di Erika Noschese
C’era una volta la fondazione Menna e c’era la Casa del Combattente. C’erano e, relativamente, ci sono ancora se non fosse che la storica fondazione, punto di riferimento per la città di Salerno, è oggi la casa di un’associazione. No, non un’associazione qualsiasi (col tempo ci hanno provato a chiedere aiuto all’amministrazione comunale, ma la risposta è sempre stata un due di picche) ma quella del braccio destro dell’assessore Claudio Tringali, Limen di Gianni Fiorito. Uno spazio che oggi ospita, sicuramente, una importante realtà del territorio. Non è questo il punto. Ci si chiede, però, perché Casa Limen (che quindi è casa di un’associazione, stando al nomen omen) ha uno spazio illustre mentre tante altre associazioni non hanno la possibilità di godere degli stessi benefit. Forse perché non hanno un “santo” in Paradiso? Sarebbe più opportuno dire, non hanno un santo assessore a Palazzo di Città. Oggi, la fondazione Menna – anche dopo il cambio al vertice per incompatibilità di ruoli dell’assessore Tringali – è ferma al palo. In questi mesi nulla è stato fatto, se non presentare il nuovo comitato scientifico, attivo solo sulla carta. L’università degli Studi di Salerno si è tirata indietro già 5 anni fa quando era rettore l’attuale consigliere regionale Aurelio Tommasetti. Il Comune ha, nel frattempo, messo a disposizione una sede, una delle poche fruibili in città, a veri e propri fantasmi finanziati con soldi pubblici. Altro aspetto da non sottovalutare il sito web della fondazione, non aggiornato dal 2019: in questi mesi di quell’anno, come si legge dall’ultimo contenuto pubblicato sul sito, l’apertura al pubblico era programmata per tre ore al giorno, dalle 17 alle 20, per cinque giorni a settimana, ma nonostante ciò il ricevimento avveniva solo previo appuntamento telefonico. Ciò significa che, verosimilmente, la sede sarebbe stata comunque chiusa in assenza di appuntamenti. E chi dovrebbe mai chiedere un appuntamento presso una Fondazione che ottiene soldi pubblici da due enti in forte difficoltà economica ma non fa nulla sul territorio? Ma soprattutto, la sede fisica totalmente inutilizzata della Fondazione Menna è utilizzabile da tutte le associazioni che ne facciano richiesta? Quindi non è sede di un’associazione, come spesso millantato dall’associazione stessa (o forse quella “casa” non è un albergo), né sede fisica in dote alla Fondazione. Si tratta di un edificio pubblico, comunale, che tutte le associazioni potrebbero usare? E allora perché lo può fare soltanto l’associazione che ha a capo un ragazzo che fa il portaborse di Tringali? Bisogna essere portaborse di un assessore tecnico (perché Tringali non si è neanche candidato) per ottenere spazi pubblici, in questo caso anche gratuiti, in città? Quantanche fosse stato realizzato un eventuale protocollo d’intesa tra Fondazione Menna e associazione Limen, qual è il fine? La fondazione Menna ha un comitato scientifico che, secondo quanto detto in conferenza stampa qualche mese fa, si occuperebbe di “qualità, formazione e ricerca”. Che c’entra con questo, con una fondazione che ha tanto merito di esistere e tanto poco merito di essere finita in mani così poco galanti, un’associazione culturale – molto attiva, ma non più di un qualsiasi circolo Arci del territorio – che occupa quegli spazi vendendoseli come propri? Ma, più di tutto, può una fondazione fare un accordo libero con un’associazione del territorio per permettere a quest’ultima di usufruire di spazi non a loro assegnati a tal punto da venderseli come casa propria? La stessa disponibilità è stata dimostrata anche ad altre realtà associative, culturali, del territorio? Se sì, dov’è stato pubblicato il bando? Sul sito del Comune che gli spazi li ha forniti non c’è traccia. Sul sito della Fondazione men che meno. Che si debba chiedere appuntamento anche per questo? Ma a questo punto a chi, alla Fondazione o all’associazione usufruttuaria?
Il comitato scientifico
Nel mese di giugno 2022, al Comune di Salerno la conferenza stampa per annunciare il comitato scientifico e i progetti in cantiere, sulla scia di tre parole chiave: divulgazione di qualità, formazione e ricerca, come ha più volte ribadito anche Letizia Magaldi, la neo direttrice artistica della sede di Salerno. Tra i grandi progetti annunciati anche delle esposizioni nelle sale di Salerno e Roma improntati “sul dialogo fra pratiche curatoriali di ricerca e le proposte più interessanti della scena artistica italiana ed internazionale”; il format “Arte di sera: proiezioni e dialoghi d’artista”; attività per i bambini e “Visioni Presenti@Giovani”, con una programmazione “volta a ridefinire il presente e a guardare verso il futuro comune sotto il segno dell’arte”. Di questi eventi, in termini concreti, poco e nulla. Le proiezioni di sera ci sono ma ad opera di Limen. Dunque, non di “proprietà” della fondazione Menna. La stessa associazione, di recente, ha annunciato che a breve saranno attivi corsi di formazione sull’europrogettazione grazie a professionisti del settore, sportelli informativi e attività di accesso ai bandi europei per permettere a un numero sempre crescente di giovani di essere a conoscenza degli strumenti e delle opportunità che ne possono derivare, anche in ambito professionale. Workshop, eventi di musica, progetti in collaborazione con associazioni per l’Erasmus, eventi dedicati alla poesia e, addirittura, uno sportello per il sostegno di psicologi. Dove? Ovviamente, come recitano le grafiche postate sui social, rigorosamente presso Casa Limen, in via Lungomare Trieste 13, “negli spazi messi a disposizione da Fondazione Menna”. Spazi, a quanto pare, consentiti solo a Limen e al presidente Fiorito, di professione portaborse dell’assessore alla Sicurezza e alla Trasparenza del Comune di Salerno. La trasparenza, forse, qui manca.
L’interrogazione senza risposta del capogruppo di Forza Italia, Roberto Celano
Nel mese di aprile, il consigliere Celano ha presentato un’interrogazione al sindaco Napoli per chiedere spiegazioni sull’uso della struttura comunale da parte dell’associazione da parte della fondazione, sollevando dubbi sulla conformità della concessione. Interrogazione che non ha mai avuto una risposta ufficiale da parte dell’ente, proprietaria dell’immobile che ospita oggi la fondazione Filiberto e Bianca Menna, nata nel 1989 per volontà dell’omonima famiglia con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’opera intellettuale del critico e storico dell’arte, diffondendo così esperienze, teorie e scritti per favorire la crescita umana e civile delle giovani generazioni.