di Pina Ferro
Le segnalazioni dei cittadini residenti nei pressi delle Fonderie Pisano non hanno trovato alcun riscontro negli accertamenti effettuati dagli organi di polizia giudiziaria. Per cui è insussistente il presupposto del “periculum”. Dissequestrate e restituite alla famiglia Pisano le Fonderie di via dei Greci. Nel tardo pomeriggio di ieri il tribunale del Riesame, (presidente – relatore Gaetano Sgroia, giudici Giuliano Rulli e Dolores Zarone) ha disposto la rimozione dei sigilli all’opificio che potrà molto presto riprendere l’attività lavorativa anche se non mancheranno le difficoltà, considerata la perdita di molte commesse. La decisione del Riesame è giunta a seguito della valutazione dell’intera documentazione presentata e illustrata anche nel corso dell’udienza avvenuta poco più di una settimana fa. Per la famoglia Pisano in udienza erano presenti l’avvocato Gugliemo Scarlato e Giulia Buongiorno. Decisiva è stata anche il parere presentato nel corso dell’udienza a firma dell’avvocato Felice Lentini. Esaminata l’intera documentazione i giudici hanno affermato che le Fonderie Pisano sono da considerarsi un’attività produttiva autorizzata con decreto dirigenziale 149 del 26 luglio 2012 di rilascio dell’Aia – Autorizzazione integrata ambientale e quindi non è possibile considerarla “tamquam non esset” (come se non esistesse). Inoltre, il Riesame ha sottolineato che gli accertamenti tecnici effettuati sull’impianto produttivo in piena attività hanno acclarato la conformità ai limiti tabellari dei parametri relativi agli scarichi e la conformità ai valori limite delle emissioni in atmosfera, come riscontrato dai controlli dell’Arpac. Senza tralasciare il fatto che la Famiglia Pisano ha provveduto ad adeguare l’intera struttura alle normative antincendio. A tutto ciò, poi, si aggiunge il non riscontro delle segnalazioni dei cittadini. Di fronte ad un tale quadro i giudici hanno ritenuto: “l’insussistenza dell’attualità e della concretezza del presupposto del periculum necessario per il mantenimento del sequestro preventivo. Alla notizia del dissequestro, non solo la famiglia Pisano ma tutti gli operai hanno tirato un sospiro di sollievo: scongiurato il pericolo di ritrovarsi senza un lavoro e senza un’attività. Era il 5 luglio del 2016 quando il Gip (giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Salerno Stefano Berni Canani dispose il sequestro preventivo dell’intero impianto produttivo delle Fonderie Pisano. Una decisione supportata dall’ipostesi di sussistenza di alcuni reati: illeciti ambientali e di abuso d’ufficio. Nel dettaglio, secondo il magistrato, con la complicità di un funzionario regionale, era stato consentito alle Fonderie Pisano di ottenere nel 2012 un’Aia (autorizzazione integrata ambientale) che nell’atto di convalida si definisce «macroscopicamente illegittima». Illegittima, secondo il Gip, perché concessa senza tener conto che la domanda era arrivata fuori termine, con un ritardo di due anni e mezzo che l’avrebbe resa inammissibile. Poi vi era il capitolo di quanto è accaduto negli anni successivi alla concessione dell’Aia, anni in cui secondo gli inquirenti le prescrizioni di quella autorizzazione non erano state quasi mai rispettati. Si parlava di fumi inquinanti, acque fluviali compromesse, impianti fatiscenti che avrebbero messo a rischio la salute pubblica e l’incolumità degli stessi lavoratori, costretti a lavorare senza che vi fossero le necessarie condizioni di sicurezza. Secondo alcune relazioni dei vigili del fuoco dell’Arpac di Caserta (a cui la Procura ha demandato i nuovi controlli in sostituzione dell’Agenzia salernitana) vi sarebbero stati concentrazioni di agenti inquinanti superiori anche di tre volte ai valori tabellari. Ora tale impianto accusatorio è stato completamente completamente smontato dai giudici del Tribunale del Riesame. Oggi è un nuovo giorno e si apre un nuovo capitolo per l’acciaieria di via dei Greci a Fratte.