di Mario Cesaro
A cinque mesi circa dall’inizio dell’edizione 2022 del Giffoni Film Festival, abbiamo incontrato il creatore e ideatore, Claudio Gubitosi, che oltre a tracciare un bilancio sulle attività svolte, ci presenta anche il “Nuovo Giffoni”. Ormai siamo nel periodo nel quale solitamente migliaia di ragazzi partecipavano al Movie Days, il progetto di Giffoni dedicato al cinema per la scuola, possiamo dedurre che anche quest’anno, causa pandemia, non si terrà? La situazione pandemica ha, possiamo dire, congelato il nostro rapporto con le scuole. In 25 anni di onorata carriera abbiamo portato circa 600.000 studenti e 68.000 docenti. Negli ultimi due anni il Covid ci ha costretti ad uno stop, almeno delle attività in presenza. Tuttavia, al di là della pandemia, ogni idea ha un’evoluzione e il concetto di Movie Days (le nostre giornate del cinema per la scuola) possiamo ritenerlo in parte superato. Non è invece superata la nostra volontà di una nuova relazione con la scuola e con gli studenti. E dunque la nuova idea è quella di permettere agli studenti di trascorrere un’intera giornata a Giffoni impegnandosi in workshop e masterclass che mettano in connessione i giovani con fondamentali temi sociali (gli stessi che contraddistinguono spesso i nostri film) e che possano essere anche un modo per entrare nel mondo del lavoro di domani. Ci sono in cantiere altri progetti dedicati al mondo della scuola? Più che di progetti dedicati al mondo della scuola parlerei di progetti di formazione. Ho chiesto al mio team di fare delle ricerche sulla popolazione scolastica dei Picentini, sulla dispersione scolastica, sull’uso di droghe, un’analisi che ci consente poi di attuare una politica di impresa e una politica di attacco rispetto alle problematiche del territorio perché il futuro, il nostro processo di sviluppo tuttora in atto, non può avvenire che in sintonia con il territorio. Mi spiego meglio: abbiamo tante strutture, abbiamo la Cittadella del Cinema completamente rinnovata, abbiamo la Multimedia Valley con spazi e ambienti fantastici, fra un anno e mezzo avremo anche un’altra sala al servizio del museo di circa 400 posti, avremo l’Arena per 4300 posti. Ma la notizia più importante è che inizia un altro grande progetto: il Campus di 380 posti riservato agli studenti: l’alta formazione sarà di casa a Giffoni almeno per 260 giorni l’anno. Immaginiamo insomma, tutta l’area visitata da centinaia di ragazzi, non per un giorno o una settimana, ma anche per 6/8 mesi l’anno. Giffoni diventerà luogo di partenza per nuove e varie professionalità legate a quella che è la nostra missione. Ad esempio, ci piacerebbe molto sfornare sceneggiatori, esperti di computer graphic, animatori, documentaristi: saranno queste le formazioni che andremo a sviluppare in questi anni, con l’obiettivo di portare anche a Giffoni una sezione della Scuola Nazionale di Cinema. Inoltre immaginiamo di dare spazio a Giffoni, oltre all’Università Pegaso che è già presente, anche la Business School del Sole24ore, una sede che consentirebbe a tanti ragazzi del Sud di non dover esser costretti ad andare a Milano. Allo stesso tempo l’alta formazione, i posti letto, le attività durante l’anno, serviranno ad irrorare il territorio, ad avere in Campania un luogo certo e sicuro dove le professioni, le arti e i mestieri del cinema possano essere ben identificati e ben sviluppati. E, proprio in virtù di tali progetti, nel 2022 mi prefiggo di andare nei licei e spiegare che cosa fra due, tre anni si troverà a Giffoni. Insomma il festival rimane attività centrale ma di solo festival non si vive e, dunque, abbiamo dato la possibilità a questa idea di crescere, di svilupparsi, di essere in sintonia con le giovani generazioni. Per quanto riguarda invece le scuole primarie e secondarie, parteciperemo tra poco al grande bando nazionale Piano Cinema per