Di Francesco Cuoco
L’uomo è gentile, serio, riservato ma nel corso del colloquio si emoziona, si commuove due volte e piange quando il ricordo dell’amico Carlo si fa sentire nell’animo e…nella carne, provocandogli una sofferenza diremmo fisica.
Avvocato Alfinito, l’omicidio di Carlo Falvella resta una pagina tragica della storia della violenza politica in Italia
Mi auguro, anzi sono convinto che non sia più un ricordo di parte, anche se noto ancora qualche tentativo di farne una ricostruzione motivazionale (mi riferisco ad una trasmissione di Carlo Lucarelli) direi dietrologica.
Se non andiamo errati non abbiamo da nessuna parte mai letto una sua ricostruzione dei fatti di quella sera del 7 luglio 1972, se non nelle deposizioni agli atti giudiziari. Come mai?
Non lo so, diciamo semplicemente perché nessuno me lo ha mai chiesto.
Telese nel suo “Cuori Neri”scrive che lei gli avrebbe dato buca ad un appuntamento…
Lo scriva chiaramente: è una bugia che non avrei voluto farmi intervistare. Anzi al riguardo, voglio dirlo apertamente, anche se dallo spazio dedicatomi nel libro vengo dipinto come una vittima, come un poveretto che dopo i fatti si è messo da parte, io non mi sento affatto una vittima. La verità è che dopo il tragico accadimento ho continuato la mia militanza, anche se ho preferito non candidarmi perché mi sarebbe sembrato un atto di sciacallaggio. Intendo precisare che è stata una mia scelta personale e che dicendo questo non voglio giudicare alcuno. Non ho voluto fare carriera con la politica, ho preferito costruire la mia attività professionale con le mie forze, in autonomia. Solo con la svolta di Fiuggi (passaggio dal MSI ad AN, n.d.a.) che non ho condiviso, mi sono fatto da parte.
L’uomo perbene, integro ed integerrimo che mi trovo di fronte con questa dichiarazione suscita tutta la mia ammirazione e stima, in lui rivedo i missini disinteressati ed idealisti di un tempo lontano, tanto lontani dall’uomo utilitarista prototipo del democristiano che ho sempre aborrito con disprezzo da ragazzo.
Avvocato, dispiace suscitare in lei amari ricordi e sensazioni, ma debbo chiederle come andarono effettivamente le cose quella sera
Dunque, inizialmente sul lungomare, mentre camminavamo con Carlo ci fu un diverbio con Marini e Scariati, che si concluse dopo che arrivammo a dirci cosa vogliamo fare? vogliamo bisticciare? E la cosa finì lì. Mastrogiovanni entra in gioco successivamente in via Velia, alle 21,40, circa tre ore dopo il faccia a faccia sul lungomare, dove era ancora giorno, tra l’altro era una splendida serata d’estate. Dunque mentre saliamo per via Velia, per ritirarci a casa, perché io allora abitavo a Porta Rotese e Carlo in Piazza Principe Amedeo, ex mutilati, mi fermo a comprare un pacchetto di sigarette (che forse mi hanno salvato la vita), dopodiche vediamo di 2fronte a noi gli individui che riconosciamo come quelli del lungomare, a cui si è aggiunto un terzo, (Mastrogiovanni), ci incrociamo mentre passano dall’altro lato, ci superano e nello girarmi vedo che ritornano indietro. Mastrogiovanni mi viene incontro, mi si avvicina e mi afferra il braccio sinistro che io tengo in alto come per pararmi e nel frattempo Marini mi colpisce con il coltello alla gamba destra, ma in realtà ha colpito anche il Mastrogiovanni e me all’inguine. Faccio in tempo a girarmi e vedo che Carlo sta scalciando Marini che gli è addosso, mentre il coltello schizza via e lo afferro per primo, ma mi ritrovo Scariati di fronte che brandisce un altro coltello: sono attimi, poi rapidissimi i tre fuggono.
L’emozione prevale sull’incalzare dei ricordi e la commozione ha il sopravvento. L’avv.Alfinito si ferma un attimo ad asciugarsi gli occhi lucidi e poi riprende con il racconto di quei momenti tremendi.
