di Michelangelo Russo
Esistono professioni impensabili, tanto più rare quanto più difficili ad immaginarsi nel tempo dell’immaterialità vincente del mondo virtuale. Che si è diffuso su scala planetaria partendo da un punto di forza senza rivali: quello dei giochi elettronici. Tutto è iniziato conquistando il cervello e l’impulso ludico dei piccoli. Di gioco in gioco, la guerra reale è diventata una play-station. Ma il gioco e la guerra hanno una antica parentela, tanto che non si può dire se sia nato prima il gioco stesso o la guerra. Il gioco, e i giocattoli! Di guerra, naturalmente. L’imperatore Napoleone capì l’importanza dei giocattoli di guerra, tanto da darne impulso alla fabbricazione. Agli orfani dei suoi soldati faceva recapitare intere confezioni di soldatini di piombo in divisa, per consolarli in qualche modo della perdita dei loro padri, sul fronte di battaglia, con giocattoli che ne evocassero le gesta gloriose sul pavimento di casa. Ma non sempre i giocattoli hanno una recondita anima mefistofelica che prelude alla violenza. A parte i giocattoli femminili, che rimandano al concetto di vita e di speranza con i fantocci evocativi delle bambole, le generazioni intere del secolo scorso, a partire dai primi del Novecento, hanno modellato la crescita del loro mondo fantastico e formativo su una miriade di giocattoli creati ad immagine, spesso ironica e divertente, del mondo reale. Tutti i bambini, dal 1890 circa al 1970 (o meglio, quasi tutti i bambini, chi più e chi meno, del mondo ricco) hanno posseduto almeno un giocattolo di latta litografata. Di ferro, sì, riproducente auto, aerei, moto, treni, fabbriche, personaggi di fantasia, animali. Tutti animati da motori a molla, caricata con chiavetta apposita. Tutti, o quasi tutti, destinati alla distrazione per l’uso o la curiosità dei piccoli proprietari.
I superstiti, di quei giocattoli, hanno attraversato i decenni per farsi testimoni di un mondo gioioso scomparso con l’avvento della plastica. Che venne a sostituirli per ragioni economiche di produzione, e per ragioni di sicurezza dei bambini, perennemente esposti al pericolo di tagliuzzamenti con le micidiali estremità taglienti dei lamierati. Sul giocattolo d’epoca in lamiera litografica è nata un’intera cultura collezionistica a livello mondiale. E una cultura museale pure. Presente dapprima nell’Europa del Nord, e giunta poi, negli ultimi decenni, in Italia. I giocattoli dei nonni e dei bisnonni valgono oggi una fortuna. Ma è raro trovarli integri. Ed è qui che entra in gioco (per rimanere in tema) Felice Chiantese. Napoletano, di anima e di accento (anche se vive adesso a Francavilla a Mare, sull’Adriatico), è stato negoziante a Port’Alba a Napoli di giocattoli di tutti i tempi. Poi, problemi di salute che ne hanno ostacolato la deambulazione, lo hanno portato alla più comoda residenza di Francavilla a Mare. Nonostante il cambio di residenza, la magia del suo laboratorio rimane intatta quasi si trovasse ancora nel cuore della Napoli antica dei fabbricanti di sogni presepiali. Felice fa parte della stessa cerchia, solo che lui restaura i sogni natalizi arrivati ai bambini sotto l’albero tanto tempo fa. I giocattoli, europei soprattutto, sopravvissuti al tempo e alle guerre mondiali, hanno spesso mancanze strutturali e difetti di conservazione: così i collezionisti premurosi, o anche i semplici proprietari originari del giocattolo, li mandano in cura da Felice Chiantese. Che li fa rivivere magicamente come fossero nuovi, rinati dopo un’immersione lustrale in misteriose pozioni alchemiche. Ho tra le mani, io collezionista, un raro aeroplanino tedesco del 1934: sta nella foto pubblicata qui. Felice me lo ha restaurato nei giorni scorsi. Non riesco più a distinguere i pezzi che ha ricostruito da quelli originali presenti nell’oggetto. Ho capito quale è allora il segreto professionale che fa di Felice Chiantese uno degli artigiani del settore più stimati in Italia. Lui sa ricostruire perfettamente il tempo: è il suo chirurgo estetico. Per chi volesse ridare giovinezza e vigore ai propri antichi giocattoli ritrovati in qualche soffitta o cantina, l’indirizzo mail del mago Felice Chiantese è felice.chiantese@libero.it.
1 Commento
Tutto verissimo… Un negozio da favola ed un artigiano eccezionale, che continua l’attività sul web. … Ma una bella forte tirata di orecchie per la mancata citazione nell’articolo della compagna e “collega” d’arte del Chianese…. Annalisa… Una persona altrettanto eccezionale.
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