di Marco De Martino
SALERNO. La Salernitana, mercoledì prossimo a Monza, tornerà a giocare, 34 anni dopo, una finale di Coppa Italia. Ed alla mente di una intera generazione di appassionati granata non può non tornare in mente la doppia finale del 1980, quel Salernitana-Padova, che è inserita nella lista delle gare più discusse della ultranovantennale storia granata. Da quel giorno in cui i veneti ribaltarono l’1-3 subito al Vestuti con un incredibile 4-1 all’Euganeo, due scuole di pensiero si fronteggiano a Salerno. Quella dei “la partita fu venduta” contro quella dei “fu una partita storta, nulla più”. La storia, tramandata di padre in figlio, è giunta ai nostri giorni tra fatti accertati e leggende metropolitane. Quello che è certo è che la Salernitana visse in quella stagione, una delle crisi economiche più serie della propria storia. La Salernitana cambiò tre presidenti. Si partì con Antonio Ventura che lasciò a dicembre. Gli subentrò Federico De Piano che però dopo poche settimane lasciò il posto ad Enzo Grieco. I calciatori non percepirono gli stipendi e così a marzo decisero di mettere in mora la società Sulla panchina era tutto un viavai di allenatori: Viviani, Giammarinaro, Gigante, ancora Giammarinaro e, infine, ancora Gigino Gigante. Il tecnico salernitano, tra indicibili difficoltà, condusse la Salernitana al settimo posto in classifica ed, appunto, alla finalissima di Coppa Italia. Chi meglio di lui può dirci come andò? «In quella finale alcuni giocatori non fecero il proprio dovere fino in fondo -tuona l’ex allenatore granata- nella gara di ritorno qualcuno non s’impegnò al massimo». Gigante scende nei particolari: «In tanti non vedevano l’ora di lasciare Salerno e la Salernitana, ed a Padova fecero soltanto la comparsa. Non c’era in loro più la voglia di indossare la maglia granata». Il perché é presto detto: «I calciatori non percepivano gli stipendi da diversi mesi ed era comprensibile che qualcuno non avesse le motivazioni giuste per affrontare una partita così importante. Il mio più grande rammarico -prosegue Gigante- nasce però dal fatto che mi aspettavo che si sacrificassero almeno per questa ultima partita ed invece qualcuno tradì la mia fiducia». Una delusione enorme per il salernitano, che da quel triste giorno non ha più messo piede in panchina: «Dopo quella sconfitta di Padova -racconta Gigi Gigante- decisi che non avrei più fatto l’allenatore. Dopo tante peripezie eravamo riusciti a risollevarci, soprattutto perché tanti calciatori mi stimavano e giocavano solo per il rapporto di amicizia che ci legava. Avrei voluto regalare una gioia alla tifoseria, che dopo il successo dell’andata al Vestuti credeva di conquistare l’ambito trofeo. Ed invece qualcuno decise di non giocare al massimo e così -conclude Gigante- la Coppa Italia finì nella bacheca del Padova». Partita venduta o partita storta? Il dubbio rimane e, probabilmente, rimarrà per sempre. Alla Gregucci band l’arduo ma stimolante compito di riscrivere la storia. Con un lieto fine, stavolta.