di Erika Noschese
“Basta con le discriminazioni, i furti di salute e di fondi al sud”. A sollevare la polemica il coordinamento provinciale a tutela della Salute Pubblica e Cittadinanzattiva Tribunale dei diritti del Malato che chiede al direttore generale dell’Asl di Salerno, al direttore amministrativo, alla coordinatrice Usca e ai sindaci di Salerno, Pontecagnano e Battipaglia di proseguire il confronto sul potenziamento della medicina territoriale affinché si attivi un programma per il recupero delle liste d’attesa, anche in considerazione del fatto che – a breve – i tetti di spesa degli accreditati saranno esauriti, costringendo alla serrata i centri pubblici, senza alcun potenziamento per i poliambulatori. Di fatti, lo scorso 3 marzo si era tenuto un incontro con il primo cittadino di Salerno Vincenzo Napoli al termine del quale era stato convocato, in tempi brevi, un incontro con le realtà territoriali sulle liste di attesa, sul recupero dei ritardi accumulati in epoca pre covid per i vari tagli effettuati e, in epoca covid, per le discutibili disposizioni di chiusura per le altre patologie. “Il continuo travaso di prestazioni e pazienti dal pubblico all’accreditato e al privato ci preoccupa – ha dichiarato il coordinamento provinciale e il TdM – Per la perdita di fiducia dei cittadini, per la deprivazione sanitaria dei ceti più deboli, per la deprivazione di pratiche e sapere dei lavoratori sanitari; per l’approssimarsi dei periodi di chiusura degli accreditati (superamento dei tetti di spesa) e per la inadeguatezza del pubblico rispetto alle esigenze epidemiologiche dei cittadini e del territorio”. Ad oggi, infatti, giungono numerose segnalazioni su disservizi, anomalie nella consegna delle ricevute del vaccino (mancanza del numero del lotto e addirittura della tipologia del vaccino), ritardi non spiegati, mancanza di collaborazione tra azienda ospedaliera e Asl, ritardi non più sopportabili nella erogazione dei vaccini agli allettati e ai pazienti fragili. Tra le richieste avanzate all’Asl, l’istituzione di un organismo centrale per conoscere, gestire e contribuire a risolvere le criticità su tutto il territorio, soprattutto nelle aree periferiche: alto Cilento, Vallo del Diano, Polla, zona Sapri e per i cittadini più deboli e soli: l’istituzione di un’interfaccia permanente tra Asl e cittadini per raccogliere le problematiche e le difficoltà, dalla scomparsa delle liste alla mancanza di convocazione; l’istituzione di una lista destinata ai cittadini, per i vaccini residui, appartenenti alla stessa categoria dei vaccinandi, da inserire per le dosi non utilizzate e preavvisati. “Ci preoccupa molto il silenzio assordante da parte delle istituzioni sul potenziamento tecnologico, funzionale e numerico delle Usca, gli attacchi generici alle Usca e le continue disfunzionalità delle stesse, non risolte – hanno aggiunto – Il silenzio sull’assistenza domiciliare e nei quartieri periferici, sul coinvolgimento dei medici di base sul reale funzionamento dei poliambulatori che noi vorremmo fossero “Case della Salute”, con una risposta unitaria e una reale presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini”. La difficoltà maggiore si riscontra nel formalizzare la consulta della sanità nei comuni e la partecipazione popolare nella programmazione e nel controllo dei servizi sanitari. Da qui l’appello: “Basta con le discriminazioni, i furti di salute e di fondi al sud, i meridionali prima dell’epidemia avevano una aspettativa di vita inferiore di due anni rispetto ai cittadini del centro nord e ora l’aspettativa di vita per il sud è scesa di 4 anni mentre è aumentata l’incidenza dei tumori, degli infarti e di altre patologie invalidanti, per questo è indispensabile riorganizzare subito la medicina territoriali, l’assistenza domiciliare e le case della salute”. Infine, la richiesta di rispettare gli impegni presi, prima dell’esaurimento dei tetti di spesa.