di Erika Noschese
Ogni caso va valutato singolarmente ma soprattutto va data ai medici la possibilità di rifiutarsi e scegliere l’obiezione di coscienza. È questo, in sintesi, il pensiero dell’ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Salerno che ieri hanno tenuto un’importante discussione sul tema del fine vita. La recente sentenza della Corte di Cassazione che, di fatto, ha “scagionato” Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio ha aperto, anche nella città di Salerno, nuovi scenari a livello politico, giuridico e – ovviamente – medico. Perché dovrebbero essere proprio i medici a poter decidere di rifiutarsi di eseguire il suicidio assistito. «C’è una sentenza della Corte Costituzionale da approvare» che «non ha depenalizzato il suicidio, ha detto che in determinate condizioni malattie irreversibili, sofferenze che il malato non può tollerare, aiuto con sistemi meccanici tipo la ventilazione, è un paziente che è perfettamente in condizione di prendere decisioni consapevoli e liberi», ha dichiarato il presidente emerito dell’Ordine dei Medici di Salerno Bruno Ravera secondo cui ad oggi ci sarebbe un’enfatizzazione legata alla legalizzazione del suicidio. «E’ un modo distorto, probabilmente non i buona fede, di alterare i dati della questione. Qui subentra poi l’obiezione di coscienza del medico o del familiare, coloro che non condividono questa posizione possono fare obiezione di coscienza», ha poi aggiunto Ravera che sottolinea l’importanza, per i medici, di poter fare obiezione di coscienza: «È una scelta libera che non può essere né imposta né in un senso né in un altro. Anche tenuto conto che la sentenza della corte costituzionale fa una precisazione. Si può accedere alle richieste di suicidio assistito se si sono esperite altre possibilità come le cure palliative, anche quella della sedazione profonda». Sulla stessa linea di pensiero anche il presidente Giovanni D’Angelo che parla di una giusta interpretazione della sentenza: «Questo pronunciamento della Consulta, per ricostruire con correttezza i fatti nel tempo in cui si sono succeduti è stato un intervento succedaneo rispetto a quello dovuto, in supplenza del mancato pronunciamento della politica». Da un punto di vista medico – secondo D’Angelo – il problema fondamentale è che la legge che verrà opportunamente riscritta dal Parlamento, è quello della possibilità del medico di rifiutarsi di fare la procedura». Parla di «un passo avanti» il professore Massimo Reichlin, docente ordinario di Filosofia Morale dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: «Si compie un passo avanti in una direzione che può essere apprezzata o no, a seconda dei punti di vista, proprio dal punto di vista di un diverso principio etico che entra in gioco», ha infatti dichiarato il docente universitario che sottolinea l’apertura verso il suicidio medicalmente assistito: «la Corte fa un passo avanti dal punto di vista di un diverso principio, introduce un diverso principio etico, ossia l’idea che almeno in talune circostanze, per talune classi di pazienti vi sia un diritto di morire e questo è un passaggio che dal punto di vista etico ma anche giuridico segna una novità e sul quale si possono avere opinioni differenziate». Secondo Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale è «una decisione articolata, abbastanza complicata, della quale si potrà parlare con cognizione di causa quando leggeremo la motivazione della sentenza. Per ora la Corte, dal comunicato stampa, si comprende soltanto che ha escluso la punibilità. Le ragioni dell’argomentazione sono abbastanza complesse, articolate». Per il professor Flick sul tema del fine vita si rischia di scontrarsi per ragioni ideologiche tra chi la vede in un modo o tutta in un altro: «La radicalizzazione delle discussioni, purtroppo, è abbastanza negativa. È uno di quei temi nei quali sono in gioco dei valori talmente importanti che occorrerebbe riuscire a discuterne con una maggior pacatezza di quanto in passato si sia verificato». Presente all’incontro anche la presidente della Corte d’Appello di Salerno Iside Russo: «È una sentenza storica che cerca di porre dei principi su un tema complesso, delicatissimo, eticamente sensibile. È un tema su cui è necessario un intervento legislativo perché tante volte gli interventi giurisprudenziali hanno colmato le lacune di una normativa che è assolutamente carente. Di una normativa che investe valori fondamentali come quello di vita, di morte, il diritto alla vita o alla dignità della vita, il diritto alla morte o alla dignità della morte. Parliamo di temi eticamente sensibili. Finora su questi temi i giudici hanno espresso le loro sensibilità culturali. Ricordo la sentenza storica della cassazione sul caso Englaro, e questa della corte costituzionale sulla quale si registrano delle posizioni culturali diverse». Per la Russo ora si aprono nuovi scenari: «C’è un intervento della Corte Costituzionale, su un caso così complesso come era quello all’attenzione dei giudici della Consulta sono state date delle indicazioni importanti per i magistrati che dovranno in concreto applicarle».