di Andrea Pellegrino
«Almeno il 30 per cento degli oggetti che usiamo tutti i giorni e che fanno parte della nostra vita non può essere completamente riciclato a causa della loro progettazione e della loro composizione composita. Questi rifiuti non riciclabili, altrimenti detti indifferenziati, possono essere smaltiti solo interrandoli (discariche) o bruciandoli e trasformarli in energia termica ed elettrica (termovalorizzatori). Tutto il resto è truffa, è imbroglio, è illusione».
L’ex assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano lancia il nuovo allarme sul ciclo dei rifiuti in Campania e punta al dito contro la mancata realizzazione del Termovalorizzatore di Salerno.
«L’amministrazione regionale, nel momento in cui ha scelto di non realizzare l’altro termovalorizzatore che occorre alla Campania per essere autosufficiente (quello di Salerno) – dice Romano – avrebbe dovuto già due anni fa indicare dove realizzare le discariche necessarie a non far scoppiare una nuova emergenza».
Sono, appunto, due anni che lancia allarmi…
«Per due anni abbiamo costantemente informato i cittadini sui pericoli che si correvano e che venivano impietosamente confermati dallo studio dei dati e delle cifre. Oggi sono sempre di più ad affermare che il ciclo integrato dei rifiuti in Campania è ormai in emergenza. Con buona pace di quanti, come l’attuale amministrazione regionale, continuano a minimizzare la gravità della situazione e a inseguire insensate e illusorie strategie che, alla prova dei fatti sono miseramente fallite. E’ fallito, come andiamo ripetendo da anni, il Piano Regionale dei Rifiuti approvato due anni fa dall’attuale amministrazione regionale. L’inadeguatezza dell’attuale Piano Regionale è all’origine della crisi».
Ci faccia una fotografia della situazione…
«Oggi il sistema è prossimo al collasso perché i sette impianti regionali di trattamento deli rifiuti indifferenziati (stir), gestiti dalle cinque società provinciali, sono stracolmi di circa 135.000 tonnellate di rifiuti trattati e non smaltiti per effetto della progressiva paralisi del sistema degli impianti di smaltimento nazionali e internazionali. Le società provinciali sono gravate da diverse centinaia di milioni di euro, ulteriore motivo per il quale anche le gare che regolarmente bandiscono vanno deserte. I costi del sistema di raccolta differenziata aumentano costantemente per la mancanza di impianti di smaltimento regionali costringendo i Sindaci ad aumentare le tariffe che vengono regolarmente pagate da un numero sempre minore di cittadini perché il loro importo è diventato insostenibile. I Comuni accumulano debiti nei confronti delle società provinciali che a loro volta non riescono a pagare regolarmente il gestore del termovalorizzatore di Acerra e i fornitori. Per effetto dei costi in costante crescita, i cittadini sono sempre meno diligenti nell’osservanza delle regole di raccolta differenziata non percependo alcun miglioramento reale per effetto di tariffe sempre più alte. La differenziata non cresce, viene fatta inseguendo improbabili percentuali che non tengono conto delle elevate quantità degli scarti, i rifiuti prodotti quotidianamente aumentano e le difficoltà di smaltimento si aggravano».
La vera difficoltà è sugli impianti…
«Non sono realizzati gli impianti di trattamento della frazione organica derivante dalla raccolta differenziata a causa della scelta del Piano Regionale di voler realizzare impianti di grandi dimensioni che sono stati e sono fortemente osteggiati dalle Comunità locali. Nonostante questi impianti siano diffusi in tutta Italia e dimostrino di essere tecnologicamente affidabili, non si può dar torto a chi si oppone alla loro realizzazione sui territori quando l’esempio di impianto simile, portato a modello nel mondo, è quello dell’impianto di Salerno. Un “pacco” costato oltre 30 milioni di euro di soldi europei che non ha mai funzionato e che si è rivelato una truffa a danno cittadini per la gioia dei soli progettisti e costruttori. Non si sono realizzate le discariche che il Piano Regionale ha comunque ha indirettamente scelto di realizzare avendo cancellato il termovalorizzatore di Salerno per il quale è stata già bandita la gara di appalto e fortemente voluto dall’allora sindaco di Salerno, oggi presidente della Regione, che spese circa dieci milioni di euro per espropriare i suoli, progettare l’opera e pagare consulenze. Quando fu chiaro che la legge non gli avrebbe consentito di “gestire” l’impianto, cambiò idea e sentenziò che i termovalorizzatori non servivano in quanto sarebbe bastata la raccolta differenziata. Le uniche due discariche attualmente in funzione in Campania e prossime alla chiusura per esaurimento dei volumi sono quelle di San Tammaro e di Savignano Irpino che servono a malapena per i bisogni di smaltimento delle province di Caserta e di Avellino».
Come uscirne fuori?
«Non è più tempo di imbrogli, di inganni, di illusioni e dei ridicoli proclami propagandistici dell’amministrazione regionale che fino ad un anno fa campeggiavano sui manifesti di cui era tappezzata la nostra regione. Si abbia il coraggio di dire la verità e si agisca rapidamente di conseguenza per evitare una nuova e tragica emergenza che la Campania e noi tutti non meritiamo».