di red. cro.
Ennesimo tiro fuori, rinvio. Utilizzando una metafora calcistica potremmo dire che la partita tra le Fonderie Pisano, i comitati e i Comuni che hanno deciso di dichiararsi parte civile, è destinata inevitabilmente a prolungarsi. Almeno per altri cinque mesi, così come stabilito ieri dal Tribunale amministrativo regionale che ha rinviato tutte le questioni sull’argomento Fonderie al giorno 8 del mese di maggio dell’anno 2019: una data necessaria, secondo il Tar, a far sì che si possano accorpare tutte le udienze relative all’argomento che si sta inevitabilmente riproducendo in un vortice mediatico e di attenzione civica che non può lasciare spazio a disattenzioni giuridicamente rilevanti. Proprio l’avvocato Franco Massimo Lanocita, che si occupa delle questioni legali sull’argomento relativamente ai Comuni direttamente coinvolti come parte civile così come per il Comitato Salute e Vita, nato proprio per tenere perennemente alta l’attenzione sul delicato tema, ha ritenuto che la scelta non debba destare alcuno “scandalo”: «Il rinvio al giorno 8 di maggio è stato stabilito al fine di accorpare e discutere in un unico momento tutte le questioni relative all’argomento Fonderie Pisano. Ci sono attualmente più giudizi appesi, bisogna dunque racchiudere tutto in un unico grande momento di discussione».
Una dichiarazione in flash, quella di Lanocita, che parrebbe evidenziare la necessità di evitare polemiche e soprattutto di fare ancora più unitamente fronte comune per risolvere un’annosa querelle che ha chiamato in causa, negli anni, i più disparati enti di sanità pubblica, numerosi privati e tantissimi cittadini che, direttamente o indirettamente, hanno subìto le conseguenze della presenza dell’impianto industriale in una zona convertita da anni a destinazione residenziale, proprio per consentire alla famiglia Pisano un riutilizzo proficuo dell’area altresì destinata a restare tra i fuochi dell’indifferenza e dei potenziali danni (ambientale e alla salute umana).