di Marta Naddei
Scagionato dai vigili urbani. Quegli stessi agenti di polizia muncipale verso cui – secondo la ricostruzione del Comune di Salerno, affidata ad una nota – aveva avuto «una reazione violenta» alla richiesta di esibire i documenti. E spuntano anche questi ultimi, apparentemente oggetto del mistero, ma che erano nello stesso zainetto il cui contenuto è stato immortalato in una foto, allegata alla medesima nota spedita da Palazzo di Città. Per l’esattezza, non tutto il contenuto è stato fotografato e sbattuto sui social network: dei documenti di identità del ragazzo, infatti, non c’è alcuna traccia nella documentazione fotografica prodotta dal Comune di Salerno.
Elementi, questi, che sono emersi ieri mattina durante l’udienza di convalida del fermo per Usman Abdul Kareen, nigeriano classe 1994, protagonista – insieme ad un gruppo di cittadini schieratisi a sua difesa – della “sceriffata” di Vincenzo De Luca nella mattinata di lunedì. Nel corso del dibattimento del processo per direttissima nei confronti del giovane, il giudice Urbano Perrotta ha, sì, convalidato la misura cautelare, ma rispetto alla richiesta del pm incaricato delle indagini Carmine Olivieri che ne aveva chiesto la detenzione in carcere, ha optato per l’obbligo di dimora nel Comune di Aversa e non in quello di Gragnano, dove il 20enne africano era stato erroneamente dato per residente.
Una sentenza su cui ha avuto un peso specifico notevole la testimonianza di chi non ti aspetti, ovvero proprio degli agenti della municipale intervenuti sul posto e sollecitati, dal sindaco, a caricare il giovane extracomunitario in auto.
Sarebbero stati, infatti, proprio loro ad aver smentito – con la propria deposizione in aula – la tesi della violenza che il giovane fermato lunedì mattina dinanzi al supermercato di via Capasso avrebbe usato nei loro confronti. Nessun pugno in volto, nessun colpo premeditato o mirato, da parte del nigeriano. Le ferite riportate dai due tutori dell’ordine (uno colpito al naso, l’altro al costato con prognosi di 18 giorni) sarebbero frutto del divincolarsi del ragazzo che, involontariamente, avrebbe così colpito i due uomini. L’uno – colui la cui fotografia ha fatto il giro del web – si sarebbe ferito a causa degli occhiali da sole che indossava (e visibili in tutti i video), il suo collega, a causa di una perdita di equilibrio che lo ha fatto franare a terra nei momenti concitati del confronto con il ragazzo. Insomma, quanto di più distante ci sia da una “reazione violenta”.
La pattuglia della municipale era stata allertata dal sindaco Vincenzo De Luca perché la presenza di Usman, intento ad aiutare le persone nel carico e scarico dei carrelli in cambio di qualche soldo, «oltraggiava il decoro cittadino».
Due le accuse che pendevano sul capo del 20enne africano: resistenza a pubblico ufficiale – comprovata dal suo dimenarsi per non entrare nell’auto di servizio dei vigili urbani – e violenza, con la seconda che è stata cancellata dai capi di imputazione proprio alla luce di quanto asserito dagli agenti della municipale. Non tiene il reato di accattonaggio, insesistente dal 1995, la cui pratica è comunque vietata da un’ordinanza sindacale.
E in aula c’era anche Usman Kareen – assistito dall’avvocato Leopoldo Catena – che ha fornito la propria versione dei fatti, spiegando che i documenti erano lì, nello zaino dove poi sono stati rinvenuti ma che non avrebbe avuto nemmeno il tempo di recuperarli per mostrarli a chi glieli chiedeva.
La causa è stata aggiornata al prossimo 25 novembre, quando dovrà essere incardinato il processo per resistenza a pubblico ufficiale nei confronti del 20 nigeriano. In quell’occasione, l’avvocato Catena potrebbe richiedere il rito abbreviato.
Insomma, laddove non sono riuscite ad arrivare le immagini dei video dei cittadini, hanno potuto le parole dei protagonisti della vicenda.
Una domanda sorge però spontanea: perché nella foto del contenuto dello zaino del ragazzo, non sono stati immortalati anche i documenti che hanno fatto la loro comparsa sulla scena solo in un’aula di tribunale?