I morti sul lavoro delle operazioni di costruzione della diga sul Sele - Le Cronache
Cronaca

I morti sul lavoro delle operazioni di costruzione della diga sul Sele

I morti sul lavoro delle operazioni di costruzione della diga sul Sele

di Oreste Mottola
Chi ricorda i nomi dei sette minatori lombardi che negli anni Trenta persero la vita in località Castrullo, per tutti (o quasi) è nel comune di Eboli mentre in realtà è tra i comuni di Serre e Campagna. L’amnesia è davvero generale. Ecco invece i loro nomi: Ignazio Bonard (Novate Milanese), Giuseppe Berra (Robechetto), Giuseppe Chiappa (Sotto il Monte), Florindo Casanova (S.Gregorio d’Alpi), Sante Corte (Valdovina), Sante Lucchina (Morbegno, Sondrio) ed Enrico Mare (Sospirolo). questi morirono mentre realizzavano i 4 km di gallerie che distribuiscono l’acqua della diga. Altri morti sul lavoro ci furono durante i complessi lavori della bonifica che durarono per altri quasi trent’anni. Di tutti questi, i primi sette, una sorta di fortuna nella sfortuna, c’è il cippo che li ricorda, e che è in bella vista sulla diga. Il miracolo produttivo ed economico della mozzarella e delle insalate pronte e prelavate nasce grazie proprio a questa diga – traversa sul Sele, lavori svoltisi dal 1929 al 19544, con due milioni e mezzo di acqua accumulata a disposizione dell’agricoltura (e di tutte le attività produttive) che va dalle periferie della città di Salerno fino ad Agropoli, arrivando a costituire l’area green più importante d’Italia e tra le più produttive d’Europa. Segue poi un complesso di lavori di bonifica, interrotti dalle operazioni belliche del 1943, che – in clima da vera epopea- innanzitutto sconfigge la malaria endemica, ma qui saranno determinanti i dollari Usa del piano Marshall. Oggi la gestione dell’intera area è a cura dei Consorzi di bonifica in Destra e Sinistra del fiume Sele che si occupa del patrimonio delle complesse opere di bonifica, tra le quali è possibile ammirare dei fiumi artificiali ed un reticolo di acquedotti e strade interpoderali che hanno rivoluzionato l’intera Piana del Sele. Con le tante croci dei morti sul lavoro (in maggioranza operai specializzati di provenienza settentrionale) e le continue scoperte di reperti archeologici per via di un antichissimo popolamento umano, non comparendo, come era l’uso del tempo, sui quotidiani che non avevano interesse a rompere il clima di operosità idilliaca.
I sondaggi geologici di fondazione della diga avvennero nel 1929, la costruzione incominciò nel 1932 e terminò nel 1934 quando fu inaugurata. Già da un anno però, era in attività. La priorità fu quella di debellare la malaria distruggendo le zanzare, ma anche qui il grosso del lavoro fu dei soldati americani che distribuirono gigantesche quantità di insetticida Ddt poi rivelatosi altamente cancerogeno. La diga comunque entrò in funzione subito dopo la inaugurazione avvenuta il primo luglio 1934 alla presenza del Principe ereditario Umberto di Savoia e del professore Arrigo Serpieri vero regista dell’intera operazione di bonifica. Esiste una Spoon River dimenticata dei minatori che lavorarono per costruire la diga del Sele? Pochi o nessuno si ricorda di questa lapide posta sulla diga sul fiume Sele. Morti sul lavoro, morti per creare lavoro.
LA GUERRA PER IL SELE: Il Sele sarà anche protagonista delle operazioni belliche, in particolare per via dell’acquedotto pugliese realizzato nella parte irpina. Nel 1941, gli inglesi ci fu ’operazione “Colossus”, idea attribuita direttamente a Churchill. Il 10 febbraio del 1941, un commando di quaranta paracadutisti fa saltare in aria il “Colosso”, principale canale dell’acquedotto nei pressi di Calitri. Si voleva colpire, in modo inaspettato, a migliaia di miglia dai loro confini, i civili e l’esercito italiano, per demoralizzarli e allarmarli. Il 12 febbraio, nei pressi di Teora, il gruppo d’incursori, dopo aver combinato un po’ di pasticci, si arrende, non raggiunge le coste, e naufraga il tentativo di recupero da parte del sommergibile Triumph che doveva essere alla rada di Foce Sele, tra Eboli e Paestum. Avevano sottovalutato la natura delle opere: pensavano fosse in calcestruzzo e invece erano in cemento! Gli “incursori” sono catturati da tre carabinieri in bicicletta aiutati da pacifici contadini. A capo del gruppo c’è un italiano, fuoriuscito antifascista, di professione capocameriere del Savoy di Londra. è Fortunato Picchi, “Di morire non mi importa gran cosa” s’intitolerà la sua biografia, sintesi della sua vita movimentata, finita con la fucilazione nel Forte Bravetta (Roma), il 6 aprile 1941. Più fortunati furono i paracadutisti inglesi, che dopo più o meno brevi periodi di prigionia, ripresero quasi il loro posto nell’esercito inglese. Dopo l’8 settembre 1943 a provarci ad andare all’attacco del Sele furono i tedeschi, che si resero protagonisti di diversi episodi. I germanici rinunciarono perchè distruggendo le opere di bonifica che avevano “redento” la Piana del Sele l’avrebbero resa impraticabile anche per loro. Distrussero, facendoli saltare in aria, un po’ di ponti, soprattutto ad Altavilla ed Eboli. Furono ricostruiti poi nel dopoguerra e contribuirono a rendere – in quei tempi. ancora più difficile la vita della popolazione locale.