Giovanni Guzzo, lei è un volto noto della politica salernitana, ma prima di tutto è un uomo delle istituzioni e della scuola, data la sua professione di insegnante. Da dove nasce la decisione di mettersi in gioco in prima persona in questa sfida regionale?
Nasce da un senso profondo di responsabilità. Io credo che chi ha avuto la fortuna di studiare, lavorare, amministrare e vivere la propria terra da vicino abbia anche il dovere di restituire. Il mio impegno nasce dal basso, tra la gente, nelle aule dei licei e nei consigli comunali, tra i Sindaci ed i cittadini che ogni giorno affrontano i problemi veri. Questa candidatura è la naturale prosecuzione di un percorso umano e istituzionale che non ha mai perso di vista una cosa: il valore della comunità.
In un tempo di sfiducia verso la politica, come si costruisce credibilità?
Con la coerenza e con l’ascolto. Io credo nella politica come servizio, non come privilegio. Bisogna tornare alla politica della porta aperta, delle mani strette, delle parole mantenute. La credibilità si conquista stando tra la gente, non nelle stanze del potere. E questo per me non è uno slogan, è il mio modo di vivere la politica: semplice, diretto, trasparente.
Lei è vicepresidente della Provincia di Salerno ed ha costruito negli anni una fitta rete di rapporti con amministratori locali di ogni area. Quanto conta oggi questo legame con il territorio?
Conta moltissimo, conta tutto. Il territorio è la nostra forza. Conosco centinaia di amministratori che ogni giorno, spesso in silenzio, lavorano per i loro paesi. Sono la spina dorsale delle istituzioni. Con loro c’è un dialogo costante, franco, fatto di rispetto reciproco e di obiettivi comuni. La rete di sindaci e amministratori locali è ciò che permette di trasformare le idee in risultati concreti. Conosco però anche tante famiglie, ho amici e conoscenti in tanti Comuni della Provincia di Salerno. Hanno il mio numero di telefono, sanno dove trovarmi ogni giorno dell’anno. Sarà così anche dal 25 novembre prossimo.
Lei viene dal Cilento, una terra di filosofia, di cultura e di identità. Quanto pesa questo nella sua visione politica?
Tantissimo. Il Cilento è la mia casa e la mia scuola di vita. È la culla del pensiero mediterraneo, della lentezza come valore, della bellezza come dovere. Io credo che il futuro del Sud passi proprio da qui: da una terra che insegna equilibrio, rispetto, armonia. Il mio sogno è che il Cilento torni ad essere una patria di pensiero, un laboratorio di innovazione sostenibile, dove le radici e il futuro camminano insieme. Dal Cilento mi sono spostato da qualche anno nel Vallo di Diano. Poi, da quando ho rivestito il ruolo di consigliere provinciale ho conosciuto, palmo a palmo, l’intera Provincia. Il campo visivo, dunque, è ampio e ben orientato ormai.
Cosa significa per lei “amministrare bene”?
Significa saper ascoltare, scegliere e decidere. Significa dare risposte concrete, non inseguire le mode o i like. Governare è avere una visione e il coraggio di perseguirla anche quando è difficile. Amministrare bene vuol dire fare le cose semplici, ma farle davvero: strade, scuole, sanità, servizi. E farle funzionare.
Qual è il suo rapporto con Piero De Luca, con cui condivide molti progetti e una visione comune?
Con Piero c’è un rapporto vero, fatto di stima e di fiducia reciproca. È una persona seria, preparata, con una visione europeista e moderna del Mezzogiorno. Condividiamo la stessa idea di politica: pragmatica, concreta, vicina ai territori. Ci sentiamo e vediamo spessissimo. Abbiamo lavorato insieme in molte occasioni e sempre con un obiettivo comune: dare risposte ai cittadini, soprattutto ai più giovani, che meritano opportunità e futuro nella loro terra.
E con il presidente Vincenzo De Luca? Ci sono più punti di contatto o di confronto?
Io credo che il confronto, quando è leale e costruttivo, sia una ricchezza. Il governatore De Luca ha rappresentato in questi anni una guida forte e riconoscibile, capace di imprimere una direzione chiara alla Campania. Non poteva esserci di meglio in questo periodo storico. Oggi inizia una fase nuova, diversa, un momento in cui bisognerà innovare nella continuità. Io credo molto nel lavoro di squadra e sono sicuro che il Presidente farà la sua parte in campagna elettorale ed anche con contributi successivi.
Cosa intende per “fase nuova”?
Intendo una stagione in cui la politica torni ad essere un patto collettivo, non un’arena di divisioni. Una stagione in cui le energie migliori del territorio – giovani, amministratori, imprese, mondo della cultura – si riconoscano in un progetto comune. Abbiamo bisogno di un Sud che non chieda ma proponga, che non si lamenti ma costruisca. La mia idea di politica è questa: una casa aperta in cui ognuno possa portare il proprio contributo. Faccio così ogni giorno, lo farò anche in Consiglio Regionale.
Parliamo di programma. Quali sono i temi centrali della sua visione per la Campania e per la Provincia di Salerno?
Tre parole: infrastrutture, opportunità, persone. Infrastrutture perché servono collegamenti veri, moderni, sostenibili. Non possiamo più permetterci che le aree interne restino isolate. Opportunità: dobbiamo investire su giovani, turismo intelligente, agricoltura di qualità e innovazione. Persone: la sanità, la scuola, i servizi sociali. Le istituzioni devono tornare a prendersi cura delle persone. Non mi interessano le promesse irrealizzabili. Mi interessa una politica che funzioni.
Lei parla spesso di “politica gentile”. Cosa significa?
- Significa che si può essere determinati senza essere aggressivi. Che si può governare senza urlare. La politica gentile è quella che non divide ma unisce, che riconosce l’avversario come interlocutore e non come nemico. È la politica del rispetto, dell’ascolto e del sorriso.
In che modo la sua formazione da filosofo influenza la sua azione pubblica?
Mi insegna a pensare prima di agire. A interrogarmi sul senso delle cose. La filosofia è la palestra della mente e dell’anima. Ti insegna a non semplificare, a cercare la verità, a capire che ogni decisione ha conseguenze. In fondo, la politica è filosofia in azione.
Se dovesse spiegare ai cittadini in una frase perché dovrebbero fidarsi di lei, cosa direbbe?
Direi: “Fidatevi di chi vi ascolta, non di chi vi promette”. Io sono una persona che viene dal popolo, che non ha mai dimenticato le proprie origini e che ogni giorno lavora con serietà e passione per il bene comune. Lo faccio da tanti anni. E’ queste elezioni regionali sono l’occasione che attendevo da tempo. E’ un modo per mettere alla prova e per fare un esame a quel che sono stato nella prima parte di vita politica. Non ho padrini, ho amici; non ho slogan, ho idee; non ho ambizioni personali, ho un progetto collettivo.
Qual è il suo sogno per la Campania del futuro?
Una Campania che non debba più chiedere permesso per essere ascoltata. Una terra che non emigri, ma che accolga. Una regione che valorizzi il suo talento, che investa sui giovani, che unisca costa e interno, metropoli e paesi. Una Campania orgogliosa, giusta e libera.
E il sogno personale di Giovanni Guzzo?
Restare sempre me stesso. Continuare a camminare per le strade dei miei paesi, a guardare negli occhi le persone e poterle salutare senza abbassare lo sguardo. Voglio rendere orgogliosa di me la mia famiglia, i miei amici, gli amministratori e gli amici che credono in me e che su di me hanno deciso di puntare. Questo, per me, è il più grande successo.





