Una vita per l’educazione dei giovani allo sport, al mare, al canottaggio. Il campione, l’istruttore, il master, ci ha lasciato materialmente. A chiunque metta la pala bianco-rossa in acqua l’onore e l’onere di eternarne l’esempio e l’insegnamento
Di Olga Chieffi
Nella giornata di ieri è mancato “fisicamente” ai vivi, Luigi “Gigi” Galizia, per tutti il Leone. Una vita sul mare, su quel “vasello snelletto e leggero, tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva”, per dirla col Dante del Purgatorio: gli esordi nel 1977, l’exploit, l’anno successivo sulla barca ammiraglia juniores e in 4 senza, rappresentante azzurro insieme ai suoi compagni di barca Giovanni Gaeta, Mario Sessa, Giuseppe della Gatta, Enrico di Cola, Giancarlo Catone, Alfredo D’Andria, Pasquale Cammarota con Nando Leone al timone, in Coppa del Mediterraneo e alle prestigiose regate internazionali di Bled, l’orgoglio dell’allenatore Marcello James il cui equipaggio tiene banco anche nel 1979. Poi, la passione si trasforma in professione, Gigi Galizia diventa insegnante di Educazione fisica e farà da secondo ai diversi istruttori che si sono alternati ai pontili dell’Irno, fino all’avvento, di Rosario Pappalardo. Gigi ha sempre continuato a vogare, a gareggiare, fino a due anni fa, campione d’Italia Master, con gli amici di sempre Renato Grimaldi e, con Alfonso Sanseverino, il titolo in Due senza, forse la barca più difficile. Quindi, Gigi G si è dedicato alle categorie Special Olympics e Pararowing del Circolo Canottieri Irno Salerno, tra cui la sua pupilla Marta Piccininno, che lo scorso febbraio ha stabilito il suo secondo record del mondo indoor sui 500 metri nella categoria PR3. Trascorrere una vita nello sport, da atleta e istruttore sempre a contatto con i giovanissimi, significa essere generosi, offrire aiuto, suggerimenti, ispirazione dentro e fuori il luoghi d’allenamento, la palestra, segnalare svolte e segnare prospettive, indicare una via e illuminarla, col proprio esempio, col proprio “fare”, col proprio porsi sempre in gioco, instillare il dubbio, che è la via per uscire dalla “selva”, un passaggio sicuro fatto di pochi principi chiari, su cui procedere, significa lavorare indefessamente con severità, nella costruzione dell’ Uomo, verso sempre nuovi traguardi, conquistati in prima persona. La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, di accendere una scintilla in chi viene dopo, un piacere puro, “gratuito”. Diverse le generazioni di atleti che ha prodotto che continueranno a porsi sulle sue tracce. Un dialogo, questo, che non è affatto terminato ieri, poiché si riaccenderà ogni qualvolta qualcuno formatosi a quella scuola, porrà tra le mani di un giovanissimo un remo, evocandone, così, l’insegnamento, lo spirito. “Dov’è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce” scrive Gesualdo Bufalino. Ancora attoniti, per l’improvvisa scomparsa dell’amico rimasto semplice, schietto e sincero, per aver perso inaspettatamente una persona con la quale si è condivisi momenti che sono patrimonio di un’umanità che cresce e migliora attraverso un’azione etica, che è quella dello sport, dell’agone pulito, della socialità, dell’ “otium”, non riuscendo a scorgere sino in fondo cosa si nascondesse nella filigrana di un evento, che proiettava dinanzi ai nostri occhi il profilo temibile della morte, saluteremo Gigi Galizia, oggi pomeriggio nella Chiesa di Sant’Agostino in Salerno, alle ore 16,30. Nel rinnovare commossamente il ricordo della sua figura, ci stringeremo con grande affetto la moglie Marina Boccassini, la figlia Morena la sorella Rosaria, insieme alla famiglia tutta, continuando, così, ad attuare il suo messaggio di un insegnamento sano, con un taglio pressantemente sociale di onestà e fiducia nel futuro e di solidarietà per il prossimo, che ha costituito il suo vero patrimonio spirituale. Sull’affiorare insistente, sottile e nostalgico di emozioni, colori, profumi, vivificati dall’ascolto di una specie di racconto, un filo di storia breve e pur intenso “pieno”, oggi reso disperato, e insostenibile, per la famiglia e tutti gli amici, dall’agire quieto, incessante e inesorabile, delle grandi leggi di natura, capaci di svelare il segreto di quell’anima senza tradirla, gettandovi soltanto un raggio di luce obliqua, scopriamo dentro di noi una nuova, particolare qualità d’animo, un patrimonio di sentimenti e valori ricchissimo, quell’educazione all’amore che Gigi Galizia, col suo esempio, nel suo passaggio terreno è riuscito a trasmetterci.