GERGIEV, OREN E GLI IMBECILLI IN LATINO - Le Cronache Ultimora
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GERGIEV, OREN E GLI IMBECILLI IN LATINO

GERGIEV, OREN E GLI IMBECILLI IN LATINO

di Peppe Rinaldi

Sul finire del secolo XIX gli studenti delle università inglesi più prestigiose (Eton, Oxford, Cambridge), molto prima che queste si trasformassero in incubatori allucinati dell’orribile cancel culture di oggi, usavano prendersi in giro reciprocamente con dotte battute di spirito, spesso comprensibili solo a chi avesse studiato in un certo modo e in un certo posto. Il latino e il greco antico facevano, come sempre, la parte del leone. Tra scherzi e canzonature ce n’era uno in particolare che recitava, grosso modo, così: “Good morning mister Arlington, oggi la vedo imbecille, come mai?”. Questi, divertito, rispondeva a piacere a seconda della situazione: “Ha ragione mister Windsor ma l’ho dimenticato a casa, la prossima volta non sarò imbecille”. Chi capiva stava al gioco e rideva, chi non capiva si chiedeva come mai mister Arlington non avesse reagito all’offensiva «parolaccia».

Questo preambolo per argomentare cosa? Che «imbecille» in latino significa «senza bastone» (da «in-bacillum», derivato di «baculum», a sua volta dal greco «bakton», bastone) nel senso di «senza appoggio», per indicare una posizione debole, malferma, con scarso fondamento, nel suo significato fisico. Lo slittamento semantico oggi ci regala il significato che attribuiamo alla parola «imbecille», che non necessita di spiegazioni. Pertanto, usare la parola «imbecille» ma nell’accezione latina sarà qui possibile e consentito. Non ci sia, dunque, offesa nelle nostre parole volte a soddisfare la richiesta del nostro caro direttore Tommaso di un commento sui recenti avvenimenti salernitani relativi a Valerij Gergiev e Daniel Oren, due pezzi da novanta della musica e della direzione d’orchestra che patiscono (?) la propria appartenenza etnico-culturale, l’una russa e l’altra israeliana. I fatti sono noti, fin troppo, quasi obbligata è ora la strada per brevi considerazioni e lapidarie.

E’ una posizione imbecille, tenuta da individui imbecilli, forzare la mano e chiedere che il suo concerto nella reggia di Caserta non debba svolgersi perché “amico di Putin”, del quale “condivide linee e scelte politiche” e roba del genere, come poi alla fine è avvenuto con lo stop alla manifestazione. Cancelliamo allora dal nostro orizzonte Wagner, vivo nel cuore del nazismo, oppure smettiamo di studiare Heidegger, per un certo periodo convinto sostenitore di Hitler. Che sul caso abbiano prevalso figure antitetiche, per grado culturale e distanza personale, come Pina Picierno e Alessandro Giuli, non attenua l’assenza di qualsiasi logica, fondamento, non elimina cioè l’imbecillità, specie se si considera la particolarità di questa guerra in Ucraina, una delle guerre più ambigue e misteriose del panorama internazionale.

Altra cosa, incommensurabilmente diversa dalla vicenda Ucraina, è la guerra in Israele, la «guerra delle guerre», all’incrocio delle vite di tutti noi occidentali, piaccia o meno.

Chiedere che Daniel Oren venga rimosso dalla direzione del Verdi non è solo una posizione imbecille, debole, senza costrutto, è pure una posizione pericolosa. L’ha fatto formalmente il presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Salerno, Antonio Cammarota. Avvocato, da anni impegnato in politica, se non ricordiamo male nel centrodestra, per poi farsi la solita, legittima, lista personale che di riffa o di raffa almeno ti fa tornare in Consiglio. Sostiene Cammarota che Salerno deve adottare lo stesso criterio valso per la cacciata di Gergiev da Caserta. Fin qui è solo una cosa un po’ imbecille. Dove diventa più imbecille è quando Cammarota ci informa di essere a conoscenza del numero preciso dei bambini palestinesi uccisi dagli israeliani a Gaza. Dice che sono “trentamila”, dopo aver premesso, inutile dirlo, che lì è in corso “un genocidio”. In nessuna guerra si è mai riusciti a sapere con precisione il numero dei caduti sul campo quotidianamente sotto un bombardamento, perfino negli eserciti più organizzati, serviva del tempo per fare calcoli e conti. Figuriamoci, poi, nelle guerre che si svolgono in scenari urbani e figuriamoci, ancora, in formicai come Gaza dove tutto è fatto apposta per far succedere tragedie, militari e civili non si distinguono, ospedali, scuole ed altro vengono usati apposta per suscitare la imbecille (stavolta in senso italiano) reazione del ribaltamento della scena dando la colpa a Israele in loop. Oggi, invece, sappiamo quanti morti ci sono stati in un bombardamento israeliano quando ancora le bombe stanno piovendo, e lo sappiamo grazie al mitologico “Ministero della Salute” o della “Protezione Civile” di Gaza: dovrebbe far ridere questa cosa, invece tre quarti del mondo si beve le informazioni e i dati che diffondono autorevoli e credibili e disinteressati «enti» come quelli palestinesi, tutto lanciato poi dalla sola Al Jazeera e rilanciato dalle agenzie di tutto il mondo senza fare un plissé, in pratica le informazioni le danno le stesse persone che hanno scatenato questo inferno senza fine, e in che modo. Ecco perché non se ne esce da questa storia. Ora Cammarota, che sa pure con altrettanta precisione che sono “30mila bambini” (gliel’avrà detto Amnesty International o Francesca Albanese) in virtù di tale e tanto trasporto emotivo, chiede all’Aula di votare una mozione e mandare via Daniel Oren dal Verdi. La speranza è che sia stata una provocazione perché la cosa sembra piuttosto imbecille, senza base d’appoggio logica o reale, e, pertanto, viaggiante in puro spirito «1939», come tutto l’universo pro Pal del resto: Oren va cacciato perché sionista, immaginiamo, quindi perché israeliano, quindi perché ebreo. Si può tentare di bizantineggiare quanto si vuole con aggettivi e parole, il senso imbecille è quello.

Buttandola sul drammatico, diremmo che è una roba schifosa, oltre che imbecille, diffusissima certo ma non per questo meno disgustosa. Aggiunge, il presidente della Commissione Trasparenza che “…il Consiglio comunale di Salerno ha già votato una mozione pro Gaza…”. Che quella delibera, come tante altre in tutt’Italia, incarnasse il senso pieno dell’imbecillità (in latino), ecco, questo già lo sapevamo. Forse ancor prima dei fatti di Gaza.