di Viviana De Vita Era addetto alla registrazione dei detenuti e al deposito dei beni – soldi e preziosi – che i reclusi dovevano consegnare appena varcata la porta del carcere di Fuorni. Una parte di quel danaro, però, sarebbe finita sistematicamente nelle sue tasche. Sono state le indagini svolte dal personale della polizia penitenziaria ad incastrare l’agente infedele che, ora, è finito in manette con le accuse di peculato ed appropriazione indebita. Giancarlo Picariello, 44 anni di Montoro, prestava da anni servizio presso il penitenziario di Fuorni. Da circa un anno, però, una serie di episodi anomali verificatisi presso il carcere cittadino, aveva fatto scattare un campanello d’allarme. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Giancarlo Russo, è stata affidata agli stessi agenti di polizia penitenziaria che in tempo record sono riusciti ad incastrare il loro collega. Due gli episodi contestati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del tribunale di Salerno Donatella Mancini ma le indagini proseguono per accertare altre sparizioni misteriose. Il primo episodio risale al giugno 2012 e vittima illustre del “vizietto” dell’agente fu l’imprenditore Emanuele Zangari, finito in cella nell’ambito dell’inchiesta, denominata “Due Torri”. L’uomo entrò nel penitenziario con una somma di mille euro: sul registro, però, Picariello, avrebbe annotato solo 100 euro, gli altri 900, secondo l’accusa, sarebbero finiti nelle sue tasche. Più modica la somma di cui l’agente si sarebbe appropriato ai danni di due rumeni finiti in cella per rapina. Le indagini sono state sollecitate dalle lamentele di alcuni detenuti che, al momento dell’uscita, non avrebbero trovato quanto dichiarato all’ingresso. Il caso più eclatante, ma non certo l’unico, è stato proprio quello di Zangari. Nel penitenziario cittadino sono però spariti non solo soldi ma anche gioielli, appartenenti sempre ai detenuti. Ecco perché l’inchiesta non può dirsi affatto conclusa: le indagini proseguono per appurare la responsabilità dell’agente anche in relazione ad altri episodi denunciati. L’inchiesta è partita nell’autunno 2012 quando dal caveau del carcere di Fuorni sparirono gioielli e preziosi dei detenuti. Da qui l’apertura di un’indagine interna complicata da un particolare: la cassaforte del penitenziario, per un certo periodo di tempo, a causa di un guasto al congegno è restata aperta. Una circostanza questa che ha complicato le indagini dal momento che all’armadietto di sicurezza potevano accedervi tutti. Una serie di elementi indiziari ha fatto però subito concentrare l’attenzione sul 44enne di Montoro, unico addetto alla registrazione dei detenuti. L’episodio getta nuove ombre sul carcere cittadino al cui interno, in particolare nelle celle di alta sicurezza, l’autunno scorso entrarono telefonini muniti di sim. Giancarlo Picariello, ristretto ora al regime dei domiciliari, venerdì sarà davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia. In quella sede potrebbe decidere di parlare per rendere agli inquirenti la propria versione dei fatti.
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