Fulvio Maffia, la visione e l’orso Balù - Le Cronache
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Fulvio Maffia, la visione e l’orso Balù

Fulvio Maffia, la visione e l’orso Balù

Di Riccardo Canessa

Fulvio era una persona che conosceva molto bene il suo mestiere, troppo, per cui combatteva quotidianamente con quelli che erano i suoi rapporti interpersonali, di musicista, di appassionato d’opera con i problemi strettamente burocratici e formali che un direttore deve avere con l’intera struttura. L’istituzione Conservatorio è piramidale e difficile è una struttura che ha a da considerare ogni giorno il suo ruolo sociologico che è quello dell’insegnare la Musica ed il palcoscenico che è poi quello del risultato finale di un magistero. Lui sapeva mantenere questo equilibrio eccellentemente, ma ho l’impressione che gli procurasse spesso anche delle situazioni di grande turbamento, poichè non è affatto facile essere amante della musica, avere gli strumenti per penetrarne il linguaggio ed essere alla guida di una struttura che deve insegnarla, quindi questo lutto appartiene a tutti noi, a quanti amano Salerno, a quanti frequentano e agiscono nel teatro, a coloro i quali hanno studiato e si sono affacciati dalla “villetta” di quel Conservatorio, stregati da quel panorama. Ogni qualvolta ho potuto godere di quella vista ho notato che essa racchiude una visione: di lì si vede l’ultimo piano del teatro Verdi dove abbiamo provato tante opere, guardando il Conservatorio, con la sensazione che il conservatorio guardasse noi. Fulvio ci mancherà molto. Io l’ho soprannominato scherzosamente l’orso Balù, direttamente dal Libro della Giungla, che canta: “Ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile, e i tuoi malanni puoi dimenticar!”