la Scuola, al quale sono orgoglioso di dire che abbiamo dato la nostra collaborazione. Finalmente il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Istruzione si sono parlati e qualche anno fa hanno cominciato a finanziare progetti come il nostro School Experience, dedicato alle produzioni scolastiche. Sono sicuro che realizzeremo tante attività grazie al Piano Nazionale Cinema sia nell’ambito della nostra regione che anche in Italia. Sempre grazie alle nostre relazioni con le istituzioni scolastiche abbiamo dato a 50 studenti la possibilità di essere nostri ambasciatori nei rispettivi comuni, e proprio questi ambasciatori cu hanno consentito di creare nei loro comuni gli hub dai quali sono prima partiti collegamenti di emergenza, durante il lockdown, e che oggi sono nostri partner in tutta Italia – dalla Calabria al Veneto, dall’Umbria alla Sicilia. Insomma per capire Giffoni c’è bisogno di una visione d’insieme, per afferrare la potenza e la grandiosità di quello che stiamo mettendo in cantiere. Manca poco alla 52esima edizione, qualche anticipazione? Mi pare che quest’anno ci possa essere la possibilità di non essere titubanti e di lasciarsi alle spalle questi due anni che ci hanno lasciati per certi versi più deboli, ma per altri più forti: ci siamo conosciuti meglio e abbiamo tirato fuori tutte quelle energie che non sapevamo di avere. Il 2022 non sarà un anno normale, abbiamo la determinazione di restituire Giffoni ai giffoner ma anche al paese. Siamo stati i primi a tornare in presenza e a distanza abbiamo ampliato il nostro pubblico grazie agli hub. Adesso dobbiamo tornare totalmente in presenza. Sarà l’anno della RI-Evoluzione, la rivoluzione nell’evoluzione, e questo concetto accompagnerà le attività di Giffoni fino al 2027. Il festival sarà un grande evento, saremo in grado di far tornare le star internazionali e di avere 5000/6000 giurati, ovviamente adottando tutte le precauzioni possibili. Nell’ultimo periodo ho invitato tutti i ragazzi a vaccinarsi dato che se stanno bene i ragazzi stiamo bene anche noi. Vogliamo che i ragazzi possano stare vicini nel cinema, che possano stare vicini nel prato e che possano girare per il paese. Ma il grande segnale lo daremo con il nostro ingresso in un altro mondo, quello ambientale, quello ecologico, quello del rispetto della natura. Niente di nuovo per noi, come ho sempre detto i ragazzi nascono già con questo concetto di rispetto nei confronti della natura e di salvaguardia del paese, ma ora gli abbiamo dato un vero e proprio festival: Verde Giffoni. Un festival per il quale il concetto di verde ha un valore prima di tutto filosofico. Noi, insieme ad altre organizzazioni nazionali ed internazionali affronteremo naturalmente il tema dell’inquinamento, della salvaguardia del pianeta, portando a Giffoni i personaggi più sensibili, che hanno maggiore attenzione per questi temi. Ma quello che a me sta a cuore è il tema dell’ecologia del pensiero perché credo che si rispetti la natura se si parte da un proprio desiderio, da una necessità, da una depurazione di tutto quello che in questi anni abbiamo costruito: barriere, cose che non servono, discorsi inutili, tutta spazzatura che sta nel nostro corpo e quando cominciamo a liberarci di tutto questo, forse viviamo meglio e in sintonia con un mondo esteriore che impariamo a rispettare davvero. Sarà il festival dedicato più che altro alla pulizia del pensiero: questo è utile, questo non è utile, questo lo possiamo fare, questo è meglio non farlo, facendo scattare un meccanismo anche nelle relazioni personali, quante più persone vivranno questa esperienza di vita più persone potranno contribuire al processo di naturale e obbligatoria salvaguardia del pianeta. In questo periodo di emergenza, quanto è stato importante il lavoro di squadra per una realtà come quella di Giffoni? La parola chiave è