Si attende la pronuncia del Consiglio di Stato ma per il Casino Sociale il destino sembra ormai segnato. Dopo la sentenza del Tar che aveva dichiarato infondato ed inammissibile il ricorso presentato dai rappresentanti del circolo sull’annullamento degli atti comunali che praticamente sancivano la fine delle attività, ora si tenta l’ultima carta, seppur nel contempo la «Nobile Casina Salernitana», fondata nel 1832, è stata già messa in liquidazione. A curare il tutto ora è l’avvocato Marino Corrado che, a detta dell’ex presidente Antonio d’Aragona, sta seguendo tutte le vicissitudini giudiziarie.
L’appello, invece, è stato affidato all’avvocato Alberto Linguiti che ha proposto ricorso in Consiglio di Stato contro il Comune di Salerno e il Ministero per i Beni e l’attività culturali per l’annullamento (previa sospensione) dell’ultima sentenza del tribunale amministrativo regionale di Salerno.
Ed il Comune si costruirà in giudizio, attraverso l’avvocato Edilberto Ricciardi. Il braccio di ferro, dunque, proseguirà tra l’amministrazione comunale e i soci del Casino Sociale di Salerno. Da tempo ormai il rapporto si era incrinato, fino ad arrivare alla chiusura della storica struttura con sede al Teatro Verdi. Lì si era ipotizzata anche la volontà di realizzarci un ristorante (si era parlato inizialmente dei Feudi, poi approdati al di fuori del Massimo cittadino con la realizzazione di una struttura ex novo, e di recente addirittura verso il Crescent o altra location già esistente) ma al momento sembrerebbe tutto fermo, in attesa, con molta probabilità che si chiuda la vicenda giudiziaria, anche in secondo grado.
Antonio d’Aragona, già direttore dell’Azienda del Turismo di Salerno, è stato l’ultimo presidente, eletto appena nel luglio scorso. Ora la gestione è affidata ad un commissario, che oltre a far quadrare i conti, ora dovrà affrontare quest’ultima battaglia, probabilmente, per far risorgere una sodalizio che ha oltre 180 anni di storia ed è stato un punto di riferimento della cittadina di Salerno. Un simbolo che Palazzo di Città da tempo vuole sostituirlo con altro.