Il figlio di Pierino Prati al Comune per presentare il libro sul padre. "Ci teneva alla Salernitana" - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il figlio di Pierino Prati al Comune per presentare il libro sul padre. “Ci teneva alla Salernitana”

Il figlio di Pierino Prati al Comune per presentare il libro sul padre. “Ci teneva alla Salernitana”

Di Andrea Orza
Ieri, la Sala del Gonfalone del Comune accoglie una calca di ammiratori dell’ex bomber granata Pierino la Peste. In occasione della pubblicazione del libro “Pierino Prati: Ero Pierino la Peste”, scritto a quattro mani dal figlio Cristiano e da Remo Gandolfi, i tifosi si ritrovano per ricordare un grande uomo oltre che un bravissimo giocatore. “Mio padre aveva un legame speciale con i granata” spiega il figlio Cristiano, ancora incredulo per l’accoglienza ricevuta. In verità lo stesso Pierino, nelle sue ultime dichiarazioni ammette che Salerno lo avesse accolto come un figlio. Un momento memorabile fu quando alla doppietta contro il Lecce, il cannoniere era ancora un esordiente, i tifosi dalla foga gli strapparono la giacca. L’entusiasmo per quei 10 goal in 19 partite che furono decisivi all’assegnazione della Salernitana in Serie B è ancora indelebile, nonostante il brutto infortunio. Fu una intuizione di Bruno Somma che lo prese dal Milan
I tifosi a Salerno non hanno mai smesso di ricordare i gol di Pierino Prati. Quale legame aveva tuo padre con la nostra città?
“Per la presentazione del libro era doveroso fare tappa anche qui a Salerno. Ricordo che mio padre raccontava che qui, pur giocando poche partite a soli diciannove anni, la squadra gli abbia fatto “scuola”. Questa città lo ha fatto sentire a casa e con meraviglia stasera non credo ai miei occhi: gli appassionati sono tantissimi.
Sei riuscito a sentire l’affetto che i tifosi nutrono ancora oggi per tuo padre?
“In poche ore ho avuto già tantissime testimonianze di persone che lo ricordano come fosse ieri. C’è chi mi riferisce di averlo aiutato dopo l’infortunio, chi gli portava la spesa e chi si fermava a fare quattro chiacchiere. Erano altri tempi, ma l’ospitalità sembra immutata. Mi accorgo che il minimo che potessi fare era passare di qui.”