di Andrea Pellegrino
Non tutti sapevano. Ma soprattutto non tutti potevano immaginare che quel torrente, il Fusandola, che provocò morte e distruzione sessanta anni fa, fosse stato deviato per consentire la realizzazione di una mega piazza (della Libertà) sul mare. Così l’argomento è piombato direttamente durante la due giorni promossa dall’ordine dei geologi della Campania promossa proprio per commemorare la “Malanotte” salernitana ma soprattutto per correre ai ripari rispetto ad una acclarata fragilità del territorio.
Ed invece si sono ritrovati con una sorpresa che ha lasciato di stucco lo stesso presidente nazionale del consiglio dei geologi alla vista del dossier consegnato dagli esponenti di Italia Nostra e del Comitato No Crescent.
A quanto pare il presidente del geologi non ha risparmiato il suo disappunto e a quanti gli hanno esposto il problema (tra cui Pierluigi Morena, Enzo Strianese ed Oreste Agosto) avrebbe mostrato le sue perplessità in merito ad un intervento “molto sconsigliato sotto il profilo idraulico”.
E lo stesso dossier, con la medesima reazione, è finito anche nelle mani dell’assessore regionale ai lavori pubblici Edoardo Cosenza, ieri tra i relatori del convegno al Grand Hotel.
Secco il commento di Francesco Peduto, presidente dell’ordine dei geologi della Campania sulla vicenda Fusandola: «Sulle mappe dell’autorità di bacino sono riportate delle zone a rischio lungo il fiume Fusandola. Ma non conosco i dati idraulici e cosa realmente è stato fatto». Quanto alla deviazione, dice: «Ci sono tutte le autorizzazioni. Ora occorre capire sulla base di quali riscontri sono state rilasciate queste autorizzazioni. Chi ha firmato si è assunto l’onere di ciò».
E Peduto non si sottrae ad un commento anche su Porta Ovest e soprattutto sui lavori di consolidamento e messa in sicurezza che sono in corso mentre procede l’opera. In particolare per quanto riguarda la zona di San Leo (quella che vedrà l’abbattimento dell’ex scuola di Canalone e del campetto di calcio): «Le opere di messa in sicurezza delle zone limitrofe all’intervento – spiega – andrebbero fatte prima, non durante lo scavo delle gallerie. Ma evidentemente anche in questo caso sanno quello che fanno».