Si chiamava Salvatore e aveva 51 anni, sposato con figli, il detenuto deceduto ieri all’interno dell’articolazione psichiatrica della casa circondariale di Secondigliano a Napoli. La causa del decesso sarebbe infarto, ma bisognerà attendere l’autopsia che si terrà in questi giorni. Salvatore è il quarto detenuto morto in Campania per un decesso le cui cause sono ancora da accertare. “Sulle persone diversamente libere, e malati psichiatrici, mi chiedo, è necessario il carcere, un carcere a vita?”, si chiede il Garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello. Salvatore qualche mese fa aveva fatto richiesta per una misura alternativa che non gli era stata concessa. “Cosa c’è bisogno per i detenuti malati psichiatrici? – chiede Ciambriello -. All’interno della nostra Costituzione il diritto alla salute è sancito dall’articolo 32, unico articolo in cui compare l’aggettivo fondamentale per tale diritto! Posso testimoniare che nelle carceri italiane e campane per diverse ragioni, per diverse motivazioni, tale diritto a volte non è rispettato, supportato, promosso e questo non solo dalle autorità sanitarie. Un caro ricordo che conservo di Salvatore è che quando lo frequentavo da solo o settimanalmente con le volontarie dell’Associazione “La Mansarda” faceva sempre richiesta di francobolli e buste per le lettere, era quindi un detenuto che scriveva molto. Utilizzava la scrittura come un ponte per comunicare con il mondo esterno, non solo lettere ai propri tre figli. Questa è la dimostrazione che i detenuti in genere e quelli che vivono con un problema in più (salute mentale, tossicodipendenza, solitudine) per loro la maggiore afflizione della detenzione è il tempo inutile, il tempo vuoto, il sentirsi soli e abbandonati dal mondo esterno. Per questo lancio un appello: non si può continuare a morire di carcere in carcere”.
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