Mentre io chiamo aiuto c’è la gente affacciata alle finestre, è il 7 luglio, fa caldo, era una bellissima serata, le macchine passano ma nessuna si ferma, allora mi paro in mezzo alla strada e ne fermo una, mentre Carlo è appoggiato ad un auto, lo faccio caricare e salgo anch’io e mi faccio portare all’ospedale di via Vernieri.
Sono ferito, e la coltellata mi dà una sensazione strana, paralizzante, una sensazione di freddo, di gelo. Ricordo che arriva Pippo Falvella all’ospedale sconvolto ed i poliziotti lo allontanano in malo modo, allora tento di avventarmi su di loro, ma avverto un dolore fortissimo e svengo, verrò poi operato, e senza anestesia.
Il dopo. Naturalmente non potè partecipare nemmeno ai funerali.
No, dopo un mese di ricovero andai a Roma e ritornai credo a fine agosto.
Dalle sue parole le responsabilità mi sembrano emergere chiaramente: fu un agguato ed un aggressione studiata da parte degli anarchici…
Guardi, le dico solo che la Corte di Assise di Appello presieduta dal presidente Napoletano, sentenziò che “se vi fu preordinazione, vi fu da parte degli anarchici”.
I processi. Il dopo è anche questo. Che ricordi ne ha?
In primo grado sono stato assolto, in secondo condannato per rissa, ma ho fatto di tutto per la riabilitazione ed ho ottenuto piena soddisfazione.
Il collegio difensivo per me e Falvella fu composto dagli avvocati Mele e Gassani, Camillo De Felice e Giuseppe Mario Pierro, ed dal De Marsico per Falvella
Dall’altra parte per Mastrogiovanni l’avv.Lentini- e si disse che Franca Rame addirittura fece intercessione presso Fidel Castro affinchè il senatore del PCI Terracini assumesse la difesa di Marini. Di lui ricordo che mi colpì particolarmente l’espressione con cui ci definì in dibattimento, ci appellò “esalazioni mefitiche”…
Il processo fu militarizzato dagli extraparlamentari di sinistra e spostato a Vallo della Lucania perché logisticamente era più gestibile dalle forze dell’ordine ed al riguardo ricordo un episodio che mi accadde proprio fuori del Tribunale quando casualmente un anarchico mi pesta un piede, si gira e riconoscendomi scappa terrorizzato.
Il partito vi fu vicino in quell’occasione?
Dal partito ho sempre ricevuto sostegno, da Almirante una forte solidarietà.
Ad Almirante ho voluto un mare di bene, anche se non ho condiviso tante sue scelte, specialmente che noi giovani venissimo frenati.
Torniamo al processo…
Nella motivazione della sentenza come compromesso politico-giuridico si scrisse che Falvella nell’atto di fronteggiare Marini aveva…incontrato il coltello, perciò Marini fu condannato a 12 anni (poi nove in appello, ma ne fece solo sette, perché fu accolto in comunità) per omicidio preterintenzionale continuato, ma l’imputazione originaria era di omicidio e tentato omicidio.
Prima del processo ci fu il confronto tra lei e Marini…
Per il confronto con Marini ricordo che fui portato in barella al carcere e nell’affrontare le rampe temevo che mi facessero cadere per le scale; quando vidi Marini gli urlai contro come un pazzo e per usare un eufemismo, gliene dissi quattro, quindi non ho sentito niente di quello che mi ha detto, e peccato che non potevo muovermi…
Ecco, proprio di Marini, che ritratto ne fa?
Premesso che Marini è stato sfruttato ed usato da quelli che apparentemente lo hanno difeso appare indubbio come, anche alla luce degli episodi accaduti successivamente al delitto Falvella, gli scoppi di ira in lui erano abituali e c’era in lui indubbiamente una tendenza alla violenza. Devo essere sincero, avrei voluto tanti anni dopo incontrarlo, ma proprio quando mi sentivo di farlo appresi dai giornali della sua morte (2001).
E’ vero che gli diedero mentre era in carcere anche il premio Viareggio per la poesia?
Sì, ma mi pare inverosimile, se penso che aveva delle difficoltà anche ad esprimersi in italiano…ma forse non si ha idea della macchina mostruosa che fu imbastita per difenderlo…bisognava difendere più che lui, un simbolo.
