Fusandola, il torrente non poteva essere deviato «Rischio per i cittadini salernitani» - Le Cronache
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Fusandola, il torrente non poteva essere deviato «Rischio per i cittadini salernitani»

Fusandola, il torrente non poteva essere deviato «Rischio per i cittadini salernitani»

di Andrea Pellegrino

Tutti responsabili: dalla magistratura alla politica. Accuse durissime dall’avvocato Oreste Agosto del comitato No Crescent, commentando l’ultima inchiesta sulla deviazione del torrente Fusandola (con dodici indagati) a Santa Teresa. Dieci anni di battaglie – il primo ricorso al Tar è del 2009 – con nuovi sviluppi sulla costruzione del Crescent e dell’opera pubblica di piazza della Libertà. Costruzioni consentite grazie alla “deviazione del torrente Fusandola”. Il cuore dell’ultima inchiesta del pm Rinaldi è tutta qui: «Quel torrente non poteva essere deviato». «Lo diciamo da anni – spiega l’avvocato Agostoora c’è una perizia che accerta che quell’intervento è stato compiuto per consentire la realizzazione delle opere. Un torrente può essere deviato solo per motivi di sicurezza e non ci sembra che questo sia il caso». Agosto, così come Pierluigi Morena, Vincenzo Strianese e Alberto Alfinito, chiede che si fermi tutto con il contestuale «ripristino dell’alveo originario del torrente». C’è il pericolo esondazioni, così come scritto nero su bianco dal perito della Procura della Repubblica di Salerno. Pericolo che parte da via Fusandola e arriva fino alla costruenda Piazza della Libertà, il cui completamento dei lavori finirà ben presto nelle mani della Rcm dei fratelli Rainone, gli stessi che hanno realizzato gran parte del Crescent, dopo l’esclusione della Sacco Costruzioni dalla gara d’appalto del Comune di Salerno. Anche in questo caso, l’avvocato Agosto avverte: «Il dirigente del settore, che è anche il Rup (Luca Caselli), non può affidare i nuovi lavori perché è indagato nell’ambito dell’ultimo procedimento. Abbiamo diffidato gli enti preposti affinché questo non avvenga, per motivi di conflitto di interesse e di opportunità». Tutto da rifare, per l’architetto Enzo Strianese che ricorda anche le verificazioni che all’epoca dispose il Consiglio di Stato nel giudizio amministrativo sull’autorizzazione paesaggistica, rilasciata attraverso un silenzio assenso dall’allora soprintendente Giuseppe Zampino. «Quello che abbiamo sollevato durante le verificazioni è quello che oggi solleva il Ctu della Procura della Repubblica. Se ciò fosse vero allora le stesse cose dovevano valere anche all’epoca». Un problema idrogeologico serio, avverte il geologo Alfinito: «Non sono bastati i morti del ’54. Probabilmente ne servono altri prima di aprire gli occhi definitivamente». Tutti responsabili tuona Agosto che ricostruisce ancora una volta dieci anni di attività, fatta di amici e nemici: «Scriveremo al presidente della Repubblica, al ministro delle infrastrutture e dell’ambiente e chiederemo un incontro con il sindaco di Salerno e con il presidente della Regione Campania ma chiediamo una massima mobilitazione, a partire dai residenti di via Fusandola. Dalle carte si legge che i primi ad essere danneggiati potrebbero essere proprio loro». Una conferma, dunque, di quanto denunciato nel corso degli ultimi dieci anni: «Di fatto – ha sottolineato Pierluigi Morenail consulente della Procura ha fatto propri i concetti che abbiamo espresso nei nostri esposti. Un torrente non può essere assolutamente deviato per finalità legate a mera speculazione edilizia. Insomma, tutta l’operazione Crescent è abusiva e insanabile». L’INCHIESTA Rispondono, appunto, anche di azione o omissione colposai dodici indagati dell’inchiesta sulla deviazione del Fusandola. Secondo la Procura di Salerno avrebbero modificato il regime idraulico del torrente Fusandola, riducendo la pendenza allo 0.30%, così facendo sorgere e persistere il pericolo di inondazione, in particolare, in corrispondenza del tratto iniziale dell’alveo tombato del torrente ubicato a monte all’altezza di via Fusandola, quale conseguenza di insabbiamento della foce. Questo sarebbe emerso da un sopralluogo effettuato il 5 ottobre 2017 da un consulente tecnico nominato dal pm. Ad essere iscritti nel registro degli indagati sono: l’allora direttore dei lavori di Piazza della Libertà, Paolo Baia; il dirigente comunale Luca Caselli; l’ex dirigente comunale Lorenzo Criscuolo; l’amministratore del consorzio Tekton, Salvatore De Vita; il responsabile dell’ufficio tecnico di progettazione ed esecuzione dei lavori pubblici, Antonio Ragusa e i funzionari dello stesso ufficio, Ciro Di Lascio e Benedetto Troisi; Vania Marasco della Lotti associati; il responsabile ufficio impianti elettrici del Comune di Salerno, Luigi Pinto; il direttore dei lavori della Piazza, dal 2012, Marta Santoro; Antonio Ilario e Massimo Natale. Per alcuni c’è l’accusa di falso, contestata, in particolare a Criscuolo, Baia, Santoro, Di Lascio, Troisi,  Natale e Pinto. Per la Procura avrebbero attestato falsamente l’acquisizione di alcuni pareri, tra cui quello dell’autorità di Bacino e del Genio Civile – demanio fluviale. Ancora, tra le accuse mosse c’è quella di “invasione di terreni” per aver utilizzato aree demaniali nel tratto del torrente Fusandola interessato dall’intervento urbanistico di Santa Teresa. Il torrente poteva essere deviato così. Tant’è che il pm Carlo Rinaldi ha ipotizzato per gli indagati il reato specifico alla deviazione del corso d’acqua pubblico, compiuto per consentire l’intervento di riqualificazione dell’area di Santa Teresa, quindi la realizzazione di Piazza della Libertà e del Crescent.