Gallo: PMA vietata donne single: Abolire i divieti - Le Cronache Ultimora
Ultimora

Gallo: PMA vietata donne single: Abolire i divieti

Gallo: PMA vietata donne single: Abolire  i divieti

di Erika Noschese

 

 

Martedì la Corte costituzionale ha esaminato la questione del divieto di accesso alla fecondazione assistita per le donne single, un tema che riaccende il dibattito sulla legge 40 del 2004. Attualmente, questa legge consente l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) solo alle coppie eterosessuali, sposate o conviventi, costringendo le donne single a recarsi all’estero per realizzare il loro desiderio di maternità, oppure a ricorrere a metodi non regolamentati e rischiosi. La Corte costituzionale, chiamata a valutare la legittimità di tale divieto, ha ascoltato le ragioni delle parti coinvolte, in un’udienza che rappresenta un passaggio cruciale verso una decisione che potrebbe arrivare a breve. Qualora la Corte dovesse dichiarare illegittimo il divieto, le donne single potrebbero finalmente accedere alla PMA in Italia, ponendo fine a una discriminazione che le costringe a cercare soluzioni all’estero. La questione è stata sollevata dal tribunale di Firenze, a seguito del caso di Evita, una donna a cui è stato negato l’accesso alla PMA in una clinica toscana. Il tribunale ha messo in luce le disparità di trattamento e le incongruenze del divieto, sottolineando come la genitorialità single sia già riconosciuta in Italia in altri contesti. L’associazione Luca Coscioni, da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili, ha sostenuto Evita e un’altra donna, Serena, che hanno subito dinieghi simili. La decisione della Corte costituzionale è attesa con grande interesse, poiché potrebbe segnare una svolta nella legge italiana sulla fecondazione assistita, una delle più restrittive in Europa. Nel frattempo, l’associazione Luca Coscioni ha lanciato una campagna di raccolta firme a sostegno della rimozione del divieto, evidenziando come la PMA sia una realtà consolidata in Italia, con oltre 15.000 bambini nati ogni anno grazie a queste tecniche. Ce ne ha parlato il segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo.

Oltre agli aspetti legali e medici, quale impatto sociale e culturale ritiene che avrebbe una eventuale rimozione del divieto di accesso alla PMA per le donne single in Italia?

«Affermerebbe un principio importantissimo: la libertà di decidere per le donne di avere un figlio senza la necessità della presenza e del consenso di un compagno. Questa è una libertà che esiste se non c’è bisogno di ricorrere alla fecondazione assistita. Perché dovrebbe essere vietato a una donna di usare uno strumento che la medicina ha reso possibile?»

Quali sono i prossimi passi che l’associazione intraprenderà, indipendentemente dalla decisione della Corte costituzionale, per garantire i diritti delle donne single in materia di PMA, e quali sono le principali sfide che prevede di affrontare?

«Confidiamo che la Corte riconoscerà l’aspetto ingiusto e discriminatorio di questo divieto. Cancellare il divieto non crea nessun vuoto normativo. Noi continueremo a difendere la libertà e i diritti. Abbiamo lanciato una campagna, “PMA per tutte”, proprio per far conoscere l’attuale divieto e per chiedere che sia eliminato».

Come intende l’associazione continuare a supportare donne come Evita e Serena, e in che modo le loro testimonianze contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere il cambiamento legislativo?

«Le storie ci aiutano a capire meglio gli effetti di un divieto, che può essere difficile da capire. L’articolo 5 permette solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi di ricorrere alle tecniche riproduttive. Le storie di Evita e di Serena ci raccontano bene le implicazioni di questa limitazione».

Quali sono le implicazioni degli studi che analizzano le dinamiche delle donazioni di sperma sui social network, in particolare per quanto riguarda la potenziale mercificazione del corpo maschile e la trasformazione di un diritto in un’opportunità di incontro sessuale?

«Se intende i possibili scambi al di fuori della legge e del sistema sanitario, il punto non è tanto la mercificazione del corpo maschile ma i rischi sanitari e legali che un tale accordo può comportare».

In che modo le piattaforme social e i siti web di incontri contribuiscono a creare un ambiente in cui la donazione di sperma viene percepita come un’attività sessualmente carica, e quali strategie si potrebbero adottare per promuovere una visione più responsabile e consapevole di questo gesto, nel rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte?

«La cosiddetta eterologa fai da te, come ho già detto, ha dei rischi. Gli eventuali accordi presi tra le parti potrebbero non proteggere tutti i soggetti coinvolti. Immaginiamo una donna che si accorda con un uomo, donatore di sperma, per avere un figlio da crescere da sola. L’uomo potrebbe rivendicare dei diritti genitoriali oppure la donna potrebbe rivendicare dei diritti (economici o di altro tipo) nei confronti di quello che è di fatto il padre biologico del nato. Inoltre, anche il nato o la nata sarebbero a rischio in materia di diritti e di salute».

Alla luce della sua esperienza, quali sono le principali sfide che le donne single e le coppie omosessuali affrontano in Italia nel loro percorso verso la genitorialità, e in che modo le lacune legislative e la mancanza di informazione contribuiscono a spingerle verso soluzioni alternative, come le donazioni di sperma online?

«Quando c’è un divieto, spesso le persone cercano soluzioni per aggirare quel divieto. Ci sono sempre dei rischi. C’è poi il peso di sentirsi privati di un diritto senza che quella privazione sia giustificata o giustificabile. Ripeto: perché una donna non potrebbe ricorrere alla fecondazione assistita? E perché una coppia omosessuale non potrebbe ricorrere alla fecondazione assistita? Per le coppie di uomini, ricordo che l’unica azione del legislatore è stata quella di rendere la gravidanza per altri, già vietata alla legge 40 nel 2004, un reato anche se compiuta in un paese dove quella tecnica è legale».

Considerando i rischi sanitari e legali associati alle donazioni di sperma online, quali sono le strategie più efficaci per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di una maggiore informazione e di un quadro normativo più inclusivo in materia di procreazione assistita?

«Abolire i divieti. Non ci sono altre strade. Perché c’è ovviamente anche la possibilità di andare in un Paese dove questi divieti non ci sono, ma questa è una discriminazione. Non tutti possono permetterselo».

In che modo la mancanza di campagne informative istituzionali sulla donazione di gameti in Italia influisce sulla disponibilità di donatori e sull’accesso alla fecondazione eterologa, e quali sono le sue proposte per incentivare la donazione responsabile e sicura?

«In ogni contesto la mancanza o la scarsità delle informazioni costituisce una lesione al diritto alla conoscenza e all’esercizio della propria libertà. Non è poi detto che una esaustiva informazione aumenterebbe i donatori o l’accesso alla eterologa, ma le decisioni delle persone sarebbero più informate e più consapevoli. E questo è sempre un bene».