Affrontando un caso di malasanità avvenuto nella sala parto della clinica Villa del Sole Salerno, la Cassazione ha deciso di ampliare la tutela dei bimbi che stanno per venire al mondo e ha stabilito che il feto, nel momento in cui transita nel canale uterino, nello sforzo di arrivare alla luce, deve essere considerato non più un feto ma un “uomo”. Con la conseguenza che il personale sanitario che assiste le donne in travaglio, ase commette errori fatali per negligenza, imperizia, o disattenzione, verrà condannato per omicidio colposo e non per aborto colposo, reato meno grave. E dunque, ad avviso degli ermellini, l’ostetrica negligente che provoca la morte del feto per non aver correttamente monitorato il battito cardiaco risponde di omicidio colposo e non di aborto colposo. E non può nemmeno invocare la responsabilita’ del ginecologo e quella del medico anestesista perche’ il monitoraggio del battito e’ un suo specifico compito. Sulla base di queste considerazioni la presidente Patrizia Piccialli – ha confermato la condanna per omicidio colposo a un anno e nove mesi di reclusione, pena sospesa, nei confronti di una ostetrica. La donna, Filomena G. di 44 anni, non aveva adeguatamente monitorato il battito cardiaco di un feto mentre la madre era in travaglio e le era stata somministrata l’ossitocina per aumentare le contrazioni. L’ostetrica – che pretendeva una condanna piu’ mite, per aborto colposo – continuava a rassicurare il ginecologo di turno a ‘Villa del Sole’ che tutto procedeva regolarmente. Invece il bimbo fu estratto dall’utero già morto, per asfissia, e i periti stabilirono che la congestione degli organi e lo stato di sofferenza fetale “non si era determinata in pochi minuti” ma in almeno mezz’ora. Se il monitoraggio fosse stato adeguato il bambino, che era perfettamente sano, poteva essere salvato ricorrendo al cesareo.
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