meccanismo ben oliato. Facendo anche un esempio sportivo: 11 persone stanno in campo perché ognuna deve svolgere un ruolo, se si vince si vince tutti insieme. Questo è il caso di Giffoni: c’è una linea editoriale, una linea politica unica ma poi c’è chi la visione d’insieme, chi ha le intuizioni, chi sa scrivere, chi sa organizzare, costruire spazi e chi sa fare altro. Insomma, un insieme di intelligenze e di saperi che fanno la squadra. Una squadra che va costruita nel tempo, sul campo perché non sempre ad attività complesse come Giffoni si arriva già formati. Per questo motivo ho una squadra di una certa generazione che ha una sua formazione e che naturalmente ci ha permesso di andare avanti negli anni. Poi c’è un’altra generazione intermedia che ci ha permesso di passare dal solo festival a diverse attività durante l’anno. E infine c’è un’ultima generazione, costituita da tantissimi giovani del territorio che ho conosciuto negli ultimi anni e che ora hanno anche grandi responsabilità nella nostra struttura. Ma siamo ancora pochi e siamo alla ricerca di nuove risorse umane, soprattutto nei settori della produzione, dell’innovazione, della comunicazione, del marketing e del fund raising. Queste diverse generazioni collaborano con spirito di squadra, nel rispetto delle diversità di pensiero. A loro cerco di trasferire la mia esperienza ma soprattutto quello che è più difficile da imparare: la capacità di dialogare con tutti e una certa visione di diplomazia. Perché comprendo che se avessi avuto un carattere diverso, se avessi litigato con tutti coloro che non capivano o non volevano Giffoni, oggi non ci sarebbe stato un Giffoni. Come immagina il festival fra 5 o anche 10 anni? In grande salute. Soprattutto con un percorso costruito negli anni sopra una straordinaria idea come quella del festival. Un’altra cosa importante da sottolineare è che un piccolo paese di 12000 abitanti ha tutto quello che ho detto prima: sale straordinarie, un’arena, il campus e chissà quali altre strutture nel corso dei prossimi anni. Questo è un esempio unico al mondo, non posso che essere felice e contento del fatto che il festival abbai non solo un valore culturale ma anche economico-sociale. Qui si parla di lavoro ai giovani e questo è il mio obiettivo: fare in modo che tutta l’area possa rinvigorirsi sempre di più e aumentare la capacità di attrarre l’attenzione nazionale ed internazionale. Vedo il festival straordinariamente bene anche grazie all’apertura verso nuove forme di creatività. Non so se ce la faremo quest’anno, ma l’anno prossimo tutto quello che non si conosce, tutto quello che va fuori da qualsiasi tipo di regola artistica potrà essere presentato da noi grazie al progetto Giffoni Shock. È un modello nuovo di evento per intercettare la nuova creatività. Voglio trovare tutte quelle persone che non hanno spazio altrove o che non vengono viste in modo giusto: registi che girano in modo particolare, forme di comunicazione innovative, insomma, vorrei anticipare almeno di dieci anni con Shock Giffoni quello che sarà normale domani: la scoperta di nuovi talenti a Giffoni resta fondamentale. Anche per questo motivo, caso più unico che raro nel panorama dei festival, abbiamo un dipartimento innovazione che è pronto a dare casa a tutti quelli che hanno grandi idee. Nei prossimi anni le risorse pubbliche saranno fondamentali come sempre, ma sarà ancora più importante attrarre e gestire risorse private. Gli sponsor possono trovare in noi opportunità che è difficile trovare altrove. Inoltre siamo sempre pronti ad intercettare e partecipare a bandi pubblici e privati: la storia di Giffoni e la qualità del suo team ci consentiranno di far vivere a tutti i nostri partner un’esperienza unica.Insomma quello che stiamo ancora costruendo credo mi possa tranquillizzare sul buon uso che ho fatto dei miei primi 70 anni di vita.