di Erika Noschese
«Da mesi chiedo al Direttore del Gff di rendere pubblici i nomi e i compensi di coloro che lavorano con il Festival. Ci voleva un blocco dedicato della trasmissione Quarta Repubblica di Porro per fargli dire che sono impiegati il figlio, la nuora, l’associazione della moglie ed altri congiunti che sono tra i fornitori di servizi. A questo punto chiediamo di conoscere i compensi e l’entità degli affidi nei servizi perché dissentiamo profondamente da quanto affermato da Gubitosi secondo il quale il Gff, essendo una sua invenzione, debba rimanere patrimonio di famiglia da tramandare di generazione in generazione, per linea di sangue verticale ed orizzontale». Lo dichiara il Senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, Commissario Regionale del Partito in Campania dopo la puntata andata in onda lunedì sera del fortunato programma di rete4 che ha acceso i riflettori sulla vicenda relativa al Giffoni Film Festival e l’inchiesta della Corte dei Conti di Napoli. «Non funziona così quando si tratta dell’utilizzo, negli anni, di milioni e milioni di risorse pubbliche. Ci dispiace dover registrare questa mentalità profondamente lesiva del rispetto del danaro pubblico soprattutto quando sono state inscenate anche proteste per il taglio del finanziamento governativo. Visto che è stato invocato rispetto per il GFF si dia rispetto ai cittadini, proprietari delle risorse pubbliche, nel fornire il dettaglio dei compensi dei relativi dipendenti, consulenti e fornitori dei servizi. Abbiamo capito la logica ma vorremmo conoscere anche gli importi», ha aggiunto il senatore Iannone. La giornalista di Rete4 infatti ha fatto tappa a Giffoni Valle Piana e ha intercettato il patron del Festival che ha confermato, senza troppi giri di parole, l’impegno diretto di moglie, figli e nuora. «Siamo in una fase ancora istruttoria, noi siamo certi che tutto si risolverà, anche per la lealtà che mettiamo per gestire le risorse pubbliche», ha detto il patron. Sotto accusa ci sarebbe il costo per il trasporto di giurati ed ospiti del Gff e in particolare per la società Mancino che garantiva mezzi e personale mai realmente messi a disposizione in quanto nella maggior parte dei casi si procedeva con gli sponsor che mettevano a disposizione le auto a costo zero. «Il danno erariale deriva dalla differenza tra quanto pagato alla ditta privata e il servizio effettivamente reso. Sono stati spesi dei soldi ma il servizio reso non corrispondeva quanto stabilito nel contratto», ha spiegato il sostituto procuratore della Corte dei Conti di Napoli Mario Senatore a Quarta Repubblica. Il patron del Gff prova però a minimizzare: «stiamo parlando di 15 auto, questo è tutto e sicuramente non risolvono i nostri problemi. Poi, il resto è tutto da dimostrare, siamo in fase istruttoria». E poi inevitabile il riferimento alla protesta messa in piedi contro l’allora ministro della Cultura Sangiuliano. E sugli incarichi ai familiari dice: «noi non siamo un soggetto pubblico, mia moglie non prende un euro. La sua associazione fa tante attività e prende dei contributi da noi – ha aggiunto Gubitosi – È una storia di famiglia questa, la nostra storia. Mio figlio è laurato, bravissimo, ha mangiato pane e festival e ditemi perché devo fare un bando per assumere mio figlio. Questa è la mia vita, quindi mio figlio e mia figlia hanno tutto il diritto di prendere in mano l’azienda di famiglia. Poi si vedrà». Gubitosi prova poi a buttarla sull’impatto sul territorio ricordando che la stragrande maggioranza delle persone assunte è di Giffoni. «Mia nuora è bravissima, conduce attività del festival per bambini ma parliamo di un contratto piccolissimo. Ho creato nel deserto una cosa che non è pari né in Italia, né in Europa, né nel mondo e io tutto questo a chi lo devo lasciare?».