di Marta Naddei
E’ stato come vivere un deja vù. Un salto indietro nel tempo di sette anni e mezzo. Ieri mattina, il sindaco Vincenzo De Luca ha tenuto un incontro con una delegazione degli esponenti del comitato “Salute e Vita” per discutere delle Fonderie Pisano e del concreto inquinamento atmosferico della zona di Fratte e della Valle dell’Irno. La parola d’ordine è, ancora una volta, delocalizzazione. Lo fu anche il 27 novembre del 2006, quando il primo cittadino convocò un incontro per lo stesso motivo, alla presenza degli assessori Domenico De Maio e Gerardo Calabrese (che poi avrebbero fatto parte di un Comitato permanente per la proposizione di soluzioni tecnico-amministrative per una solerte delocalizzazione dell’impianto, insieme ad esponenti della Fiom e delle Fonderie, ma della cui attività non c’è traccia, ndr). All’epoca fu tirato in ballo anche il Puc, definito «uno strumento prezioso che consentirà la delocalizzazione dell’attività produttiva ed una più generale riqualificazione dell’area di Fratte». Ma il tempo sembra essersi fermato a quel 27 novembre, tanto che è dovuto nascere un comitato, composto per la maggior parte di cittadini della zona, colpiti anche da gravi perdite di familiari a causa di tumori ricollegabili alla presenza di polveri sottili nell’atmosfera, riconducibili all’attività delle Pisano. Dal momento che nulla si è mosso, ieri mattina il comitato “Salute e vita” ha fatto il suo ingresso al Comune di Salerno per portare delle proposte, per fare delle richieste di impegno ed intervento concreti affinché questa situazione possa essere risolta: tra le ipotesi presentate anche quella della istituzione di un tavolo tecnico di monitoraggio ambientale della zona (molto somigliante al Comitato permanente che dovrebbe esistere già da qualche anno) e dell’avvio di uno studio epidemiologico a campione sullo stato di salute della popolazione esposta agli agenti inquinanti emessi dalla fabbrica. «Il Comune di Salerno – ha detto De Luca alla delegazione del Comitato – che ha affidato ad una società privata il compito di effettuare controlli sull’inquinamento atmosferico, in relazione soprattutto alla presenza di polveri di amianto, sta andando oltre le sue specifiche competenze, perché la salute dei cittadini è la priorità assoluta». Ma, rispetto al 2006, una novità c’è: il sindaco vuol essere certo della pericolosità dell’attività della Fonderia (nonostante vi siano accertamenti di reati in materia di inquinamento atmosferico a carico della proprietà dello stabilimento) prima di parlare di delocalizzazione: «Partiamo sempre dai dati scientifici, evitiamo di creare psicosi e allarmismi – ha sottolineato De Luca – Il problema, però, c’è, perché si registrano evidenti fenomeni di inquinamento. Si deve aprire una pagina nuova sulla vicenda, all’insegna della trasparenza assoluta. Partiamo, dunque, da una conoscenza aggiornata della realtà e poi apriamo in maniera responsabile il discorso della delocalizzazione. Se le verifiche scientifiche confermeranno che esiste un problema di inquinamento atmosferico, dovremo decidere in maniera rapida in questa direzione». Le difficoltà sarebbero, poi, nel reperire un’area nella quale delocalizzare lo stabilimento, come sottolinea l’assessore comunale all’ambiente Gerardo Calabrese: «Nel 2006 proposi l’area industriale di Buccino che, oggi, è ancor più facilmente raggiungibile perché a Salerno non c’è una zona adatta ad ospitare le Fonderie. L’impianto è vecchio, obsoleto, e noi come Comune miriamo alla chiarezza ed alla trasparenza ed abbiamo intenzione di coinvolgere l’Istituto superiore della Sanità e l’Ispra». Tra le altre proposte avanzate dal comitato “Salute e vita” anche quello del sollecito all’Arpac (per adeguare la rete di rilevamento della qualità dell’aria e con la classificazione della centralina di Fratte non come “periferica” ma come stazione di rilevazione degli agenti inquinanti Pm10, Pm2,5, Co, benzene e metalli pesanti) ed all’Asl di Salerno (attendono da circa un mese un incontro con il direttore generale Antonio Squillante); il monitoraggio della presenza di amianto non solo nella zona delle Fonderie ma anche delle frazioni di Matierno, Ogliara e Pastorano (dove vi sono i prefabbricati, alcuni interessati anche da un incendio nel 2012) ed anche il potenziamento dei controlli inerenti la viabilità e la segnaletica utilizzata dalla proprietà delle Fonderie, dopo che alcuni residenti hanno denunciato diverse violazioni del codice della strada. Soddisfatti i componenti del comitato Salute e Vita intervenuti (Lorenzo Forte, Fabio Torluccio, Francesco Lupo, Ernesto Langella, Anna Risi, Massimo Calce e Antonio Di Giacomo): «Il primo cittadino ha deciso di prendere una posizione netta e auspichiamo che viaggi nel segno della continuità. Il nostro augurio è che anche l’Asl e la Regione facciano la propria parte. Secondo una perizia del Tribunale di Salerno le Fonderie Pisano inquinano e ancora non ci spieghiamo come sia stato possibile che, nel 2012, la fabbrica abbia ottenuto l’autorizzazione integrata ambientale (al pari dell’Ilva, ndr). Le prime vittime, oltre ai cittadini della zona, sono poi i lavoratori che però non possono certamente schierarsi contro la propria azienda. Chiediamo giustizia, perché non c’è più, per un’area martoriata dal punto di vista dell’inquinamento. Soddisfazione? Solo quando le Fonderie Pisano saranno delocalizzate». Chissà dove saranno – tra sette anni e mezzo – le Fonderie Pisano.