Gargani: Ecco che anno ci aspetta - Le Cronache
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Gargani: Ecco che anno ci aspetta

Gargani: Ecco che anno ci aspetta

È un anno particolare con una guerra in Ucraina non prevista perché tutto il mondo riteneva che non ci sarebbe stata mai più l’invasione di uno Stato nei confronti di un altro Stato indipendente, per distruggere la sua autonomia. La guerra continua e continuerà e ha sconvolto il vecchio ordine mondiale costituito dopo la seconda guerra del 1940. Non è ancora ipotizzabile quale potrà essere il nuovo ordine ma gli Stati e governi soprattutto quelli europei sono chiamati a rafforzare la democrazia interna determinare il nuovo ordine. Alla guerra si aggiunge la presenza di una nuova emergenza sanitaria per il covid e le elezioni che si sono tenute a settembre anche queste non previste, che hanno sconvolto l’assetto politico. 

Ma alla fine dell’anno il pensiero non può non andare alla perdita di due campioni della cultura e della politica De Mita e Bianco.

Ecco le sue valutazioni sul risultato delle elezioni

Ha vinto per la prima volta in Italia la destra e poichè si sono resi conto che è nata ora la seconda Repubblica. Negli anni passati tutto quello che è avvenuto sul piano politico ha costituito una variante della prima Repubblica, il 25 settembre invece hanno subito una flessione importante i tradizionali partiti democratici e ha vinto il movimento “fratelli d’Italia“ guidato dall’on. Meloni che ha raccolto i voti della lega, movimento equivoco senza guida, senza identità e i voti della corrente di destra di Forza Italia. 

Ma ha vinto il centro destra

Debbo dire assolutamente no perché si continua a parlare in maniera equivoca e approssimativa di centro, destra così come di centro sinistra senza rendersi conto che ha completamente archiviato la strategia culturale politica che quelle espressioni contenevano: erano linee politiche proprie dei partiti pluralisti che al loro interno contenevano in maniera dialettica le diverse tendenze.

Insomma il centro destra e il centro sinistra hanno indicato una politica che qualificava le forze politiche e i governi

Si, ma quella politica era già in crisi negli anni 90, e si è stancamente trascinata fino a settembre scorso e oggi è solo un ricordo.

Ora governa una destra senza centro perché Berlusconi avendo sfiduciato un governo di “centro“ come quello di Draghi ha mostrato di non avere più la cultura di governo e le caratteristiche di centro che pur lo hanno caratterizzato per tanti anni, la Lega si è ridotta a sollecitare un pericoloso populismo con velleità qualunquistiche.

La destra e la sinistra non hanno mai governato in Italia perché il “centro“ nelle sue espressioni ha guidato le coalizioni da una posizione forte con un’adeguata cultura di governo.

Angelo Panebianco ha scritto di recente che “le fasi in cui la democrazia esibisce maggiore stabilità sono quelle dominate da forze centristiche. E si capisce perché: sono forze che dispongono della flessibilità necessaria per stipulare i compromessi senza i quali non si governa le nostre società comprese“. 

Il centro però è in crisi e il Governo ha sofferto e soffrirà 

Le confesso che l’Italia soprattutto nell’ultima legislatura non è stata governata e questo ha costretto il Presidente della Repubblica a indicare un presidente del consiglio per un governo “senza formula politica“. 

La cultura di governo non si inventa da un giorno all’altro e non si improvvisa ma ha bisogno di un lungo e accorto processo.

D’altra parte la nostra è una democrazia difficile che risente della crisi che attraversano tutte le democrazie del mondo.

Lei ha detto che tutti i partiti tradizionali hanno avuto forti flessioni in particolare il PD: 

Il Pd ha perduto perché non avendo identità si è adagiato su un populismo istituzionale per rincorrere cinque stelle, e ha prodotto danni a se stesso e alle istituzioni! Basti pensare alla proposta del taglio dei parlamentari che ha ottenuto il voto della stragrande maggioranza del Parlamento! alle varie leggi sulla giustizia che contraddicono principi consolidati di diritto e il buon senso legislativo. Ma diciamo una cosa ovvia e sacrosanta. 

In tutte le elezioni è necessaria una “offerta” elettorale credibile il PD come altre liste presentate non offrivano “cose“ credibili e non proclamavano la loro identità con un “valore“ riconosciuto.

La destra ha fatto sentire la sua identità forte e l’on Meloni ha dato l’impressione di “guidare” la coalizione ancorché divisa su tutto. La destra ha archiviato le vecchie logiche che hanno tenuto in vita i vecchi movimenti. 

Il PD non sarebbe stato in grado di fare un governo neppure con il partito dei Verdi e della sinistra che pure aveva all’interno della stessa lista.

