di Giovanna Naddeo
«Chi parla ancora di un Sud a vocazione prettamente agricola e turistica ne trascura le potenzialità. Un Sud senza industria non può esistere. In tanti negli ultimi anni, nonostante la carenza di investimenti statali, hanno deciso di restare per investire e produrre, sulla base anche di un legame speciale con il proprio territorio». Così il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, intervenuto ieri al campus di Fisciano durante un pomeriggio di studio e confronto dedicato al paradigma dell’Industria 4.0 e innovazione tecnologica. Una strategia, quella lanciata nel 2017 dall’allora ministro Carlo Calenda, volta a «recuperare il tempo perduto» sottolinea più volte Provenzano. «Per anni è mancata una politica matura sul tema delle nuove tecnologie. Non sarà la fine del lavoro, bensì la sua esaltazione sotto nuove vesti, nell’ottica di una partecipazione consapevole al processo produttivo. Industria 4.0 deve essere inserita in politica industriale più ampia che guarda complessivamente al mondo delle imprese, ma anche all’attivazione del potenziale inespresso delle donne». Lo sviluppo passa, a detta di Provenzano, anche attraverso lo sfruttamento delle zone economiche speciali. «Riprendere le zes» ha continuato «non con finalità di sconti fiscali, bensì per attrarre nuovi investimenti». In questo scenario anche Regioni ed enti locali giocano un ruolo di primo ordine. «Negli ultimi anni la Campania ha potenziato i suoi investimenti nel settore industriale, raggiungendo tassi di sviluppo superiori rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno». Poi, l’appello al rettore Vincenzo Loia seduto accanto a lui: «Per anni, l’anello mancante tra istruzione e industria è stato ed è tutt’oggi il trasferimento tecnologico. Unisa è sulla strada giusta, basti guardare ai risultati dei suoi spin-off. La fiducia delle nuove generazioni si costruisce nelle aule universitarie». A proposito di Sud e multinazionali, su ex-Ilva aggiunge: «La via maestra sarà tornare al tavolo delle trattative per il rispetto degli impegni assunti. La produzione dell’acciaio deve continuare. Prima di venire qui sono stato a Bagnoli, un autentico esempio di cosa accade quando viene meno l’industria». «Pensare non solo a come governare l’emergenza ma alle cause che ne stanno alla base» sono le parole del numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia. «Interrogarsi sul perché non riusciamo ad attrarre investitori o perché questi scappino». E poi, sul Conte bis aggiunge: «Dovrebbe ragionare più da Governo e meno da Governo di opposizione al loro interno. Non si capisce in quale direzione vogliamo andare. Il Paese deve avere un’unica direzione. Secondo noi, deve essere questa: l’incremento dell’occupazione. Su questo chi governa un Paese dovrebbe avere un grande senso di responsabilità e definire la politica dei fini, come una finanziaria di medio termine e individuare risorse per stimolare lavoro, occupazione e giovani». L’incontro ha visto la partecipazione anche del segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra, e del presidente Odcec Salerno, Salvatore Giordano.