di Erika Noschese
L’autonomia differenziata rischia di mettere in difficoltà anche le pubbliche amministrazioni che oggi fanno i conti con la carenza di fondi che rendono difficile una vera programmazione. Questo, in sintesi, il pensiero di Giuseppe Lombardo, coordinatore nazionale Fp Cgil Inps, nei giorni scorsi a Salerno per un incontro con i delegati e fare il punto sulle difficoltà che oggi vive il settore.
A Salerno per ascoltare un po’ della viva voce di chi vive queste difficoltà quotidianamente. Quali sono i problemi e come intervenire…
«Allora i problemi sono tanti, ovviamente riguardano due dimensioni differenti: noi come sindacato confederale abbiamo una dimensione di attenzione all’utenza e in questo senso gli sforzi sono tutti fatti per garantire che il sistema di valore pubblico che l’istituto dà a se stesso come missione sia rispettato. Questo vuol dire erogare servizi ai cittadini in tempi puntuali, garantire una qualità del servizio. Poi abbiamo dei problemi interni che ovviamente riguardano il comparto del pubblico impiego e il personale di questa amministrazione; chiaro è che se l’atteggiamento a livello centrale da parte delle autorità politiche è quello di carattere restrittivo, cioè di non investire risorse nel pubblico impiego, noi abbiamo delle difficoltà oggettive a garantire professionalità elevate e soprattutto a garantire il ricambio generazionale».
Una delle problematiche oggi più sentite forse è la burocrazia che caratterizza un po’ tutti i settori, soprattutto la pubblica amministrazione…
«In realtà, questo è un ente che sta cambiando molto pelle e io invito a guardare il portale delnps che ha avuto delle grandi modifiche. Noi abbiamo già l’intelligenza artificiale al servizio del cittadino, esiste il consulente digitale delle pensioni che semplicemente tramite domande interattive riesce a intercettare i diritti inespressi, cioè consente ai cittadini di poter accedere a una prestazione di cui loro non avevano contezza di avere il diritto; il nostro sforzo è di potenziare questa linea, sapendo però che tutto quello che riguarda il processo di deburocratizzazione ruota attorno al singolo che deve prendere in cura il servizio della cittadinanza e per far questo ripeto, purtroppo servono risorse».
Digitalizzazione, un processo complesso ma può essere la svolta…
«Assolutamente sì. È uno dei driver della trasformazione e l’istituto ci punta molto, il sindacato ha piena consapevolezza del fatto che nelle interazioni con il cittadino sta cambiando anche il rapporto con l’istituto; esistono due tipi di cittadini che noi dobbiamo: servire quelli digitalmente avanzati e li possiamo incontrare tramite questo sistema, offrendogli una consulenza qualificata e soprattutto visto che questa è la missione dell’Inps anche i più fragili che invece hanno bisogno di un presidio fisico e qui c’è l’importanza delle sedi territoriali».
Lei prima ha parlato di intelligenza artificiale, non si teme forse che così possano essere sostituiti i dipendenti anche nell’ottica di un risparmio economico?
«Può esistere questa tentazione ma io non ho questo timore, ovvero che sia male interpretata l’intelligenza artificiale. O tu la costruisci mettendo al centro le persone e quindi facendo guidare quel progetto in funzione delle persone o il rischio che ti travolga c’è ma tutto sta a come i processi li gestisci, avere paura dell’intelligenza artificiale insieme, non è né costruttivo né evoluto».
Ci sono stati diversi interventi da parte dei delegati, qual è forse l’allarme o se c’è un problema specifico?
«I problemi riguardano sinceramente il futuro nell’ambito della azione della pubblica amministrazione, la volontà che è i dipendenti dell’Inps hanno manifestato ma che come sindacato Inps noi manifestiamo sempre e le esigenze e la necessità di garantire che le risorse possano servire a costruire dei percorsi di carriera reali e delle professionalità che siano al servizio della cittadinanza in senso esteso; se è vero che sono cambiate le esigenze dei cittadini, la necessità dell’amministrazione è quella di riplasmare il proprio personale per potersi prendere cura di questo ma se le risorse non ci sono, e pian piano perdiamo competenze perché o pensionamenti, aumentano come garantiamo la possibilità di successione nell’ambito della gestione delle cure».
E a proposito di fondi, autonomia differenziata?
«Il rischio forte è la balcanizzazione di questo Paese, ogni regione procederà in autonomia, ma un’autonomia che ha un sapore secessionistico e di fronte a una situazione del genere qual è il risultato finale? Quello che abbiamo detto prima, cioè che gli elementi di fragilità, in particolare per un ente come l’Inps questa è una questione fondamentale se non addirittura costituzionale, quelle fragilità vengono trascurate; si rischia tra virgolette di rendere le persone sempre più sole e soprattutto sempre più a disagio e in difficoltà in un contesto in cui, dal punto di vista esterno, la crisi economica e tutto ciò che è intervenuto dal 2008 in avanti ha minato fortemente la stabilità economica delle persone».
Dunque, bene fa il governatore De Luca a manifestare contro il governo Nazionale il 18 a Roma?
«Non conosco così approfonditamente le opinioni del presidente De Luca, tanto da potermi esporre. Posso dire che se l’azione di contrasto è un disegno di legge che ha degli elementi di potenziale implosione del sistema unitario Nazionale allora sì, qualsiasi protesta è legittima nella misura in cui naturalmente espressa civilmente, nella misura in cui è volta a fare gli interessi della cittadinanza».