E di Mastrogiovanni?
Mastrogiovanni è, possiamo ben dirlo, la terza vittima, dopo quell’accadimento tragico infatti non si riprese più, e la sua morte, avvenuta di recente, è stata orribile, su di un letto di contenzione, per TSO, all’ospedale di Vallo, praticamente abbandonato. Credo abbia pagato le sue colpe.
Riguardo a Scariati?
Scariati, dopo essere stato prosciolto in istruttoria, sparì dalla circolazione.
Qual’era il clima di quegli anni?
Salerno era una città violenta, ricordo che gli extraparlamentari cercavano lo scontro, provarono più volte di attaccare la vecchia sede del MSI di via Diaz, ma non ci sono mai riusciti, così come anche ai comizi oceanici di Almirante in piazza della Concordia, tentarono di impedirli, ma noi ragazzi di allora siamo sempre riusciti a consentirli…
Io penso che l’antifascismo militante nasca proprio con la morte di Carlo, perché, come di rado è avvenuto, in questo caso furono presi con le mani nel sacco…e nasce da allora il motto uccidere un fascista non è un reato, anche dalle bombe di Catanzaro dove ci fu un morto durante una manifestazione antifascista.
Ma sono convinto che gli opposti estremismi sono stati creati per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da altri problemi quali la corruzione, le ruberie, e l’arco costituzionale fu il suggello di una consorteria di ladroni.
Noi ragazzi del MSI di allora credevamo nell’europa, nella nazione, avevamo dei valori profondi; tuttavia non ho nessuna nostalgia per quei tempi, perché è scorso troppo sangue da una parte e dall’altra, perché ripeto faceva comodo che succedesse, anche se i giovani di oggi li compatisco perché non hanno niente in cui credere.
Noi dovevamo conquistarci anche il diritto di andare a scuola, c’era un ‘arroganza incredibile da parte dei militanti di sinistra, una prepotenza che forse ci ha resi più duri. Tuttavia non ho mai creduto alla volontà rivoluzionaria degli extra parlamentari, tant’è vero che la sinistra extraparlamentare ha sbracato, penso siano stati strumentalizzati. Tant’è vero che la lista degli ex militanti di sinistra a Salerno morti per droga è lunga.
Avvocato Alfinito, forse le ho rubato troppo tempo, ci faccia un ritratto di Carlo Falvella
Si commuove di nuovo, stavolta in maniera più intensa, e le sue lacrime testimoniano dell’umanità di questo vecchio leone della politica e della sua purezza.
Non c’è alcuna spiegazione logica perché Marini sia passato da me a Falvella, solo perché Carlo ha cercato di fermare Marini, sono vivo perché Carlo mi ha salvato…
Lo scriva: ho avuto il privilegio di essere amico di Carlo Falvella.
Sono arrivato a Salerno da Caserta nel 1971 e nonostante il breve periodo vissuto insieme, Carlo era l’Amico, un amico vero, ed un legame come quello che avevo con lui non sono mai riuscito ad averlo in seguito, pensi mi veniva a prendere a scuola con l’ombrello se pioveva…
Era un ragazzo buono, vitale, molto allegro nonostante la malattia agli occhi, non l’ho visto mai abbattuto, mai scoraggiato o depresso, una personalità forte, rocciosa, di carattere, dotato di una vitalità incredibile, quasi animalesca, lo vedo che anche nella bara con vigore tenta di uscirne, con tutte le sue forze…
Si commuove ancora….
Devo dire grazie a due persone: l’avv. Ercole Corona e soprattutto mia moglie che mi hanno ripreso per i capelli, mia moglie mi è stata sempre vicina, non mi ha lasciato mai solo, ho avuto la fortuna di aver ricostruito la mia vita da allora.
In conclusione, cosa resta come memoria collettiva della tragedia di allora?
Guardi le dico una cosa, avverto la solidarietà di tutta la città, e questo anche grazie al sindaco De Luca che ha avuto il coraggio di spezzare un conformismo ipocrita.Al contrario, tutto il mio profondo disprezzo per la classe politica di allora….