Fi, i veti della Carfagna, la rabbia di Zitarosa e le mani di tutti sulla lista di Nocera - Le Cronache
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Fi, i veti della Carfagna, la rabbia di Zitarosa e le mani di tutti sulla lista di Nocera

Fi, i veti della Carfagna, la rabbia di Zitarosa e le mani di tutti sulla lista di Nocera
di Andrea Pellegrino
Il Cavaliere da Arcore ha dettato la sua linea: il rinnovamento di Forza Italia passa attraverso o giovani amministratori e dirigenti. E Berlusconi ha già realizzato una sua mappa, puntando su persone che si sono distinte sui territori. E’ il caso di Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia, o di Federica De Benedetto, 20mila preferenze alle Europee e neo consigliere comunale a Lecce. O del casertano Gianpiero Zinzi, consigliere regionale da 22mila voti.
Forza Italia guarda con soddisfazione i risultati ottenuti alle amministrative a livello nazionale e si prepara ai ballottaggi.
Nella classifica dei peggiori ci sono Salerno e la sua provincia. Qui a Nocera Inferiore, terra di Cirielli e di un Torquato che ha svoltato a sinistra con tanto di placet dei De Luca (padre e figlio), la sconfitta è stata cocente. Nessun seggio, infatti, per il partito azzurro, entrato così nella classifica dei guinnes dei primati. Una sconfitta provinciale, che appartiene a tutti. Non fosse altro che gran parte dei candidati a zero voti, presenti nella lista forzista, sono stati indicati un po’ da tutti: dal commissario cittadino Antonio Roscia (dimessosi dopo la sconfitta), ad Ernesto Sica (che spera di ritornare in Forza Italia e di essere candidato alla Camera dei Deputati), fino al senatore Franco Cardiello che dalla sua Eboli ha indicato due candidati che hanno, poi, ottenuto zero preferenze.
Ma Nocera Inferiore è solo l’ultima sconfitta più eclatante, che arriva poi nel periodo pre elettorale, dove tutte le correnti sono già pronte per imporre la propria linea sulle candidature.
A Salerno e provincia c’è Mara Carfagna: un beneficio ai tempi d’oro del Cavaliere, un “tappo” (politico) oggi che il partito ha bisogno di uomini di fatica sui territori. Salernitana ma anche mezza napoletana. Un deputato che nella sua città non si è voluto mai misurare con l’elettorato: ossia con il sistema delle preferenze. Lasciando così un partito sempre senza una leadership forte, ma non senza condizionamenti politici rispetto a determinate scelte. Alla fine anche la Carfagna, nel corso degli anni, ha posto i suoi veti interni.
Poi la guerra di correnti, in una Salerno dove De Luca stravinceva prima e vince e mantiene ora anche per l’assenza di una grande alternativa. Basti pensare che, nell’ultima competizione cittadina, si sono susseguiti due coordinatori cittadini (Roscia, Adinolfi) e due candidati sindaci (Amatruda e Celano).
E ad oggi la casella del coordinamento cittadino è ancora vuota. Così come è vuota quella del coordinamento giovanile del partito. Il tutto mentre sull’uscio ci sono persone che vorrebbero entrare: come Giovanni Romano o Michele Cuozzo, che da mesi ormai hanno detto addio ai Fratelli d’Italia. Ma l’attendismo fa da padrone. Lo stesso che ha riallontanato il sindaco di Positano Michele De Lucia, tornato alla Corte di Edmondo Cirielli, dopo una pausa di riflessione. Ma l’elenco è lungo e le contrapposizioni interne sono forti. Sul piede di guerra c’è anche Peppe Zitarosa (consigliere comunale di Salerno). Pare che gli sia giunto all’orecchio che qualcuno abbia evidenziato al partito (Carfagna, soprattutto), la sua propensione al voto “ribelle” in Consiglio comunale.
Dal coordinamento provinciale vige la linea “meglio non toccare nulla e far decantare gli eventi”. Un metodo che ha funzionato nel passato ma che ora potrebbe fallire. Non fosse altro che il Cavaliere avrebbe abolito la possibilità di costruzioni di liste su misura per i prossimi appuntamenti elettorali.