di Andrea Pellegrino
«Le rilevanti e gravi criticità emerse nei sopralluoghi ispettivi del dipartimento Arpac di Salerno a seguito della ripresa attività produttiva dopo la prima sospensione, sono state poste in essere anche nel periodo in cui erano previste e preannunciate le verifiche da parte dell’Ente di controllo». Così si esprime il dirigente regionale nel corposo provvedimento che sospende per la seconda volta l’Autorizzazione integrata ambientale, chiudendo provvisoriamente i battenti delle Fonderie, non trascura un particolare importante. Sostanzialmente Barretta evidenzia che, nonostante l’occhio degli organi preposti incaricati dei controlli, la Fonderia Pisano non è riuscita a mantenere i parametri nella norma. Anzi, gli sforamenti hanno riguardato anche il monossido di carbonio, prodotto da uno dei camini. Intanto Lorenzo Forte, presidente del comitato “Salute e Vita”, dopo l’ultimo provvedimento della Regione Campania torna alla carica e attacca duramente i sindacati. «Chi è al vertice dei sindacati salernitani, e mi riferisco alla Cgil – dice Forte – dovrebbe dimettersi perché da dieci anni ha consentito tutto ciò. Ora che tutto è evidente e certificato ci dica perché dieci anni fa non ha portato i lavoratori in piazza per chiedere alla proprietà una immediata dislocazione dell’impianto? E perché – prosegue Forte – non si è interessato della salute dei dipendenti e quella dei cittadini dell’area. Noi abbiamo intenzione di scrivere alla Camusso per segnalare tutto ciò, nell’attesa di vedere le dimissioni dei responsabili, nonché le scuse ai cittadini di Fratte e della Valle dell’Irno». Ieri mattina, intanto, gli operai delle Fonderie Pisano sono scesi in piazza per protestare contro il provvedimento della Regione Campania. Dopo essersi riuniti in assemblea all’interno dello stabilimento, i lavoratori hanno manifestato pacificamente davanti alla Prefettura rivendicando il diritto al lavoro, quello alla salute e chiedendo una decisa accelerazione nei lavori di delocalizzazione. Al momento ci sono 150 lavoratori che vedono fortemente a rischio il proprio posto di lavoro. Se le criticità evidenziate dalla Regione non verranno risolte entro 60 giorni l’emergenza occupazionale si sommerebbe a quella ambientale che nel frattempo non trova risposte. «Chiediamo al Prefetto un incontro e di preparare un tavolo tecnico con Regione e Arpac per trovare una via d’uscita a questa situazione. Alcune cose che ci vengono contestate non sono fattibili perchè non consentite dall’Aia – affermano i lavoratori delle Fonderie sottolineando pure come – essendo sotto campagna elettorale le amministrazioni non vogliono fare i passi necessari verso la delocalizzazione». Torna sull’argomento anche Michele Cammarano, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: «Sono sessanta i giorni entro i quali l’azienda deve risolvere le criticità – evidenzia Cammarano – non credo si possa continuare di sospensione in sospensione a nascondere i problemi. Non è da escludere che la Regione possa adottare il provvedimento di revoca dell’autorizzazione integrata ambientale». Infine la proprietà valuta un eventuale ricorso al Tar contro il provvedimento regionale.