Tramite le auto di lusso e diverse società che operavano nel settore in provincia di Salerno e all’estero, Francesco D’Auria avrebbe riciclato milioni di euro di proventi realizzati con le frodi sui carburanti. Era irreperibile dallo scorso luglio, arrestato dai finanzieri mentre tenta di scappare. Nel tentativo di sfuggire al blitz si è lanciato da un balcone ferendosi alla gambe. L ‘mprenditore di Pagani, Francesco D’Auria, 43 anni, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta del pm Roberto Lenza e della Guardia di Finanza di Salerno sulle frodi dei carburanti che in estate ha portato ad individuare una associazione per delinquere ed una frode di oltre 127 milioni di euro. D’Auria, a capo dell’associazione a carattere transnazionale radicata nell’Agro nocerino-sarnese ed operante in vari Paesi europei, è al centro dell’articolata indagine (con 59 indagati, tra cui alcuni dell’Agro e del Napoletano) in materia di frodi fiscali connesse al contrabbando internazionale di oli minerali, autoriciclaggio ed intestazione fittizia di beni. Una operazione accurata del nucleo mobile della Guardia di Finanza di Scafati, coordinata dal capitano Raffaele Pezone, con intensa attività di intelligence, ha consentito di individuare il latitante paganese. I militari avevano messo in campo dal mese di novembre 2021, mirate ricerche consistenti attraverso servizi di osservazione, controllo, e pedinamento continui, acquisizione dei filmati di numerose telecamere di sorveglianza nonché l’analisi dei movimenti rilevati dalle celle telefoniche ed il tracciamento delle targhe delle auto utilizzate. D’Auria è stato rintracciato in Traversa Mangioni a Pagani. Sentitosi braccato, si è calato dal balcone dell’abitazione finendo rovinosamente al suolo e riportando fratture gli arti inferiori . È stato prontamente soccorso dai finanzieri e ricoverato presso l’Umberto I di Nocera Inferiore per le cure del caso. Nel ambito dell’operazione è stata sequestrata nelle sue disponibilità anche una Porsche Cayenne che l’imprenditore, secondo il teorema accusatorio, avrebbe acquistato con i soldi illeciti.
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