugno, con l’asta che andò deserta, innescando automaticamente la proroga della gestione dell’imprenditore gragnanese. Una automaticità che in questa seconda tornata non è prevista e, pur volendo presentare una richiesta di ulteriore proroga, Di Martino e la sua squadra non avrebbero trovato nessuno che potesse eventualmente accordargliela. Il magistrato delegato al fallimento Amato, Giorgio Jachia, infatti, rientrerà in servizio la prossima settimana. Solo allora, sempre che sia nelle intenzioni della Dicado, potrà essere protocollata la richiesta di proroga del fitto. Nel frattempo, la curatela non ha nemmeno approntato il nuovo bando di vendita che, presumibilmente, sarà pubblicato solo il prossimo 4 ottobre. Ecco, dunque, servita la frittata: produzione ferma e lavoratori licenziati. Sgomenti i sindacalisti che si occupano della vertenza Amato, costretti a dover fare i conti con l’ennesimo colpo di scena che corrisponde all’ennesima delusione. «Credevamo – spiegano Ciro Marino della Uila Uil e Mimmo Oliva della Flai Cgil, interrogati sulla vicenda – che fosse tutto pronto per una ulteriore proroga del fitto per dare continuità ad un cammino intrapreso, per non mandare a casa nessuno e per non fermare la produzione, in attesa della pubblicazione del nuovo bando che pure tarda ad arrivare. Non possiamo che essere critici con curatela e tribunale perché stanno lasciando un po’ troppe cose al caso. Questo ultimo episodio va a fare il paio con la mancata concessione della cassa integrazione a maggio che ha decretato il licenziamento formale di tutti gli operai».
Ma un altro colpo di scena sarebbe pronto: l’imprenditore partenopeo della pasta starebbe già preparando il terreno in vista di ottobre: una nuova offerta di acquisto, sempre informale, sarebbe pronta per arrivare sul tavolo del giudice Jachia. Una mossa già tentata lo scorso mese di luglio quando fu presentata una offerta privata e informale da 12 milioni di euro dagli stessi Di Martino: all’epoca fu ritenuta irricevibile, anche in considerazione del prezzo non troppo elevato proposto da Di Martino per avere il pastificio. A distanza di un mese, la cifra messa sul piatto si sarebbe innalzata di qualche milione: Giuseppe Di Martino sarebbe pronto a sborsare circa 20 milioni di euro per chiudere la partita Amato, prendendo con sé tra i 50 ed i 60 lavoratori. Una proposta, quella arrivata negli ultimi giorni, che dovrà essere vagliata da curatela e tribunale e che servirà come eventuale “base” per la partecipazione alla prossima asta per l’acquisto. Un acquisto che, probabilmente, si concretizzerà solo alla fine dell’anno.