di Erika Noschese
Non è mai risultato l’accertamento di un caso di malattia tumorale connesso all’attività produttiva pare poco credibile che la nostra attività genera i maggiori danni a distanza dallo stesso e non nel suo perimetro”. I Pisano si difendono dalle accuse di questi giorni e ribadiscono la totale estraneità ad una ipotetica correlazione tra le fonderie e le morti per tumore. “La nostra posizione è sempre stata quella di rispettare l’opinione di tutti e di non svolgere processi al di fuori delle aule giudiziarie, regolata da rigide regole Tuttavia la gravità di alcune affermazioni, che ledono il nostro fondamentale principio etico, esigono doverose precisazioni: le indagini dei periti nominati dal magistrato competente in merito all’indagine relativa ai decessi verificatesi in un’area specifica – Salerno/Valle dell’Irno – intorno allo stabilimento delle Fonderie, analizza comunque fatti verificatisi oltre 10 anni ed è basata su supposizioni errate che avremo modo di chiarire nella opportuna e competente sede processuale – ha chiarito la famiglia Pisano – l dato ambientale del nostro stabilimento è comunque da anni registrato a mezzo di strumenti analitici approvati dal Ministero; i dati ella centralina Arpac adiacente lo stabilimento e le analisi eseguite costantemente, ripetutamente e da tempo, al nostro opificio dagli organi della magistratura e dalle autorità competenti, registrano da anni emissioni inferiori sia ai limiti autorizzati che agli stessi limiti previsti dal Ministero della Sanità”. I titolari dello storico opificio di via Dei Greci, a Fratte, evidenziano poi che nello stesso procedimento penale, altri periti di primaria importanza, nominati dalla magistratura inquirente, avendo analizzato lo stile di vita dei soggetti deceduti, aveva escluso la correlazione delle malattie con l’attività della fonderia ed era stata chiesta l’archiviazione del procedimento. “Va infine sottolineato che nel sito produttivo di Fratte, dove da generazioni lavora la famiglia, non è mai risultato l’accertamento di un caso di malattia tumorale connesso all’attività produttiva e pare poco credibile che la nostra attività genera i maggiori danni a distanza dallo stesso e non nel suo perimetro. Anche la accusa di emissioni di Mercurio, trovato in notevoli tracce in alcuni soggetti esaminati, non trova alcun riscontro nelle innumerevoli analisi effettuate ai nostri camini e nelle nostre acque di scarico, sia da Arpac che da Laboratori certificati. Pari discorso e sugli altri metalli, il più delle volte del tutto estranei al nostro ciclo produttivo. Forse sarà una altra la causa da ricercare “. I Pisano si dicono pronti a difendersi in tutte le sedi giudiziarie competenti, “appellandoci alla verità di quanto accaduto ed accade quotidianamente in un sito nel quale negli ultimi anni sono stati investiti vari milioni di euro per seguire lo evolversi delle direttive nazionali ed europee onde rendere lo stabilimento sempre pienamente conforme alla variazione sempre più performante delle norme. Il tutto comunque continuando nel ns progetto di delocalizzazione in luogo prettamente industriale. Convinti che la società riuscirà a dimostrare in Tribunale la sua estraneità ai fatti contestati; resta intanto un problema di fondo; continuiamo ad essere tacciati di fatti infamanti, malgrado l’assenza di pronunce in termini”.