Gianluca Urti, Nuove direttive Ue su case green: «Non è tassa occulta ma grande opportunità» - Le Cronache
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Gianluca Urti, Nuove direttive Ue su case green: «Non è tassa occulta ma grande opportunità»

Gianluca Urti, Nuove direttive Ue su case green: «Non è tassa occulta ma grande opportunità»

di Erika Noschese
L’Ue raggiunge l’accordo sulle case green, in virtù dell’obbligo di abbandonare i combustibili fossili nelle abitazioni posticipato nel 2040. La nuova direttiva traccia un percorso Ue per raggiungere un parco edifici neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. A fare il punto l’ingegnere Gianluca Urti della Urti Re Projects srl con sede a Salerno, Roma e Venezia. Tra gli obblighi quello di installare pannelli solari sugli edifici ad eccezione di quelli residenziali, mentre restano contemplati gli edifici pubblici e quelli non-residenziali di grossa stazza, con eccezioni.
È stato raggiunto un accordo per quanto riguarda le case green, in cosa consiste e quali sono le novità?
«Nel pomeriggio di mercoledì scorso, il 6 dicembre, le istituzioni dell’Unione Europea hanno raggiunto dopo sei mesi di trattative un accordo sulle nuove regole per le prestazioni energetiche degli edifici. Il testo, prima di diventare operativo, dovrà passare attraverso il processo di ratifica da parte del Consiglio e del Parlamento europeo, per poi essere recepito nelle legislazioni nazionali degli stati membri. L’accordo rappresenta un punto di convergenza tra le esigenze specifiche di ciascun paese e presenta un’impostazione sicuramente più graduale rispetto alla bozza iniziale approvata il 16 marzo dello scorso anno. Restano comunque in piedi i pilastri principali della norma: il percorso di riduzione parte nel 2020 e arriverà al 2050, quando il patrimonio edilizio dell’Unione dovrà essere integralmente ad emissioni zero. La maggior parte degli interventi di efficientamento dovranno riguardare gli edifici esistenti meno performanti, che in Italia rappresentano il 43% del totale. Un punto di particolare rilievo è la graduale eliminazione delle caldaie alimentate a metano (così come gli altri combustibili fossili) entro il 2040, in favore di generatori a fonti rinnovabili, accompagnata dalla soppressione degli incentivi fiscali per la loro sostituzione già dal 2025. E nel 2030 tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni».
Questo secondo lei può essere la soluzione per ridurre l’impatto ambientale e avere una svolta in questo senso?
«Partiamo da due presupposti: il cambiamento climatico è un problema della generazione attuale (e non di quella futura) e gli edifici sono responsabili di circa il 40% delle emissioni di gas serra nell’UE. Migliorare la loro efficienza energetica è pertanto un passaggio cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla Unione Europea che, tra l’altro, mira a diventare il primo continente a impatto climatico zero. Ovviamente, oltreché sugli edifici si dovrà intervenire in maniera decisa anche negli altri settori che hanno un impatto significativo sull’ambiente, come il trasporto stradale e marittimo, l’agricoltura, la gestione dei rifiuti e le emissioni industriali. Non dimentichiamo inoltre che siamo una delle nazioni più soleggiate d’Europa, con una media di 2.500 ore di sole all’anno: i pannelli fotovoltaici funzionano molto bene in queste condizioni e possono produrre una quantità significativa di energia elettrica. Inoltre, non più tardi di un anno fa, l’Italia ha dovuto superare in maniera non indolore la dipendenza dal gas russo, a causa della guerra in Ucraina. In conclusione, la svolta verso le energie rinnovabili rappresenta una tappa essenziale nel contrastare il cambiamento climatico e non può più essere procrastinata né dal punto di vista politico né da quello economico».
Ci sono nuovi requisiti da rispettare, crede sia un bene o un ulteriore problema?
«A mio parere l’obbligo di adeguamento non è una “tassa occulta” ma rappresenta una grande opportunità. In Italia, la casa è la prima forma di ricchezza delle famiglie ed un appartamento efficientato vale sul mercato fino al 25% in più rispetto ad un immobile identico ma più energivoro. È poi da evidenziare che per gli edifici esistenti il termine per l’adeguamento è comunque abbastanza lungo (si parla pur sempre di 26 anni): in questo lasso di tempo, soluzioni tecnologiche meno inquinanti, altamente performanti e con costi di gestione inferiori diventeranno sempre più diffuse e quindi più convenienti. In ogni caso rimangono esclusi dagli obblighi di adeguamento gli edifici storici e quelli agricoli. Inoltre, per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione, rispettare gli standard più elevati in termini di efficienza energetica, resistenza sismica e comfort abitativo è ormai essenziale non solo per il rispetto di normative ma anche perché, in mancanza di tali requisiti, l’immobile risulterebbe poco appetibile sul mercato».
Alla luce delle nuove norme secondo lei sarà più semplice ristrutturare casa?
«Nello spirito di incentivare la transizione, è ragionevole ipotizzare che saranno confermati anche nei prossimi anni gli incentivi attualmente vigenti per l’installazione sistemi di riscaldamento ibridi e per la produzione di energia da fonti rinnovabili (solare termico e pannelli fotovoltaici). Benché la stagione del superbonus sia giunta al termine, i bonus edilizi per interventi di efficientamento energetico, come la sostituzione degli infissi e la coibentazione dell’involucro, restano pienamente attivi e presentano aliquote che variano dal 65% all’85% del costo totale dell’intervento. Quindi la spesa per l’adeguamento non grava interamente sui cittadini, ma può essere recuperata in gran parte dalle tasse degli anni successivi. Da ultimo, il costo dei sistemi evoluiti come la climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza e i sistemi di cogenerazione tenderà a calare sempre di più grazie al progresso tecnologico e alla crescente diffusione di tali soluzioni, trasformandoli da prodotti di nicchia a beni di consumo accessibili a un pubblico più ampio».
Quali sono secondo lei i problemi da risolvere ancora?
«Indubbiamente l’approvazione della direttiva è solo il primo di una serie di passi da compiere. Una volta che la normativa dell’Unione Europea sarà approvata, sarà necessario integrarla nelle legislazioni degli Stati membri e successivamente attuarla, garantendo annualmente il rinnovo delle agevolazioni fiscali per l’efficientamento energetico degli immobili. Tuttavia, la vera sfida risiede nell’effettiva implementazione di queste misure: stiamo parlando di una pianificazione a lungo termine, quindi il percorso sarà lungo e articolato. Mi lasci tuttavia fare una breve considerazione conclusiva. La Generazione Z, quella delle ragazze e dei ragazzi nati tra il 1997 e il 2012, è destinata a diventare la prossima classe dirigente e dimostra un crescente interesse e sensibilità verso le questioni ambientali, lo spreco, la sostenibilità e l’inquinamento. Fin dai primi anni di vita, i ragazzi della generazione zeta hanno sperimentato direttamente gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici e sono stati educati fin dall’inizio della loro formazione scolastica sull’importanza delle tematiche ambientali nel contesto mondiale contemporaneo. In sostanza, ci sono tutte le premesse per un’autentica svolta verso la sostenibilità».