Ma il Pd aveva al suo interno cattolici e democristiani

Dopo oltre vent’anni si è contestato anche da parte dell’elettorato la impossibilità di una minima convivenza tra cattolici e post comunisti e mi pare che si cominci prendere atto di questa realtà.

Nonostante il governo sia espressione della maggioranza degli elettori, lei ritiene la situazione grave

Senza partiti democratici così come previsti dalla Costituzione la democrazia diventa debole. Al posto dei partiti ci sono movimenti personalistici senza riferimenti culturali. Siamo tutti in difficoltà e il Censis ritiene che i cittadini siano “melanconici” e rassegnati.

C’è bisogno di interrompere questo circuito non virtuoso che porta al deterioramento delle istituzioni che non essendo più sostenute da partiti forti sono in balia di iniziative personalistiche che logorano lo Stato

Quali le sue proposte

Le dico che proprio il risultato elettorale può spingere i movimenti che vogliono qualificarsi, a fare una scelta: se la destra ha assunto una fisionomia, è necessario che venga fuori una sinistra democratica e socialista con riferimenti europei e un centro che non chiamo moderato ma dinamico, come lo definiva Aldo Moro già nel 1944 o un “centro vitale“, come lo definiva Arthur Schlesinger per distinguerlo dalla sinistra, con cultura di governo. Dopo un lunghissimo periodo di crisi dei partiti delle loro identità potremmo ricostruire un centro e una sinistra in alternativa alla destra come nella fisiologia tradizionale dei sistemi politici.

Oggi al di là del risultato elettorale, il PD è al dunque: o si divide ulteriormente e popolari e i riformisti ritornano al “centro“ con riferimento alla cultura popolare, o tutti insieme decidono che sono socialisti-socialdemocratici e il partito acquista la sua identità finalmente di sinistra. 

Ma debbo aggiungere che se la fase costituente e il congresso si svolgono con le primarie che rispondono ad un populismo molto scadente, non si potrà ricostruire un partito identitario. Come non capire questo?! 

Lei dunque auspica una rottura del PD

Faccio appello a tutti quelli che sono interessati al destino del nostro paese di superare il personalismo e la facile adesione ai movimenti che la moda o le emozioni momentanee promettono consensi… che sono momentanei.

Basta ricordare che Renzi ebbe il 40% e ora è il 2% che Salvini arrivò al 36% e ora ha il 7%, che cinque stelle ebbe alle elezioni del 2018 il 32% e ora sta al 15%, che la Meloni aveva il 2% ed è arrivata al 26% e durerà anch’essa un periodo limitato.

Il mio parere che se Salvini non avesse dato la sfiducia a Draghi per dare su un piatto d’argento il governo alla Meloni forse fino a maggio 2023 il consenso di fratelli d’Italia sarebbe scemato?! 

Dopo questa analisi credo realistica esaminiamo la situazione all’interno dei movimenti e ancora una volta del PD

Il popolare Pierluigi Castagnetti ha riunito i suoi amici a Roma e ha scoperto che il PD ha perduto la cultura di centro e quindi non può essere più un punto di riferimento.

Gli ho risposto che il PD non ha mai coltivato il centrismo, è stato un ibrido né di sinistra né di destra ed io mi auguro che i cattolici popolari che ancora stanno nel PD escano, abbandonino quell’equivoco. Sarà la prima scissione benefica per il partito che potrà di conseguenza scegliere la sua identità di sinistra. 

Spieghi in maniera più precisa 

Questo appello lo faccio in maniera più concreta in Campania.Ritorniamo tutti quelli che hanno avuto una storia nei vecchi partiti, non per tornare indietro o per nostalgia del passato ma per tornare al futuro in modo che i più giovani abbiano una possibilità di riconoscere una identità, un valore che li possa riconciliare con le istituzioni e con la democrazia. Soprattutto in Campania questa è un’opera di riconciliazione politica che tutti desiderano perché tutti aspirano ad avere una “casa politica“ e un riferimento culturale omogeneo. Dopo oltre trent’anni la diaspora politica dei partiti ha stancato tutti e avvilito cittadini che non votano e quelli che votano con grande difficoltà.Non si può più vivere nell’incertezza politica per le ragioni che ho risposto. Sono anni che non si fanno scelte politiche e il paese soffre e perde giorno per giorno il suo ruolo di protagonista in Europa e nel mondo. Si è scelto in questi anni un pragmatismo che non è realismo, conoscenza della realtà ma il presupposto del trasformismo: lo strappo più consistente tra le istituzioni e la vita quotidiana e invece in un momento così buio per l’umanità c’è bisogno di una “visione, c’è bisogno di ideali da indicare e da perseguire. Questo è il mio augurio per il 2023