di Monica De Santis
Le dichiarazione del presidente De Luca sulle modalità di rientro a scuola a settembre, continuano a tenere banco tra i genitori dei comitati scuole aperte nate durante il periodo del lockdown quando in Campania le scuole di ogni ordine è grado, per sicurezza dei docenti e degli alunni sono furono chiuse dallo stesso Governatore. A scendere in campo ieri è stata l’Associazione Scuole aperte Campania, aderente a Rete Nazionale Scuola in Presenza, che in una lunga nota ha contestato De Luca precisando che “I genitori e gli insegnanti dell’Associazione e della Rete sono contrari a qualunque tipo di condizionamento per la presenza a scuola dei ragazzi. Non sussiste alcun tipo di obbligo vaccinale attualmente in Italia e vogliamo che venga rispettata la volontà di tutti. Inoltre rivendicarela libera scelta in tal senso non autorizza nessuno ad etichettarci come no vax, e diffideremo formalmente chiunque dal farlo”. Secondo quando affermano i rappresentanti dell’associazione pur riconoscendo la validità dei vaccini per la salute pubblica e come rimedio utile per le fasce di popolazione a rischio (i minori non lo sono, scrivono, n.d.r.) ai fini del contenimento dell’epidemia. Precisano che questo però non è “una caramella” ma un trattamento sanitario da somministrare a chi ne ha bisogno. E quindi “Lascia sinceramente sconcertati che la maggiore preoccupazione del Presidente De Luca sia rivolta non a convincere quella fascia di popolazione più a rischio che in Campania costituisce ancora un’ampia fetta che non si è vaccinata, ma a subordinare la scuola in presenza alla vaccinazione dei minori, ovvero la fascia meno esposta al Covid grave. A tal proposito si evidenzia che in Campania i cittadini nella fascia di età 70-79 anni risultano immunizzati al 61%, percentuale che si riduce al 45% nella fascia 60-69, situazione che dovrebbe destare grave preoccupazione, essendo soggetti suscettibili di malattia sintomatica, e conseguente ospedalizzazione. La sana politica si fa studiando i dati e le evidenze scientifiche e diffondendole attraverso la circolazione delle idee e il confronto, non certo attraverso la sottrazione di diritti e l’imposizione di trattamenti, come preteso dall’amministrazione regionale, a corto di migliori argomenti.- proseguono – Le affermazioni del Presidente continuano ad essere illegittime e gravi perché il diritto all’istruzione in presenza è un diritto costituzionale che ogni istituzione deve garantire nel rispetto delle misure di sicurezza necessarie per combattere la diffusione del virus. Si ricorda che nei principali paesi europei si è deciso di non raccomandare la vaccinazione in fascia 12-18 anni, mentre in Campania la si vuole considerare addirittura una condizione necessaria per la frequenza scolastica, perpetrando un doppio dolo, scientifico e giuridico/etico. – continuano i rappresentanti dell’associazione – Preoccupa fortemente la scarsa considerazione da parte di chi si occupa di salute pubblica delle gravissime conseguenze che si stanno verificando nei ragazzi a causa di un eccessivo e non giustificato utilizzo prolungato della Dad. Si ricorda infine come l’UE, ha disposto che vadano impedite discriminazioni dirette o indirette verso persone non vaccinate, per ragioni mediche, per gruppi esclusi da quelli per i quali il vaccino è raccomandato, come i bambini, perché non hanno potuto farlo o che scelgono di non essere vaccinate. E’ chiaramente scritto infine che “il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati.” Chiediamo pertanto maggiore senso di responsabilità verso i ragazzi campani e continueremo a batterci affinché chi chiede di salvaguardare il sacrosanto diritto all’istruzione, senza ricatti”.