Il Crocifisso dimezzato - Le Cronache
Ultimora

Il Crocifisso dimezzato

Il Crocifisso dimezzato

di Antonio Ilardi
Si è conclusa da pochi giorni la Fiera del Crocifisso Ritrovato, bella manifestazione rievocativa di una antica tradizione salernitana, che coglie l’occasione per rinnovare, con balli, costumi d’epoca e antichi mestieri artigiani, i fasti della Salerno Medievale. Alla Bottega San Lazzaro va il merito dell’impegno organizzativo e della dedizione umana, mantenuti costanti negli anni. Al Comune di Salerno e alla CNA vanno riconosciuti i meriti del sostegno morale e concreto all’iniziativa, senza i quali ne sarebbe davvero ardua la celebrazione. Alle altre Associazioni di Categoria ed alla Camera di Commercio va, invece, l’incitamento delle imprese ricettive salernitane, che mi onoro di rappresentare, affinché il contributo economico al Crocifisso Ritrovato sia più corposo e stabile, in modo da trasformare una ottima attività di animazione territoriale in una valida opportunità di attrazione turistica più estesa nel tempo e più riconoscibile, con ampio anticipo, dagli operatori del settore. Vi è, però, un fattore ontologico dell’evento che rilevo a titolo esclusivamente personale e che, pur esulando dalle dinamiche economiche e produttive, non è meno importante nella vita di una comunità. Si tratta dello sdoppiamento tra immagine e corpo evocato dalla manifestazione, parte della generale frammentazione della moderna esperienza umana, talmente consolidata da apparire ormai impercettibile.
Il Crocifisso pare divenuto, infatti, nella narrazione di questi giorni, un simulacro indipendente dal riferimento alla “Persona” che storicamente, inchiodato su di esso, vi trovò la morte, invocando il Padre a non abbandonarlo nell’ultimo respiro. Chi, tra gli spettatori degli spettacoli, avrà associato la figura di Gesù Cristo al nome dell’evento? Quanti hanno colto, proprio nel gioco e nella letizia del momento, l’umanissima opportunità di ricerca del senso della vita indicata dalla Croce? Quale anelito dell’uomo medievale è stato percepito nei cortei e nei tanti eventi ad essi collegati? La risposta appare davvero scontata. L’uomo moderno ha sancito che Dio, ove esista, non c’entri con la Storia. Ed, allo stesso modo, ha decretato che il Crocifisso non c’entri con gli ideali, le passioni, lo scopo della propria esistenza. E’ buono, insomma, per una divertita rievocazione del passato, ma inutile a costruire carnalmente il presente di ciascuno. Proprio dal successo della manifestazione, cui auguriamo ogni bene, si apre, dunque, una sfida per chi, dichiarandosi credente, voglia in essa cimentarsi. È la sfida di incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo lì dove sono, piuttosto che provare ad attrarli nel chiuso di un recinto. È la sfida di cogliere ogni occasione per stimolare le domande esistenziali sopite nel cuore dell’uomo, anzichè adeguarsi timorosi al nichilismo imperante. Si tratta, insomma, di affrontare il dramma del cristianesimo contemporaneo che ha messo “categorie e norme al posto dello stupore”, mentre solo lo stupore può suscitare attrazione e rendere possibile la risposta alle ansie della propria vita.
Chissà che, cimentandosi in questa tenzone, non abbia a ripetersi il miracolo del Crocifisso salernitano, di modo che lo sguardo del Cristo si chini nuovamente su ciascuno ed avvolga in un abbraccio tutti noi, novelli Barliario del ventunesimo secolo.