Foce Irno, perchè il contratto è nullo - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Foce Irno, perchè il contratto è nullo

Foce Irno, perchè il contratto è nullo

Michelangelo Russo

Alfonso Malangone, editorialista di questa testata, è sempre preciso e attento nel denunziare i guai in cui il Comune di Salerno va a ficcarsi per una tendenziale inclinazione all’approssimazione di molti suoi affari. Così l’articolo del 12 luglio ha messo a nudo una problematica amministrativa dell’affare della vendita dei suoli dell’ex Cementificio che pare preludere a uno stallo permanente dell’area, alla pari dei suoli del mancato parcheggio di fronte al Palazzo della Provincia. Giustamente Malangone teme che si avvii un decennale fermo dei lavori di costruzione degli alberghi a fianco dell’Irno, con un contenzioso infinito tra Comune e società alberghiera acquirente dei suoli per 12 milioni di euro. La fosca previsione pare fondata. Ma non sarà un’infinita querelle di fronte al Tar, e poi al giudice civile per i danni, a segnare il futuro di un’area centrale della città, già utilissimo parcheggio per quasi vent’anni. Esiste una via più facile per la soluzione del pateracchio amministrativo creato dalle malaccorte aspirazioni monetarie di bilancio del Comune. Abbiamo detto, con l’articolo del 2 gennaio 2025, che il contratto di compravendita dei suoli ex Cementificio, del febbraio 2023 (e verosimilmente, salvo rettifica, anche quello del luglio 2023) è un contratto notarile assolutamente nullo. Cioè, è come se non ci fosse mai stato. Perché? Perché nel contratto pubblico, facente fede fino a querela di falso, entrambi i contraenti, Comune e Società Alberghiera, hanno dichiarato al notaio che sull’area in oggetto non esistevano vincoli legali. Affermazione non veritiera, perché sull’area, da contratto di acquisto del 1995, esisteva l’onere reale (cioè un peso imposto dalla legge e recepito nel contratto predetto di acquisto) di mantenere la destinazione urbanistica che aveva già a parcheggio e verde pubblico stabilita in ossequio della legge dello Stato del 1986 sulle aree industriali dismesse. Già, questo perché il Comune, quando acquistò l’ex Cementificio nel 1995, accettò le prescrizioni di questa legge che facilitavano l’acquisto di un’area dismessa purchè avesse quest’area una destinazione di uso pubblico. Il Comune di Salerno accettò tale condizione, destinando l’area a verde e parcheggio, e così pagò quattro soldi (meno di 500 milioni di lire dell’epoca) un’area che valeva diversi miliardi di lire. E lo Stato rinunziò ad incamerare il vero valore del terreno dall’Italcementi che ricevette il contributo dello Stato per intero meno i 480 milioni ricavati dalla vendita del suolo, che furono detratti all’Italcementi dai miliardi ricevuti come contributo. Un affarone per il Comune, e una perdita per lo Stato, giustificata dalla destinazione sociale data ai terreni. Ecco perché il vincolo reale sugli stessi. Passarono gli anni, e, “alla scordata”, nel 2013, il Comune fece la furbata di cambiare la destinazione urbanistica del terreno, che poi vendette con immenso lucro speculativo nel 2023. Adottando la maliziosa bugia dell’inesistenza di vincoli di fronte al notaio. Bene! Così questo contratto è affetto da nullità assoluta, ai sensi del codice civile, perché stipulato in violazione di “norme Imperative”. Dire una bugia di fronte al notaio è infatti, di norma, un reato, l’art. 483 c.p. Il contratto così è nullo, perché stipulato contravvenendo a una norma del codice penale. Quindi illecita è la causa del contratto. Esempio scolastico che ogni giurista di diritto civile conosce. Tutto questo per dire che la vertenza di fronte al TAR, giudice amministrativo, non seve a niente. Sono solo diversivi che non toccano il nocciolo della questione. Se il contratto è nullo in maniera assoluta, esso è improduttivo di effetti. Cioè il giudice civile che accogliesse la domanda di dichiarazione di nullità assoluta del contratto, non potrebbe che dichiararne l’assoluta inefficacia. E quindi sarebbe come se il bene non fosse mai stato venduto, e fosse ancora di proprietà del Comune. Ma ci sono anche altre due incredibili sorprese circa il tunnel in cui si è cacciato il Comune.
La prima: l’azione di dichiarazione di nullità assoluta del contratto è imprescrittibile. Cioè qualcuno, anche tra vent’anni, può avviarla. Inoltre, quel qualcuno può essere chiunque vi ha interesse. Quindi può avviarla anche un tizio qualsiasi che abbia interesse. Non c’è da stare quindi tranquilli per Comune e acquirente.

Terzo: chi paga i danni? Bene, sotto questo profilo, quando entrambi i contraenti hanno concorso nella menzognera dichiarazione, quindi “in pari causa turpitudinis”, vale il principio “melior est condicio possidentis”, cioè il Comune non deve restituire subito i soldi. Se la vedrà, in una lunghissima causa, con l’acquirente, e poi si vedrà in futuro come va a finire.

In conclusione, poiché vi è un esposto in Procura di quasi duecento cittadini, senza attendere i tempi del giudice penale, chiunque del Comitato può avviare l’azione civile di nullità. E troverà, si dice, fior di docenti universitari di diritto civile pronti ad assistere gratis.

Indice di quel rigurgito di orgoglio e indipendenza che ha preso il Mondo Accademico, come ha dimostrato l’elezione del Rettore D’Antonio.