di Brigida Vicinanza
La tegola più importante che cade sugli operai delle Pisano. “Il Consiglio di Amministrazione delle “Fonderie Pisano”, riunitosi nei giorni scorsi negli uffici dello stabilimento di Fratte/Via dei Greci-Salerno, ha deliberato l’avvio della procedura di messa in mobilità di tutti gli addetti che in esso operano. La decisione è esclusivamente motivata dalla disdetta delle più importanti commesse ricadenti nel portafoglio clienti e dal permanere dello stato di fermo dell’impianto di produzione senza alcuna ipotesi temporale di eventuale/condizionata riapertura”. Comincia così una delle comunicazioni più importanti per i dipendenti delle Fonderie Pisano, che purtroppo segna “la resa” da parte della proprietà dell’opificio di Fratte. La perdita delle commesse e dei clienti ha influito molto sulla scelta a quanto pare e ora a pagarne le conseguenze sono soltanto i circa 120 dipendenti della ditta. Nonostante il contratto di acquisto di un sito per la delocalizzazione dell’opificio, sito che dovrebbe distare solo 40 km da Salerno e quindi tra Battipaglia ed Eboli, i tempi lunghi della Magistratura hanno lasciato indietro clienti e ora gli operai. “E’ importante ricordare che dall’inizio di quest’anno – dal mese di febbraio – la fonderia ha potuto produrre solo per la metà delle giornate lavorative previste dal calendario. La produzione a singhiozzo ha generato la sfiducia dei nostri clienti, inducendoli a ricercare altri fornitori. Va, altresì, evidenziato, che in questi periodi di prolungato fermo tutti i dipendenti sono stati sempre pagati dall’azienda anche in assenza della loro partecipazione al ciclo produttivo. Infatti nelle condizioni attuali non è possibile ricorrere alla cassa integrazione guadagni, ma solo alla mobilità. La situazione finanziaria dell’azienda e l’impossibilità di acquisire nuove commesse, non avendo certezza di una futura ripresa produttiva, non permettono più all’azienda di continuare a riconoscere lo stipendio mensile ai propri addetti in assenza di produzione. Per tali motivazioni è stata inviata una comunicazione ufficiale alle organizzazioni sindacali con la quale si richiede un incontro per discutere sulle modalità e sui tempi della messa in mobilità di tutti i dipendenti”. “Il nostro auspicio è che la azienda riesca ancora a rimanere sul mercato, ma ciò prevede che si possa in tempi rapidissimi trovare una strada praticabile – ha sottolineato Pisano – che contempli la duplice esigenza di mantenere in vita, anche in forma ridotta, il ciclo produttivo nello stabilimento di Fratte e, nello stesso tempo, accelerare ed accompagnare il percorso di delocalizzazione che abbiamo provveduto nuovamente a rendere possibile con la sottoscrizione di un atto di compravendita di un suolo in area industriale nella provincia di Salerno. “A tale proposito – ha concluso Pisano – è opportuno ricordare che siamo stati lasciati da soli senza alcuna voce a difesa del nostro lavoro imprenditoriale, esposti a critiche ingiustificate e strumentali che hanno avuto il solo effetto di rallentare ogni tentativo di avviare il progetto di insediamento della nostra attività in un’area considerata più idonea”. Poi Pisano parla del sito acquistato a Giffoni dove perse un contenzioso con il Consiglio di Stato: “Avevamo provveduto all’acquisto di un altro suolo dove delocalizzare l’impianto produttivo e presentato un progetto realizzativo, senza ottenere le autorizzazioni/prescrizioni per poterlo concretamente avviare”.