Il Papa a Bellandi: impari a ballare - Le Cronache Ultimora
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Il Papa a Bellandi: impari a ballare

Il Papa a Bellandi: impari a ballare

di Erika Noschese

Mai stato a Salerno, ma con la città aveva un legame profondo. Ad unirli il Santo Patrono, San Matteo. Ieri, l’arcivescovo di Salerno, Monsignor Andrea Bellandi, ha ricordato Papa Francesco con parole di gratitudine e cordoglio per il Sommo Pontefice, incontrato personalmente in tre occasioni. Durante uno di questi incontri, Francesco gli disse: «Devi imparare a ballare». Monsignor Bellandi rispose con ironia: «Santità, a cantare magari ce la possiamo fare; ballare è un po’ più difficile». Monsignor Bellandi ha ricordato il primo incontro con Papa Francesco, avvenuto nel 2016 a Firenze, quando ricopriva il ruolo di vicario generale, accompagnando «un confratello ammalato di SLA. In quell’occasione trascorremmo tre quarti d’ora conversando molto amabilmente con il Papa, che da subito mostrò la sua umanità verso questo sacerdote in gravi difficoltà fisiche. Fu un momento molto commovente», ha spiegato Bellandi. Il secondo incontro risale a giugno 2020, l’anno successivo alla sua ordinazione episcopale. «In quell’occasione, c’è anche un’immagine che ci ritrae insieme, il Papa commentò la vocazione di San Matteo del Caravaggio. Era la prima volta che lo incontravo da vescovo: fu un momento molto profondo e intenso, il Santo Padre mostrò interesse per me e mi chiese di parlare di Salerno», ha raccontato Monsignor Bellandi. Il terzo e ultimo incontro si svolse a settembre 2023, quando Bellandi chiese a Papa Francesco la possibilità di avere un vescovo ausiliare a Salerno. «Non ero molto fiducioso, ma lui accolse questa richiesta e mi disse: “Sì, vediamo se c’è la possibilità”. Grazie a questa apertura, abbiamo avuto Monsignor Raimo, nominato vescovo ausiliare. Questi tre momenti sono stati profondamente personali. Il Santo Padre aveva il dono di mettere a proprio agio e, dopo pochi minuti, era come parlare con una persona che conoscevi da tempo», ha aggiunto Bellandi. Monsignore ha anche riflettuto sul legame di Papa Francesco con la città di Salerno. «Non è mai venuto qui direttamente, ma ha conosciuto la città attraverso la figura di San Matteo, che per lui fu decisiva. Il 21 settembre, giorno di San Matteo, andò a confessarsi e quel momento rappresentò una nuova conversione e, forse, la scelta definitiva della sua vocazione», ha spiegato. Bellandi ha poi citato Guzman Carriquiry, uno dei primi laici impegnati in Vaticano, che gli aveva raccontato di come Bergoglio fosse affascinato da Guarracino, e in particolare dalla madre di Guarracino, una persona solare, lieta ed esplosiva. «Il Papa associava sempre l’immagine della nostra terra salernitana a quella di un popolo pieno di gioia ed entusiasmo, e lo ripeteva spesso», ha aggiunto Bellandi, ricordando anche la consegna del palio: «Quando mi disse: “Devi imparare a ballare”, risposi scherzando: “Santità, cantare magari ce la possiamo fare; ballare è un po’ complicato”. È un ricordo vivo nel mio cuore e nella mia mente e lo ringrazio per ciò che ha fatto». Riflettendo sui valori di Papa Francesco, Monsignor Bellandi ha sottolineato: «Ha incamminato la Chiesa sulla strada della misericordia, dell’accoglienza, del “todos todos todos”. Una Chiesa non centrata su di sé, ma che va incontro alle periferie esistenziali e geografiche. Una Chiesa capace di mostrare la tenerezza del Signore. Questa caratteristica, spesso non evidenziata abbastanza, credo sia centrale nella sua figura. La Chiesa che Papa Francesco ha immaginato non è preoccupata della propria ingegneria organizzativa, ma piuttosto di incontrare ogni persona, ogni cultura, dialogando con tutti», ha poi aggiunto l’arcivescovo, sottolineando il valore dell’umiltà, una chiesta povera per i poveri.