Francesco Boccia, Fiorella Iaccio, Marina Magurno e Federica Ferro, con le loro allieve hanno presidiato il Teatro Verdi, aderendo alla manifestazione nazionale, che ha conquistato tutte le grandi piazze nazionali
Di Olga Chieffi
A Napoli ha sfilato un corteo funebre simbolico dove, in piazza del Gesù, centro storico della città, i lavoratori dello spettacolo si sono dati appuntamento per celebrare “la morte del nostro lavoro”, affiancati dall’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Eleonora de Majo e dai lavoratori della Whirpool, a Torino alle centinaia di musicisti e attori si sono uniti anche i lavoratori dei circhi e dei luna park; numerosissimi, cantanti, musicisti, attori, ballerini, maestranze di ogni tipo, che sono scesi in piazza a Milano davanti al teatro alla Scala per chiedere “diritti, dignità, reddito e cultura”. La piazza palermitana è stata illuminata dal soprano Desirèe Rancatore e dall’ Assolirica, che hanno presidiato il massimo con tutte le maestranze e le masse orchestrali e corali poiché “Senza cultura nessun futuro!”, “Non dimenticatevi di noi”, dalla scalinata del Teatro Massimo per protestare pacificamente. “E’ una morte lenta. Serve una tutela della categoria. La Francia garantisce gli artisti, l’Italia no!”, si grida a Firenze dove alla manifestazione si sono fatti vedere tra gli altri il governatore Eugenio Giani, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo e l’assessore comunale alla cultura Tommaso Sacchi. E a Salerno? Tutto secondo previsione. Il teatro Verdi, il cuore pulsante della “cultura” cittadina, con coro e orchestra, dominato da uno storico conservatorio, attorniato da ben 15 teatri minori, scuole di danza, laboratori teatrali in ogni luogo, una città che non si sa ancora se deve diventare una piccola Salisburgo o una novella Edimburgo, si è ritrovato ad essere presidiato da quattro scuole di danza La New Space of Dance di Francesco Boccia che ha presentato le sue allieve più rappresentative in tutù e punte, come fossero pronte ad entrare in scena, la mia Danza di Fiorella Iaccio, il Centro Accademico Danza di Marina Magurno e il Balletto di Federica Ferro. Più avanti, un gruppetto di musicisti, il Maestro Antonio Florio, con Paolo De Angelis, Massimo Baldino e Massimo Galdi, a picchetto del teatro, sotto il cui portico si è fatta vedere anche la Digos. Quanti si definiscono operatori culturali, dello spettacolo, registi, stampa specializzata, macchinisti, i famosi service, hanno fatto tutti un passo indietro a Salerno, attendendo forse qualche “ristoro”, dopo aver lanciato i propri appelli dalle colonne dei giornali e dalle tastiere dei computer, ruggendo contro tutto e tutti. Meraviglia? No di certo, lo insegna la storia, lo scrive Italo Gallo, nella prefazione al libro fotografico di Matteo Della Corte “Salerno tra mito e realtà”. Siamo agli inizi del ‘900 e Raffaele Cantarella descriveva una Salerno ignara e serena, fiduciosa e gentile, civilmente ordinata, non insensibile alla cultura sia letteraria che musicale, nello stesso tempo rispettosa delle proprie tradizioni e interessata al miglioramento e al progresso. Italo Gallo sconfessa, dati alla mano, il nostro grecista, affermando che il panorama culturale salernitano del tempo (inizio secolo scorso!) con qualche rara eccezione, appariva di desolante arretratezza e grigiore e, soprattutto, affetto da inguaribile provincialismo, dominata da una classe politica di livello culturale e intellettuale modesto, impegnata prevalentemente in noti caffè cittadini in beghe pre-elettorali, e oscillante non da un partito all’altro ma da una coalizione all’altra. Passato un secolo, nulla si è smosso: timore, nel porre volto e firma in una manifestazione pacifica, che, forse, avrebbe consolidato un mondo dello spettacolo salernitano che è stato sempre diviso da invidie e livori. La speranza, le “sinergie”, nate sotto il sole estivo all’Arena del mare sono evaporate, già ora, ad ottobre. Ci associamo alla nota inviataci dal titolare della Bit & Sound Music, Tino Coppola “Si sta perdendo un’altra buona occasione. Serve unione e non protagonismi, come alcuni hanno cercato di fare in completa ‘autonomia’, provocando solo tanto fumo e poca sostanza. Serve invece prepararsi per una rinascita. Serve relazionarsi a mio avviso, per rappresentare con valore l’arte e la cultura. Bravo Francesco che oggi a Salerno ha scelto di scendere comunque in piazza ed unirsi alla protesta dei lavoratori dello spettacolo di tutta Italia”, sperando in una maggiore consapevolezza e coraggio da parte di tutti gli artisti salernitani.