Chiude l’ultimo baluardo dell’industria salernitana. Le attività della Agc glass di Salerno, conosciuta da tutti come Pennitalia, si fermeranno, probabilmente per sempre. Dopo un anno di purgatorio, a seguito della chiusura dell’altoforno decretata lo scorso mese di marzo, i vertici della multinazionale giapponese con sede in Belgio hanno deciso di condannare a morte lo stabilimento della Agc glass di Salerno e i 150 lavoratori che per 12 mesi avevano nutrito in sé la speranza di continuare. La decisione dell’azienda, fanno sapere, è irrevocabile. Il personale sarà messo in mobilità: ovvero tutti licenziati. Una condanna a morte scritta già a febbraio dello scorso anno, quando si decise di non ristrutturare l’altoforno salernitano e sulla quale mancava praticamente sollo la firma. Una firma che è stata apposta ieri.
Nulla da fare, dunque: non c’è domanda sul mercato del vetro, troppo poche le richieste. Il monitoraggio del mercato di settore, fatto in questo ultimo anno, ha dato esito negativo. Mantenere aperto l’impianto di Salerno, agli industriali giapponesi non conviene più. E, a quanto trapela, le intenzioni sembrano proprio quelle di chiudere l’attività ma di mantenere la proprietà dell’intera area industriale. Da un anno a questa parte, nella vastissima area di Fuorni (250mila metri quadrati) di proprietà dell’Agc glass, erano in funzione solo le linee della trasformazione del laminato e quella della spedizione, mandate avanti da 30 lavoratori, a cui era applicata la cassa integrazione a rotazione, mentre altri 120 erano a casa in regime di cassa integrazione a zero ore. Ora si ritrovano in 150 con una procedura di mobilità pronta a partire, nonostante i sindacati e le rappresentanze delle parti sociali aziendali (che hanno preso parte all’animato vertice che si è tenuto nella mattinata di ieri in un hotel di Roma con, tra gli altri, il direttore dello stabilimento, Domenico Molina e il direttore internazionale Pavel Sedlbauer) vogliano comunque provare ad ottenere, anche perché prevista per legge, la cassa integrazione straordinaria contemplata in casi particolari come questo: ovvero per chiusura dell’attività.
E la chiusura della ex Pennitalia porterà con sé una reazione a catena che interesserà tutto l’indotto che tra spedizione, trasporto materiali, manutenzione, pulizia e così via, tocca quota 300 unità di lavoratori. Ma i dipendenti non demordono, nonostante sembri che, ormai, il destino della loro azienda sia stato tracciato. Già nella giornata di ieri hanno occupato la sede per l’intera giornata e questa mattina si ritroveranno alle 8 per un presidio prima di riunirsi in assemblea e decidere sul da farsi, mettendo in campo iniziative che testimonino che loro non sono disposti a morire senza combattere. La loro rabbia ed il loro sconforto erano evidenti, ieri, nell’area parcheggio dello stabilimento dove, nonostante la pioggia battente i dipendenti si sono riuniti per conoscere il proprio destino.
«Peggio di così non poteva andare – ha commentato il delegato rsu della Filctem Cgil, Antonio Greco – ma ora metteremo in campo tutte le nostre energie per far valere i nostri diritti».
Termina così, dunque, una gloriosa storia industriale, il matrimonio tra Salerno e Pennitalia che proprio quest’anno avrebbe festeggiato le nozze d’oro. L’auspicio è che si tratti solo di una separazione e non di un divorzio definitivo con quello che è stato forse il primo impianto della zona industriale della città.