di Matteo Maiorano
Liti, figli sottratti e rivolte. Sono circa 41 le donne che vivono particolari condizioni di disagio presso la casa circondariale di via del Tonnazzo. «Fuorni è una vergogna tutta italiana. La situazione è rimasta immutata dal 2015, anno della mia ultima visita. C’erano danni strutturali e ci sono stati interventi dopo i nostri solleciti. Ma i problemi restano nella gestione e nei programmi di rieducazione». Florinda Mirabile a margine della sua visita al penitenziario ha snocciolato numeri preoccupanti. Per l’avvocato la situazione non è migliorata e da tre anni a questa parte si vivono drammi quotidiani. Mirabile si è soffermata sul caso di una donna a cui è stato sottratto il figlio nonostante l’accusa sia ferma al primo grado di giudizio.«Le criticità peggiori si vivono nella sezione femminile, dove vivono 41 donne. Ho trovato madri a cui sono stati sottratti i figli. Una di esse mi ha riportato una cosa gravissima: è stata condannata in primo grado con l’accusa di aver favorito lo spaccio di minori. E’ però in attesa di appello ma suo figlio è stato già dato in adozione. Con altri due gradi, se la donna dovesse essere assolta in cassazione non potrà comunque riavere suo figlio». La soluzione da adottare sarebbe dovuta essere diversa: «La donna andava condotta presso l’Icam e messa insieme al figlio per garantire l’affettività: siamo arrivati a livelli assurdi. Si pensa soltanto a punire e non a porre rimedio. Le carceri così perdono il valore rieducativo. La donna mi ripeteva di aver perso il diritto di essere madre: non viene concessa una seconda possibilità a nessuno». La situazione generale non è migliore: «Abbiamo trovato celle iperaffollate soprattutto nei primi piani, perdite, umidità. Una cella completamente invasa d’acqua. Hanno spostato i letti per farci vedere che era tutto bagnato. Le persone davano segnali di bronchite. Non si capisce il perché le persone restino in quella cella e chissà per quanto tempo ancora verseranno in queste condizioni». Rita Bernardino farà una relazione sulla situazione per presentarla al Ministero. «Il reparto femminile era in stato d’agitazione. Erano 41 donne in rivolta: una donna presentava un vistoso ematoma sulla gamba, perché in una rissa aveva difeso un agente. Si litiga anche tra detenuti.
Per la donna la detenzione è ancor più pesante, è quasi contro natura, va curata la sezione femminile». Durante la visita tra le celle un uomo ha mostrato un certificato che sottolineava una condizione di salute critica: «Una persona mi ha mostrato un documento che segnalava la sua condizione di individuo affetto da schizofrenia e paranoia: c’è incompatibilità con la detenzione. Il direttore mi ha detto che sono decisioni che competono al magistrato, ma certamente l’uomo non può restare lì».